Se tutti i leghisti di razza, quelli che potremmo dire a denominazione di origine controllata e protetta (D.O.C e D.O.P), avessero letto le poche pagine della legge delega (notoriamente di carattere generale, una cornice con macro obiettivi) dedicata alla riforma del fisco (e del catasto), l’avrebbero votata con la stessa velocità con la quale Marcell Jacobs ha vinto i cento metri piani alle Olimpiadi.
Tutti i leghisti tranne il loro attuale segretario Matteo Salvini.
Si stanno raggiungendo infatti vette altissime di demenzialità, si chiamano i giornalisti affermando di proteggere non si sa chi, si dichiarano cose di cui francamente non si capiscono i termini. L’ultimo “strappo” che finalmente – dicono i suoi spin doctor – emanciperebbe Salvini dall’unanimismo draghiano (boh, ma che vuol dire?) si è materializzato con l’assenza della Lega al CdM per la legge delega fiscale costituita – si badi bene – di alcuni pochi punti generali su cui poi negoziare le istanze delle forze di maggioranza. Di certo non parliamo di un tomo da migliaia pagine come avvenne per la legge finanziaria 2018 che non è una paginetta ma un tomo da oltre mille pagine. Un provvedimento che fu portato in Parlamento in seduta notturna e senza discussioni (ministro dell’economia era Giovanni Tria e viceministro guarda caso il leghista Massimo Garavaglia). In quella circostanza, altro che oroscopo, a Salvini non dispiacque di fare più in fretta che potesse, del tipo mangiatevi questa minestra o buttatevi dalla finestra, probabilmente perchè voleva approvare quota 100 e reddito cittadinanza ovvero le misure più demenziali e antieconomiche della storia, idee che nessuna Lega liberale del pianeta si sognerebbe di proporre.
Anche qui, nessuna Lega mondo tranne quella di Matteo Salvini.
Allora abbiamo una domanda: ma che lega è quella di Salvini?
E poi a che livello di schizofrenia è giunto un partito le cui istanze – paradossalmente – vengono interpretate più da Draghi che dal suo stesso segretario? Se non è questo un mondo alla rovescia poco ci manca.
Anche perchè partendo dalla questione di merito cioè al testo della delega, ci volevano effettivamente trenta minuti per approvare, come primo step, i pochi punti di cornice per loro natura generali del provvedimento. E’ quello che si dice un atto dovuto, iniziale per poi passare alla discussione di sostanza in Parlamento e poi con i decreti delegati in seguito
Un pressing incomprensibile quello di Salvini chiamato a spiegare agli elettori della lega (sempre meno viste le amministrative di giorni fa) perchè questa legge delega sia un danno per i cittadini quando – solo se approvata dal Parlamento e costruita dai successivi decreti attuativi – semplifica e razionalizza le tasse con la progressività richiesta dalla Costituzione all’art. 53, non aumenta l’IMU ma devolve il gettito totalmente ai comuni ad attuazione del federalismo fiscale auspicato da anni dalla Lega. E poi – sempre si legge nel testo – armonizza le aliquote Irpef nei primi due scaglioni a vantaggio del ceto medio, riduzione delle aliquote effettive medie e marginali dell’Irpef, con l’obiettivo di incentivare l’offerta di lavoro, in particolare nelle classi di reddito dove si concentrano i secondi percettori di reddito e i giovani. Fin qui il succo della legge delega per cui trasformarla in gesto irrispettoso nei confronti di una forza di maggioranza francamente appare pretestuoso. Ci si chiede – non da ultimo – ma se il premier ha dichiarato che non ci sarà aumento della tassazione perchè, qualora ci fossero anche nascoste delle criticità sul tema, perchè disertare la cabina di regia? E perchè non emendare le parti del testo ritenute non condivisibili?
Mistero.
Vi ricordate i giorni pazzi del Papeete nell’estate del 2019? Quando Salvini sfinito (diceva lui) dai no dei cinquestelle tornare a votare anche perchè – ripeteva – con i cinque stelle “qualcosa si era rotto”. Ebbene, dalla solitudine in cui si trova Salvini in queste settimane credo che lui stesso si sia rotto di questo governo.
Chi lo capisce è bravo ma siamo ormai nell’ordine della mancanza strutturale da parte del leader leghista di saper governare; e se metto insieme gli elementi della logica, mi pare che Salvini – non tanto non vuole ma proprio non può governare. Non ci riesce di suo per manifesto deficit di ragionamento sulle cose da fare. Speriamo si ravvedi visto che – se si applica – riesce.
E non lo dico io ma l’oroscopo, quello fatto per i leader dall’alto potenziale ma poco pratici. Le stelle consigliano meno sregolatezza e più genio.