Commenta l’ottimo Javier Bardem, parlando della sua ultima fatica “Il capo perfetto”, che tutti abbiamo un certo potere, specie su alcune persone. Il problema è capire quanto siamo disposti ad approfittarne se ci capita l’occasione. Ed è il racconto di un capo magnanimo dentro ad un’azienda come tante, che si trasforma pero’ al bisogno (soggettivo), in uomo spietato. Il tema posto su cui riflettere è, per dirlo al vecchio modo, “l’occasione fa l’uomo ladro”. Bardem sostiene che ognuno di noi esercita un potere piu’ o meno elevato, ognuno di noi è asimmetrico rispetto a qualcun altro, e cio’ che fa la differenza è proprio come usiamo questa asimmetria. Le condizioni stressogene o difficili portano le persone meno consapevoli ed attrezzate umanamente, a implodere e usare questo “potere personale” per trarne vantaggi egoici, individuali, non curanti del collettivo. Per contro chi è piu’ allenato all’ascolto di sé, a compensare le proprie frustrazioni con sensibilità ed attenzione, a chiedere aiuto quando è in difficoltà e ad apprendere nuovi modi di guardare al mondo, sa anche mettere il proprio potere al servizio dell’altro e a non usarlo per ampliare la asimmetria insita in ogni rapporto interpersonale. E’ di queste ore l’orribile sentenza di una pm contro una moglie che denuncia il marito per maltrattamenti e atti sessuali violenti. Viene assolto poiché, si legge nella sentenza: “I fatti carnali devono essere ridimensionati nella loro portata.” Colpisce il linguaggio che cerca di dare un senso al vuoto contenutistico che si evidenzia. Già di per sé ritenere che “fatti carnali” sia un termine consono alla relazione di coppia la dice lunga sull’ambiente mentale in cui si trova l’esimia pm. Ed è questo il vero problema davanti a cui è posta la nostra società: non ci si puo’ limitare a stigmatizzare problemi di genere, di gap salariale, di diversità ed esclusione che accadono quotidianamete. Il problema è molto piu’ pervasivo e sfugge a classificazioni specialistiche. E’ una ignoranza aggravata da comprensione per le dimensioni altrui, è egocentrismo e autoreferenzialità senza speranza di discontinuità. L’altro e la sua peculiare, soggettiva esperienza non esiste. La nostra società di questo soffre: il potere di cancellare l’altro. L’altro non esiste (quasi)mai: che si tratti di un magistrato che guarda ad un imputato o ad una vittima, che si tratti di un capo che guardi ad un collaboratore o ad un imprenditore che guardi a chi lo aiuta a far fatturato, che sia un azionista che guardi al suo amministratore delegato e viceversa, l’altro è sempre ridotto ad una mera proiezione di se stessi, e della propria frustrazione profonda e insoddisfatta che costringe chiunque a punire l’altro, non accogliendolo, non vedendolo, non ascoltandolo, non difendendolo o proteggendolo da condizioni sfavorevoli, ma semplicemente usando il proprio potere economico, politico, istituzionale, di ruolo per dimostrare che il migliore al mondo è solo uno. Quello che col proprio potere annienta l’altro.Un approccio che in Italia sta visibilmente distruggendo valore in diverse aziende, in alcune istituzioni, e nel cuore della gente, quella che col proprio potere, spesso sottovalutato, subisce. Per ora.
21 Dicembre 2021