C’è la nuova edizione dello Startup Builder. Dopo aver supportato quasi 400 startup, aiutandone varie a raccogliere oltre 3,4 milioni di euro di investimenti nell’ultimo anno, Startup Geeks riapre le porte del suo incubatore. È sicuramente un’importante iniziativa economica perché promuove progetti imprenditoriali, in grado di dar vita a idee innovative. È possibile candidarsi per partecipare alla nuova edizione fino al 14 febbraio 2022. Subito dopo la candidatura, le startup selezionate iniziano il percorso di incubazione di 12 settimane, supportate da un mentor e professionisti del mondo startup, che si conclude, per le 15 migliori, con un pitch day nella prima settimana di giugno. Il pitch day è il momento finale dello Startup Builder perché le startup che hanno validato la loro idea imprenditoriale e sono quindi pronte a lanciarsi sul mercato, presentano il loro progetto ad una platea di investitori. Ad oggi, tra le startup che hanno partecipato alle prime 5 edizioni del percorso, il 23% ha ottenuto degli investimenti entro 6 mesi dal termine dello Startup Builder per un totale di oltre 3,4 milioni di euro. Con Luca Ferrara, Startup Incubation Manager di Startup Geeks, vogliamo riflettere sul mondo delle startup per comprendere la nuova frontiera economica.
In che modo le startup riescono a cambiare l’economia italiana?
«Le startup sono aziende vere e proprie, di conseguenza portano tutti gli stessi benefici in termini di creazione di valore, aumento del PIL e creazione di nuovi posti di lavoro. Ad oggi, in Italia, ci sono oltre 14.000 startup che impiegano circa 85.000 persone producendo un valore totale di 1.540.522.327 euro. Oltre a ciò è importante considerare che le startup risolvono un problema presente nel mercato con soluzioni altamente innovative, per questo motivo sono proprio queste aziende a sostenere lo sviluppo della società e il miglioramento della qualità della vita, permettendo all’Italia di rimanere un paese di spicco a livello globale in termini di avanzamento tecnologico con conseguente ritenzione delle risorse (tanto economiche quanto umane) nazionali e attrazione di quelle estere».
Quali sono i settori preferiti per pensare a nuove startup?
«Ad oggi il 75,2% delle startup innovative in Italia offre servizi alle imprese sfruttando l’onda della digitalizzazione che, al momento, è spinta anche dagli investimenti pubblici a livello nazionale ed europeo. All’interno di questo ambito, ad oggi, sono particolarmente attrattivi i settori del Fintech, anche grazie agli interventi normativi effettuati di recente, dell’Healthcare, per cui l’Italia rappresenta un ecosistema particolarmente favorevole, grazie agli istituti di ricerca presenti sul territorio e della sostenibilità, per essere il motore che spinge la società attraverso la transizione ecologica e supportare le agende nazionali per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’ONU».
Che nuova organizzazione di impresa si sta promuovendo in questo momento storico?
«In questo momento storico tanto le grandi aziende quando le nuove startup innovative stanno sempre più rivalutando i paradigmi tradizionali dell’organizzazione aziendale. Da un lato le grandi aziende stanno impostando processi denominati di “open innovation”, per favorire lo sviluppo e l’integrazione di attività innovative all’interno dei processi aziendali in essere, al fine di rimanere competitive sul mercato, sfruttando le risorse interne all’azienda in concerto con le opportunità offerte dagli altri attori presenti all’interno dell’ecosistema (startup, poli di ricerca, università, acceleratori di startup). Dall’altro lato le startup italiane stanno seguendo i modelli di sviluppo importati dall’ecosistema Nord americano, al fine di sviluppare team di lavoro con obiettivi che siano focalizzati sulla risposta immediata alle richieste del mercato, allo sviluppo incrementale del prodotto e alla strutturazione di processi scalabili e replicabili, al fine di poter sostenere una crescita aziendale solida e sostenibile».
Quanto influisce il Covid e il digitale, settore rivalutato proprio dall’emergenza sanitaria?
«La pandemia ancora in corso ha portato una vera rivoluzione per l’ecosistema startup. In primis il distanziamento sociale ha condotto ad una vertiginosa accelerazione della transizione verso il digitale, ampliando nel giro di pochi mesi tanto il bacino di utenti raggiungibile tramite canali online, quanto l’arsenale di soluzioni a disposizione delle aziende, per poter soddisfare l’aumento della domanda di beni e servizi richiesti tramite i nuovi canali. Inoltre ha introdotto il modello di lavoro smart, che tra le startup è molto diffuso in quanto permette di risparmiare sui costi operativi e fornisce ai lavoratori flessibilità nella gestione delle loro attività personali e professionali. Il lavoro a distanza ha permesso di creare gruppi di lavoro diffusi geograficamente, dando l’opportunità di sviluppare progetti innovativi con team di talenti e professionisti affermati da tutto il mondo, senza dover più scontrarsi con il vincolo geografico».
Francesco Fravolini