PromemoriaAttenti ai CerchioboVax

I cerchiobovax non sanno che pesci prendere, governano ma poi dicono che dormivano. In allarme la loro base elettorale.

Basta guardare i talk d’informazione (ci vuole coraggio, eh lo so) per osservare la presenza di quelli che si possono considerare i “cerchiobovax”, quelli che in poche parole  sostengono implicitamente (cioè dicono e non dicono) l’equivalenza, in termini di mitigazione del rischio, tra vaccini e tamponi, per tenersi buoni (e più che un sospetto) i sostenitori no-vax oppure sì vaccino ma col braccio degli altri. 

Si sa che le tre fattispecie (prima e/o seconda dose oppure tampone negativo 48 ore prima)  sono requisiti per il rilascio del green pass ma dal punto di vista immunologico ed epidemiologico sono due situazioni non paragonabili, particolarmente  nei settori di lavoro che aggregano comunità non occasionalmente ma continuatamente (scuola in primis). In altre parole,  vaccini e tamponi non sono simmetrici allo stesso modo per abbassare la quota di rischio infezione ed è un’ovvietà macroscopica.

Eppure stupisce vedere – tra le fila di questo strana congrega di cerchiobovax – alcuni esponenti della Lega, un partito che abitualmente costruisce sofisticate strategie mediatiche ma stranamente confuso in questa fase politica.  Politicamente parlando, se da un lato si intuisce l’istanza di fondo di non farsi superare (nei sondaggi) dall’unica forza di opposizione che è i FdI della Meloni,  dall’altro però  questi equilibrismi non sembrano portare dividendi concreti dal punto di vista del gradimento. 

Quella di stare nella terra di mezzo tra lotta e governo è stata in passato per Salvini una modalità vincente (penso al Conte 1) ma nella lotta alla pandemia sta producendo – per eterogenesi dei fini – forti preoccupazioni e tanti flop  (come ha scritto Mario Lavia, la Lega del Capitano sta facendo “pippa” su tutto).  Un calo di consensi non tanto in termini  quantitativi (fisiologicamente accade alle forze che formano le grandi coalizioni) ma una sfiducia progressiva in termini qualitativi cioè dentro la sua base sociale ed elettorale, ovvero quel nord produttivo che a più riprese auspica non solamente  l’estensione più ampia del green pass ma addirittura si dice concorde nell’obbligo vaccinale onde evitare chiusure e perdita di lavoro e fatturato.  Si aggiungono anche tutti i dubbi di sindaci e presidenti di regione (molti dei quali di centrodestra)  che si affacciano ad un autunno delicato, in affanno  nell’amministrare questioni di loro pertinenza come i trasporti locali, la gestione della medicina di territorio, l’edilizia scolastica. Sono gli stessi amministratori che vedrebbero positivamente un successo della campagna vaccinale.

Ciononostante, in nome di inspiegabili rivendicazioni liberali e attraverso incomprensibili contorsioni di pensiero, una parte della Lega (al governo, ribadiamo) sta nel mezzo del guado sempre attenta a camminare in un equilibrismo francamente indecifrabile sul vaccino, oramai ecumenicamente riconosciuto da tutti gli enti regolatori e  contro ogni irragionevole sciocchezza, come il dispositivo più efficace  (media tra il 90 e il 97%) per evitare il rischio di  malattia grave, le ospedalizzazioni gli ingressi nelle terapie intensive.  Non ultimo, il vaccino scongiura quasi totalmente il rischio di morte da Sars-Cov-2.  Con questi dati nessun politico al mondo, persino il più cinico ed opportunista, avrebbe dubbi su come “orientare” la comunità e su cosa fare per il bene comune. 

Nessuno tranne alcuni politici della Lega  che vanno in tv e nei giornali senza il minimo imbarazzo di quanto affermano: parlano ai medici di medicina, sgranano numeri senza leggere un report, mettono insieme la carne col pesce, lasciano perplessi i loro interlocutori.

E tutto questo per i no-vax? Ora, non vorrei sembrare irrispettoso ma  – in termini di senso –  una questione no-vax semplicemente non esiste.

Essa risiede se no dentro una bolla social-narcisista foraggiata da un circuito politico-mediatico che gli offre visibilità. In un mondo normale che combatte una pandemia, le opinioni sono legittime ma le determinazioni sono figlie di evidenze tecnico-scientifiche.  Se un tema novax avesse anche un minimo diritto di tribuna, lo capiremmo tramite uno straccio di analisi dei  dati, di ricerche alternative e di contro-argomenti plausibili. I media giustamente incalzano gli esperti ma sovrapporre dichiarazioni estemporanee alla stampa agli studi analitici, ai report con risultati delle sperimentazioni è una cosa folle che persino uno studente maldestro  al primo semestre di medicina non farebbe.  Il massimo della consistenza del ragionamento dei novax finora si sono coagulate in robe del  tipo mettono il 5G nel corpo,  i poteri forti, le lobbies farmaceutiche (poi si vanno a comprare scatole di analgesici da banco a confezioni di 60 compresse), il magnetismo nel braccio dopo l’inoculazione,  il siero sperimentare etc.

Capite che mancano le  basi quantomeno per iniziare un dibattito adeguato alla gravità della situazione e non lo si dice, come spesso si sente, per snobismo intellettuale o perchè sudditi di un pensiero unico. Semmai siamo dinanzi ad un cortocircuito per cui dovremmo fermare un paese in attesa che i singoli si persuadano a tutelare se stessi e gli altri. Nel frattempo, mal che vada si va a protestare per chiedere rimborsi, ristori, bonus. Un modello etico che non funziona, neanche a volersi sforzare di capirlo. 

Tutto questo nella totale rimozione delle  140.000 vittime in Italia e delle loro famiglie, di medici e infermieri in trincea, di disoccupati per comparti in ginocchio. Come non vanno archiviati oltre cento miliardi di debito pubblico per tenere in piedi il paese o i costi sociali giganteschi di una scuola chiusa da 18 mesi.  Un debito ingente pagato per un bene collettivo superiore seppur scaricato sulle future generazioni. Un debito accumulato non a cuor leggero e che si vuole cestinare maldestramente. 

Questo appello alla consapevolezza e alla responsabilità andrebbe sempre rimarcata e tutti noi se fossimo politici dovremmo pensarci oltre centoquarantamila secondi prima di affermare verità che non arrivano alla prova dell’argomentazione. 

Legittimo lo scambio di opinioni, legittima la lotta politica ma sulla salute pubblica e sulle (pur faticose) conquiste della medicina, certa politica non dovrebbe avere tentennare e dubbi nel dare indicazioni nette ai cittadini a meno che non gliene freghi nulla oppure sia travolta da un’ipertrofica e spropositata considerazione di sé.

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