Anelli di fumoL’inadeguatezza di Calenda per la politica

Sul voto per Raggi a capo della Commissione Expo, il leader nazionale litiga sui social con i suoi consiglieri più votati, viene smentito e registra lo sfaldamento della sua stessa lista.

Non era semplice ottenere lo sfaldamento della propria lista, la Lista Calenda, al costo di votare per la propria principale avversaria politica, la ex sindaca Virginia Raggi, come capo della Commissione sull’Expo di Roma 2030.

Non era semplice, eppure Carlo Calenda ci è riuscito: mezzora fa i consiglieri più votati della Lista Calenda, Valerio Casini e Francesca Leoncini, iscritti a Italia Viva, hanno lasciato il gruppo di Calenda e si sono iscritti nel Gruppo Misto, anche in seguito alla delirante serie di messaggi su Twitter e Instagram pubblicati dal leader nazionale, Carlo Calenda, contro i suoi stessi consiglieri, costretti a smentirlo in pubblico nella sua ricostruzione dei passi che hanno portato la Lista Civica a votare per la sua principale avversaria politica. Come ciliegina, Calenda ha anche bannato il responsabile stampa di Italia Viva, Alessio De Giorgi, confermando di saper utilizzare i social con la stessa perizia e lungimiranza di un bambino di 8 anni.

La Lista Calenda non è più la principale opposizione al Campidoglio

In questo modo, la Lista Calenda perde il 40% dei suoi eletti e retrocede dall’essere la prima opposizione, cui spettano diverse prerogative, alla terza dietro a Fratelli d’Italia e il M5S.

Se è vero che le presidenze delle commissioni di controllo vanno in genere alle opposizioni, c’è da ricordare che le Commissioni Expo, PNRR e Giubileo non rientrano fra queste, essendo nuove commissioni create dal sindaco Gualtieri per coinvolgere maggioranza e opposizione. Inoltre, Raggi arrivò quarta su quattro candidati a sindaco, e dunque non è l’unica opposizione presente in Campidoglio.

Se un partito ha costruito il proprio messaggio politico contro Raggi e il populismo del M5S, occorre almeno avere la capacità politica di porre un veto sul singolo nome della ex sindaca, già responsabile del no alle Olimpiadi di Roma 2024, facendo cercare all’interno del M5S un nome meno divisivo per i propri eletti. Questo si chiama “saper fare politica”.

Il senso di Calenda per la politica

La politica è saper compiere scelte che abbiano conseguenze positive per il tuo Paese e, eventualmente, per il tuo partito: in questo caso Calenda ha fallito su tutti e due i fronti.

L’unica domanda che viene ora da porsi è: quanto ci impiegherà l’impolitico Calenda a ritirarsi dalla politica? Arriverà al 2023? Se non ci arriverà, cadranno tutti gli ostacoli alla federazione fra Azione, Più Europa, Cambiamo e Italia Viva, quattro partiti che già si riconoscono nel gruppo dei Liberali europei e hanno dichiarato di volersi opporre ai sovranismi e ai populismi. La questione, a questo punto, è esclusivamente personale, dettata dal carattere di un uomo che ha dimostrato, una volta di più, di non avere alcuna sensibilità per la politica.

 

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