A Imen Boulahrajane, sui social meglio nota come Imen Jane, va dato atto di avere la capacità di essersi inventata un ruolo, raccontare l’economia e politica su Instagram, e di essere in grado di resistere agli urti.
Prima la storia della laurea mai presa, portata alla luce dal sito Dagospia, ma della quale l’influencer che, ai giornali e perfino nella visura camerale di Will, la società di divulgazione e giornalismo on-line fondata assieme ad Alessandro Tommasi (ex capo relazioni istituzionali AirBnb) e capace di raccogliere 1,2 milioni di euro di finanziamenti, si è fregiata, poi la gaffe durante un week end pagato da uno sponsor per partecipare ad un’iniziativa ambientalista.
Durante una trasferta a Palermo pagata da Davines tramite un’agenzia di pubbliche relazioni – senza farne menzione ai followers – l’economista, come si definiva senza aver però conseguito la laurea, condivide una storia su Instagram dove discutendo con il proprietario di uno stabilimento balneare parla di una commessa di una bottega del centro di Palermo: «Qui mentre Francesca Mapelli racconta al proprietario del lido come ci sia rimasta male oggi quando una commessa non le ha saputo raccontare la storia del negozio. La ragazza ha risposto dicendo di non essere pagata abbastanza per informarsi. A quel punto Mape (Francesca Mapelli ndr) le ha detto che se si fosse informata abbastanza avrebbe potuto avere l’occasione di essere pagata tre volte tanto come guida turistica».
L’altra influencer milanese (che in passato ha lavorato per Chiara Ferragni ma come fanno sapere da The Blond Salad, e confermato anche da Fedez, marito della Ferragni, non ha più alcuna collaborazione in essere) ribatte: «Invece di tre euro all’ora te ne prendi trenta a fare la guida per Palermo a noi milanesi rompicoglioni» con tanto di batti cinque in segno di complicità e approvazione tra le due che credono di aver capito la vita più di altri.
Scorrendo il profilo Instagram della giovane varesotta (è di Cassano Magnago il paese di Umberto Bossi) si vedono immagini con personaggi celebri e con caption, le didascalie sotto i post di Instagram, ben studiate finalizzate ad acquisire credibilità. Tanto che uno degli ultimi post che ritrae la Jane assieme all’AD di Illy caffè Massimiliano Pogliani ha visto l’azienda triestina smentire – tramite il proprio ufficio stampa – ogni collaborazione tra l’influencer e il marchio ed anche il suo dirigente.
Specifichiamo subito una cosa quello che fa Imen Jane – al netto di esibire titoli dei quali non è in possesso – è assolutamente legittimo, ma non parliamo di un’economista o una divulgatrice, parliamo piuttosto di un’imprenditrice digitale che punta ad accrescere il suo engagement, il tasso di interazione che i suoi follower hanno nei confronti del suo account, dei suoi post o delle sue storie, proponendosi ai brand come testimonial.
Uno spot di un’automobile degli anni 80 recitava più o meno così: “Piace alla gente che piace”, Imen Jane sicuramente piace ai giovani. Il perché lo chiedo a Don Matteo Cella, direttore dell’oratorio San Filippo Neri di Nembro, paese della provincia bergamasca, dove l’influencer è stata recentemente ospite del Festival delle Rinascite che ha uno slogan: “Migliori di così”. Don Matteo apre la conversazione chiarendo subito un punto: «Non abbiamo invitato Imen Jane per celebrare una star, o per proporla come esempio da imitare, ai ragazzi che si occupano del festival piace il suo modo di comunicare, come utilizza i social ed è interessante che sia un’italiana di seconda generazione. Non l’abbiamo messa sull’altare e nemmeno sulla graticola» rispondendo, di fatto, alla prima domanda. La mia curiosità mi porta a chiedere se per i ragazzi il fatto che Imen Jane è, al momento, in possesso del solo diploma di maturità fosse un problema: «Sul palco, assieme a lei, c’erano due studentesse modello. Nessuno dei nostri ragazzi ha ravvisato che la mancata laurea della Jane fosse un problema. Se hai l’abilità per fare qualcosa e lo fai bene ai ragazzi va bene, non è il titolo a fare la differenza. I ragazzi sono meno rigidi degli adulti».
Certo si tratta di un segno dei tempi, poiché è innegabile che ci troviamo nel mezzo di un cambiamento culturale e sociale dovuto al veloce sviluppo della tecnologia e non si può certamente né banalizzare né sottovalutare.
I giovani diffidano dei canali ufficiali, gli influencer hanno la capacità di usare un linguaggio diretto, condito di esperienze personali che rendono tutto molto interessante
Don Matteo è certamente “sul pezzo”, aggiornato sulle ultime tendenze anche in fatto di influencer per cui gli chiedo perché piacciono così tanto ai ragazzi: «I giovani diffidano dei canali ufficiali, gli influencer hanno la capacità di usare un linguaggio diretto, condito di esperienze personali che rendono tutto molto interessante».
Ma è davvero necessario presentarsi come un’economista quando non lo si è, oppure prendersela con una commessa “colpevole” di non aver raccontato la storia del posto? «Quello di Palermo è stato uno scivolone, i nostri ragazzi non hanno voluto contribuire alle polemiche ma un confronto con la Jane off the record c’è stato, parliamo di una ragazza giovane, le luci puntate portano, anche, a commettere dei passi falsi. Questo non vuol dire che ha il diritto di mentire, non è certamente un buon comportamento, è ovvio che sia mancata la prudenza per un eccesso di voglia di arrivare».
Tra le tante voci sentite in questi giorni, ultima la gentilissima Francesca Negri, fondatrice di CommFabrik che mi ha chiarito la presenza della Jane all’evento Sercomated, il centro servizi per le imprese della distribuzione edile, è la voce di Don Matteo Cella a far capire, con chiarezza, che parliamo prima di tutto di una giovane ragazza, che non va ne esaltata per il fenomeno che non è ne criminalizzata per i suoi errori.
Imen Jane, va detto con decisione, non è un’esperta che regala il suo sapere ai più giovani. Semplicemente perché il suo sapere non è né certificato, ne stra-ordinario. Parliamo di un modello di successo, se il successo vogliamo misurarlo con le metriche sui social, ma quello che “vende” la Jane non è cultura o informazione (che hanno altri canoni) bensì un unico prodotto: sé stessa.