Pre covid, in Italia c’erano 330.000 attività di ristorazione, la spesa alimentare valeva 240 miliardi e di questi un terzo era riservata al pasto fuoricasa, ovvero 84 miliardi. Quindi, un mercato sicuramente florido, ma iper inflazionato e fortemente radicato alla tradizione.
Il covid ha quasi distrutto il settore; infatti, i dati, dicono che nei primi mesi di gennaio hanno abbassato la serranda il 30% delle attività di ristorazione e perso il 40% del fatturato. Anche l’indotto, di cui mai si parla, ha pagato pegno perdendo 20 miliardi di euro.
Un nuovo modo di approcciare alla ristorazione
Oltre allo scenario problematico legato alla pandemia, il settore non può più ignorare che anche nel nostro paese i pagamenti tramite carte ed app non sono un optional e che – per non lasciare indietro il settore – pos evoluti con sistemi di cassa integrati sono assolutamente necessari, come sarebbero necessari dei ridimensionati sui costi per le commissioni.
Rispetto a tutti questi cambiamenti, un’opinione molto chiara sul tema è quella di Massimo Sacco, consulente / coach della ristorazione e vice presidente della FIMAR – Federazione Italiana Manager della Ristorazione.
“La ristorazione è azienda e proprio perché rappresenta una importante complessità nella sua gestione, c’è bisogno di una visione nuova, un nuovo modo di approcciare a questa, che io chiamo Retailization Restaurant.
Abbiamo la necessità di rendere solide le aziende ristorative, fornire le competenze e gli strumenti per permettere agli imprenditori della ristorazione (perché i ristoratori questo sono, IMPRENDITORI) di avere una visione lungimirante, che miri a progettare prima il proprio ristorante e indagare prima i numeri. Questo, permetterebbe, di mettere in atto tutte le strategie, affinché gli obiettivi vengano raggiunti e, dove possibile, puntare alla replicabilità, alla scalabilità. Dobbiamo smetterla di accontentarci. La Retalization Restaurant è una realtà che può essere approcciata da chiunque abbia una visione lungimirante. Oggi e domani l’unica strada possibile.
Non è più permesso avere un approccio approssimativo e amatoriale. Ora, più che mai, c’è bisogno di innovazione; non solo dal punto di vista della proposta commerciale, ma anche nella gestione nel marketing: due segmenti di cui non padroneggiamo le tecniche. Ci siamo adagiati per troppi anni sulle nostre eccellenze e le diverse combinazioni tra di loro. Ora è arrivato il momento di cambiare passo e iniziare a fare impresa, a creare dei veri modelli di ristorazione Italiana replicabili, in grado di valicare il confine e, magari, conquistare il mondo. Le attrezzature e le materie prime sono disponibili per tutti e nella stessa misura quello che fa davvero la differenza sono le persone anzi meglio sono le persone con la giusta attitudine!”
Favorire il reclutamento di lavoratori specializzati
Il tema in Italia è certamente molto sentito e complice anche gli effetti sul mercato del lavoro per via del reddito di cittadinanza, l’incontro tra domande e offerta, sopratutto nella ristorazione, risulta particolarmente complesso.
Proprio per questo, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi si sta prodigando di costruire una propria rete al fine di riunire scuole alberghiere, agenzie interinali, imprenditori e lavoratori, così da passare da un reclutamento all’interno di un network dove trovare personale specializzato in modo più professionale e non improvvisato con il semplice passaparola.