Il libro
Il mio migliore amico è fascista di Takoua Ben Mohamed. Il primo anno di superiori è complicato per tutti. Figurarsi per Takoua, che di cognome fa Ben Mohamed, è di origine tunisina, è musulmana, porta il velo e vive nella periferia di Roma, dove uno dei suoi compagni di scuola è un bulletto di nome Marco che si professa fascista… peccato che Marco è così scemo che nemmeno lui sa bene cosa vuol dire! Quando la prof ha la brillante idea di metterli in banco insieme, per Takoua andare a scuola diventa un tormento, come se non bastassero le occhiatacce dei vicini di casa, convinti che abbia una bomba nascosta da qualche parte nello zaino, o le battutine degli insegnanti, che pensano che i suoi genitori siano dei semi-analfabeti. Tra Takoua e Marco si scatena una vera e propria guerra, fatta di sguardi in cagnesco e di una trincea disegnata sul banco con il righello. Un muro che di giorno in giorno sembra sempre più insuperabile… Ma sarà davvero così? Una storia che parla di pregiudizi, stereotipi, razzismo, scuola, crescita e amicizia. Raccontata sempre con il sorriso e la forza dell’ironia.
La mia lettura
Non sono avvezza alla lettura di graphic novel, nel caso di Il mio migliore amico è un fascista di Takoua Ben Mohamed non sono neppure sicura che si tratti di una graphic novel nel senso stretto del termine dal momento che la narrazione alterna pagine illustrate a pagine scritte.
Questa struttura del racconto facilita, a mio avviso, l’approfondimento di temi complessi come gli stereotipi razziali non solo tra preadolescenti e adolescenti ma anche nel mondo degli adulti che rappresentano lo specchio dell’educazione delle giovani generazioni.
Se i disegni, le immagini, veicolano velocemente i cosiddetti “shared meanings”, i significati condivisi, le pagine scritte diventano la parte di comunicazione “istituzionale”, quella che ricorda ai lettori che è necessario approfondire.
I volti, nei disegni di Takoua, sono puliti, senza irregolarità, sia il suo sia gli altri, io non mi intendo di grafica ma questa cosa mi è piaciuta perché immaginando un pubblico giovane di lettori mi vien da dire che questo stile così essenziale è perfetto per lasciar trasparire le emozioni dei personaggi.
Vincente è sicuramente l’elemento autobiografico, Takoua rappresenta in carne e ossa il personaggio principale del libro, la sua determinazione, la capacità di far valere le sue posizioni la accreditano positivamente agli occhi di chi legge, iconicamente Takoua è una vincente, una che non si piega ai pregiudizi.
Si dice sempre che i bambini, i ragazzi, sono il nostro futuro, è vero, ma fa bene Takoua a parlare, con Il mio migliore amico è un fascista, ai grandi, ai responsabili della formazione di quei bambini perché è da loro, da noi adulti che bisogna partire per scardinare credenze tossiche.
“Persino lei, che si preoccupa per me, ha dei pregiudizi nei miei confronti, lei e gli altri prof. avete deciso chi sono, e mi dite come devo essere e cosa devo fare della mia vita, senza nemmeno conoscermi.”
Takoua è romana, il fatto che sia originaria della Tunisia non cambia le cose, in questo libro tira fuori tutte le dinamiche che hanno caratterizzato la sua vita e che ancora oggi la influenzano, la scelta del velo per esempio è sua personale non una imposizione familiare, oggi Takoua è testimonial di Look beyond prejudice, la campagna di sensibilizzazione contro l’islamofobia nell’ambito del Progetto MEET, More Equal Europe Together.
Il mio migliore amico è un fascista è il suo primo libro per ragazzi, i colori dei disegni sono molto “rassicuranti”, le immagini, come dicevo, semplici e “popolari” in grado di imprimersi facilmente nella coscienza collettiva con una potenza visiva indiscutibile.
Il mio migliore amico è fascista di Takoua Ben Mohamed
Rizzoli
Collana: Ragazzi
Prezzo: 16.50 €
Pagine: 252
BROSSURA
Data di uscita: 18/05/2021