State of MindLe sentenze sommarie del tribunale de Le Iene e l’equivoco dei ricordi traumatici in psicoterapia

Le IENE EMDR - editoriale

Durante la puntata del 9 novembre 2021 la popolare trasmissione TV “Le Iene” ha messo in onda un servizio su una ragazza in passato affetta da disturbi alimentari che ha raccontato come, tramite una particolare tecnica terapeutica denominata EMDR, avrebbe ricordato abusi sessuali subiti in infanzia dallo zio.

Non basta. Durante il servizio la ragazza, accompagnata da alcuni operatori, è andata a trovare lo zio per rinfacciargli tutto (L’episodio di cui parliamo è visionabile a questo link: https://www.iene.mediaset.it/video/vivere-senza-ricordare-abusi-subiti-bambina-zio_1099826.shtml – NdR).

Da un punto di vista psicologico, un servizio di questo tipo genera una grande quantità di perplessità e domande. La prima è lo statuto scientifico dell’analisi terapeutica dei ricordi infantili. È una polemica nata con la psicoterapia stessa e intorno alla quale si continua a litigare da ormai più di un secolo, oscillando tra due posizioni estreme: si va dalla concezione dei ricordi come mero strumento terapeutico che serve ad aiutare il paziente a superare le proprie vulnerabilità emotive, che non ha alcuna verità fattuale ed è valido solo in seduta, all’estremo opposto nel quale i ricordi sono dati affidabili e riflettono traumi reali. In mezzo a queste due posizioni ne possiamo trovare molte altre, tra le quali una delle più rappresentative è quella sui ricordi abbastanza affidabili di relazioni trascuranti (il cosiddetto neglect) ma non traumatiche, eppure inevitabilmente raccontate in termini così dolorosi da poter essere definite anch’esse traumatiche. Anche Freud oscillò tra i due poli: ebbe una fase iniziale in cui credette al trauma reale e poi passò alla concezione opposta nella quale ritenne che si trattava di fantasie inconsce. I suoi successori per lo più si assestarono nel mezzo, con una certa propensione per il trauma relazionale o dell’attaccamento, doloroso ma non aggressivo. E così ancora oggi.

EMDR sta per Eye Movement Desensitization Reprocessing ed è una procedura di elaborazione del trauma utilizzabile in psicoterapia durante la quale, mediante un’induzione di movimenti oculari oscillatori gestita dal terapeuta, si aiuta il paziente a lavorare sui ricordi traumatici. Come tecnica ha la sua efficacia scientificamente confermata, specie sugli adolescenti e per traumi “specifici”, ovvero situazioni di violenza aggressiva senza possibilità di fuga che mettono a rischio l’incolumità della persona, come un terremoto o un grave incidente improvviso o quando si assiste a simili situazloni. Ricordiamo inoltre che i dati di efficacia a favore dell’EMDR, pur presenti, non la qualificano come terapia superiore a tutte le altre ma solo come di eguale efficacia alla terapia cognitivo comportamentale e, ribadiamolo, specifica per il disturbo da stress post traumatico e non per i problemi cumulativi di trascuratezza relazionale (Cusack e coll., 2016). È importante ricordare questo perché terapie e tecniche efficaci su determinati disturbi o problemi non vanno allargate a disturbi diversi o a problemi di tipo diverso. Ad esempio l’EMDR, utile soprattutto per i disturbi da stress post traumatico, non ha alcuna prova di efficacia sui disturbi dell’alimentazione o sui disturbi ossessivi. Questo dato sembra ovvio ma spesso chi si appassiona a determinate tecniche se non è scrupoloso rischia di allargarne l’uso in modo improprio e poco rispettoso dei dati dell’evidenza scientifica.

Materia dell’elaborazione nell’EMDR sono ricordi che però, va detto, sono elaborazione di materiale clinico e non riproduzioni esatte di eventi: la persona lavora sulle sue memorie dolorose e arriva a gestirle meglio ma non si può dire che essa ricordi affidabilmente avvenimenti reali “rimossi” e che queste riemersioni costituiscano accurate prove di fatto di avvenimenti dettagliatamente ricostruiti. In una trasmissione TV però non c’è molto spazio per queste sottigliezze cliniche e la concezione che rischia di passare allo spettatore è quella del trauma reale “rimosso” e poi ricordato per filo e per segno. E “rimosso” è proprio il termine che la ragazza utilizza al minuto 8:45 del servizio delle Iene: lei parla allo zio della violenza subita, del suo ricordo “rimosso” e ricordato -secondo la ragazza- con la tecnica EMDR che quindi diventa, nella trasmissione, una prova della realtà del fatto dell’evento. Inutile sottilizzare sull’uso tecnico in psicoterapia del termine “rimosso”, inutile ricordare che per Freud il paziente rimuove fantasie inconsce e non traumi reali. E così via, andando per i mille significati di questi termini nelle centinaia di psicoterapie nate dai tempi di Freud a oggi. Lo spettatore del servizio comprende che la ragazza ha ricordato in maniera affidabile un ricordo “rimosso” di un trauma certamente avvenuto…

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