Draghi fra bonus e rigore tedesco

Quando Draghi, in conferenza stampa con il nuovo primo ministro tedesco Olaf Scholz, afferma di non essere pratico di pareggio di bilancio, perché non si tratterebbe della sua specialità, non sta facendo solo una battuta.

Quando Draghi, in conferenza stampa con il nuovo primo ministro tedesco Olaf Scholz, afferma di non essere pratico di pareggio di bilancio, perché non si tratterebbe della sua specialità, non sta facendo solo una battuta.

Sta riaffermando la sua convinzione (intuitiva e comunque dimostratasi corretta) che vincolare i bilanci pubblici a rigide regole di pareggio anche in tempi di recessione può avere l’effetto di ampliare l’effetto recessivo (per questo si parla di politica di bilancio pro-ciclica, perché asseconda la situazione economica in essere invece di contrastarla).

Con quella battuta Draghi sta anche mandando un messaggio rassicurante alla sua attuale maggioranza di governo, impegnata proprio adesso nella spartizione delle risorse destinate dal Governo nella legge di bilancio.

Una battuta che continua a lasciare Draghi in sospeso fra aspirazioni quirinalizie e responsabilità di governo.

La risposta del nuovo cancelliere Olaf Scholz riporta però la politica italiana drammaticamente con i piedi per terra.

Quando il cancelliere dice infatti che il punto sarà “agire in futuro nella cornice di flessibilità rivelatasi reale”, sta dicendo: flessibilità delle regole di pareggio sì, ma non senza limiti e nell’ambito del perimetro e della concezione attuali.

Ossia: politiche anticicliche di spesa possono starci, ma sotto stretto controllo e vincoli come per il NextGenerationEu.

Mentre il cancelliere pronunciava queste parole – marcando una differenza di fondo che rimarrà sempre fra politica tedesca e politica italiana – i nostri parlamentari, pressoché trasversalmente, facevano festa per aver convinto Draghi ad accettare di togliere ogni limite al superbonus edilizio del 110%.

Adesso il bonus spetterà anche ai proprietari di unità unifamiliari (le c.d. villette) a prescindere dal reddito. Cioè, spetterà anche a chi ha guadagni milionari e la ristrutturazione potrebbe ben pagarsela da sé.

E invece la pagheremo con la fiscalità generale tutti noi.

Sempre viva la Germania.

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