E(li's)booksLa luce che pioveva di Giuliana Zeppegno

" ... Nei tuoi ricordi eravate un noi. Un groviglio indistinto, e legato stretto nonostante il silenzio"

Il libro

Una figlia si rivolge alla madre, ne raccoglie l’eredità di storie che appartengono a un’Italia non lontana nel tempo, ma già parte di un orizzonte mitico. L’infanzia tra le cascine del Piemonte, le preghiere al posto delle filastrocche, l’apprendistato alla vergogna e alla fatica, la passione del lavoro, la prima automobile, l’amore per un marito esuberante e fragile, per i figli inaspettati. Procedendo per brevi capitoli che segnano tappe e incontri, La luce che pioveva illumina con sguardo acuto e partecipe il percorso di una donna e di un Paese in trasformazione. Un libro intimo che – incalzando il «tu» materno senza mai giudicarlo – narra alla seconda persona singolare l’avventura di un’esistenza normale.

La mia lettura

Una splendida sorpresa questo romanzo dell’esordiente Giuliana Zeppegno, La luce che pioveva è la storia di una famiglia che può entrare a pieno titolo nella narrazione realistica che sta caratterizzando già da diversi anni la letteratura nostrana.

Come avviene nei “romanzi di famiglia” le vicende private di un nucleo ristretto di persone si trasformano nel pretesto per raccontare un’intera comunità, in questo caso siamo nel Piemonte rurale col suo dialetto, la sua cultura contadina di cui fin dalle prime pagine apprezziamo colori e odori grazie al linguaggio “figurativo” dell’autrice.

Il sole era così forte che sembrava nero. Ti avevano mandata a portare acqua ghiacciata agli uomini che facevano il fieno in fondo alla strada, e avevi cammi­nato accecata fin là, dici, quasi tremante nella cam­pagna che tremava dal caldo. Il canto delle cicale in amore, intorno, era così assordante da coprire il cigolio del manico del secchio. Arrivata al gelso, avevi appoggiato il barachìn con il ghiaccio e il mestolo all’unica ombra, ti eri voltata e ti eri incamminata verso casa, non prima però di aver in­travisto la schiena di tuo padre con la camicia madida e il lampo del sorriso di Aldo il garzone splendere in mezzo all’ombra del viso riparato con la mano. “

Giuliana Zeppegno con La luce che pioveva ripercorre diversi eventi che hanno segnato il Novecento lasciando tracce anche nel secolo presente: La Seconda Guerra Mondiale, il Sessantotto, il lavoro che cambia “faccia”, le opportunità che arrivano dalle città con le fabbriche e stili di vita diversi.

Conosciamo questa famiglia con tante donne intente a lavorare nei campi:

In estate tregua dal lavoro non ce n’era e tuo padre era sempre vicino, con le sue mani gigantesche, fatte per innestare le rose e gli albi­cocchi e per picchiare sulla testa. In estate non c’era la scuola a togliervi dai campi la mattina, e gli unici svaghi erano acchiappare un girino sul fondo di un fos­so, nel dopopranzo, o strappare un fiore di tarassaco per soffiare la nuvoletta di semi in faccia a una sorella più piccola. Ma forse non sapevi che odiavi l’estate, e magari non l’odiavi neppure, come non si può odiare qualcosa che non è mai stato diverso da quel che è. “

Lo spaccato temporale è ampio, come direbbe Elsa Morante, è un’ “amara traversata dell’angoscia a occhi aperti”, le generazioni si susseguono, mutano i tempi ma osservando in retrospezione la famiglia e le famiglie che da questa si generano le tematiche originarie rimangono costanti.

La luce che pioveva è un romanzo genealogico, un romans-fleuve, vi troviamo più generazioni, ogni vicenda si svolge in un luogo delimitato, lo scenario è quasi sempre, pur col passare del tempo, la casa di famiglia.

A me è piaciuta molto la prima parte, ci ho trovato dentro un po’ di Simonetta Agnello Hornby, un po’ di Donatella Di Pietrantonio, una scrittura matura dunque. L’atmosfera della cascina ha un sapore primordiale, i rapporti tra genitori e figli, tra sorelle e fratelli contribuiscono a dare alla narrazione un tono epico e lirico.

Il bin scandiva il tuo tempo di bambina come e più del mutare della luce: è un ricordo unico, immenso, che sono cento o mille ricordi insieme.

Ricordi tua madre che prega con gli occhi chiusi, dondolando sul posto.

[…] Elisabetta a cinque anni priva di sensi perché, man­data a prendere un pintone di vino dal vicino, strada facendo l’aveva assaggiato e aveva finito per berselo tutto quanto. […]

Tu, Agnese e Caterina di ritorno dalla sarta con i vesti­ti di quella stoffa nuova, «di nailon», che era freschissi­mo sentirsela addosso. […]

Michele che con le cinquanta lire ricevute da vostra madre la domenica pomeriggio si compra cinque cicles di quelli grandi […]

Agnese bella e distante, con i suoi occhi quasi orientali mentre si guarda in un pezzo di specchio […]

Qualcuno nascosto dietro la coda smeraldo del pavo­ne, che sbuca all’improvviso per spaventare chi passa.

[…] Qualcuno con la febbre alta, nella stalla, con le pezze bagnate sulla fronte.

Qualcuno che salta la corda ’nt la curt.
Qualcuno che fa un buco girando su se stesso col tal­lone nella polvere.

La famiglia è epitome di ogni relazione umana, di ogni conflitto, di ogni dolore.

La verve poetica di Zeppegno è indiscutibile, la storia funziona perché i personaggi sono credibili, approfonditi, veri, emergono tutti allo stesso modo nell’intreccio della trama e la voce narrante è parte integrante delle vicende, le racconta perché le vive personalmente.

Bello anche osservare come le mutazioni sociali, nella loro complessità endemica, finiscono per tradursi in posizioni differenti per i diversi componenti della famiglia e per gli altri personaggi che fanno parte del contesto in cui vivono.

La precarietà esistenziale, sociale, economica, fa da sfondo a La luce che pioveva, la famiglia è un monolite la cui solidità è più concettuale che reale. La luce che pioveva è il racconto sincero di una famiglia come tante, è struggente, malinconico, pieno di sentimento.

“Hai qualche ricordo staccato dei tuoi fratelli e delle tue sorelle, ma ti riesce difficile ricostruire chi era co­me, e cosa facesse. Non vi toccavate se non per sbaglio, e tra di voi parlavate appena.

Eppure nei tuoi ricordi eravate un noi. Un groviglio indistinto, e legato stretto nonostante il silenzio, che si sarebbe disfatto solo molti anni dopo. “

La luce che pioveva di Giuliana Zeppegno

L’Orma editore

Pg 170 Brossura € 18,00

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter