Le imprese possono ricorrere alla cultura per gestire il cambiamento dei modelli economici, a seguito dell’emergenza sanitaria della pandemia che ha stravolto occupazione e processi produttivi. Il mondo della produzione è chiamato a rivedere le priorità: qualità delle relazioni, empatia e promozione della diversità si trasformano nel fulcro di una nuova cultura d’impresa. A rispondere a queste esigenze è Feltrinelli Education che intende accompagnare le aziende in questo momento di transizione con percorsi di formazione che trasmettano l’importanza della cultura e del fattore umano. Prendiamo in esame come esempio la nuova modalità di lavoro dello smart working. Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico, saranno 4,38 milioni le persone che continueranno a sfruttare le formule ibride di lavoro anche in seguito alla conclusione della fase emergenziale prevista per il 31 marzo, che tuttavia non cambierà ancora le regole del lavoro agile, semplificato fino al 30 giugno.
La cultura nello sviluppo delle imprese
Uno studio condotto da PwC nel 2021, in merito all’attenzione dei consumatori e dei dipendenti nei confronti degli ESGs, conferma quanto anticipato: oltre l’80% delle risorse preferisce lavorare per imprese il cui operato abbia un impatto positivo su ambiente e comunità, Sono più attrattive le organizzazioni che si rinnovano non più come microcosmi indipendenti e isolati, ma come componenti di un sistema più complesso e interconnesso in cui fare i conti con le nuove tendenze. Con Massimiliano Tarantino, Direttore di Feltrinelli Education, vogliamo conoscere le proposte studiate per le imprese al fine di agevolare il cambiamento dell’economia italiana.
Che ruolo assume la cultura nelle imprese?
«La cultura è uno strumento a due facce: da una parte è un veicolo di formazione, di aggiornamento e di valorizzazione di quelle che sono le qualità umane nella gestione del proprio lavoro, dei team di lavoro, delle relazioni tra le aziende e il mercato; l’altra faccia è quella che consente all’azienda di essere percepita come un organismo vivente, che parla ai suoi consumatori attraverso ciò che l’azienda rappresenta per un territorio. È la cosiddetta corporate culture, la sintesi di valori identitari che diventano narrazione pubblica ed efficacia del posizionamento dell’azienda».
La formazione quali scenari è in grado di insegnare a lavoratori e manager?
«Siamo in grado di rafforzare il lavoro dei manager nell’efficacia individuale, nel lavoro con le proprie squadre, nel fare perno non solo sulle proprie competenze ma anche sulle cosiddette soft skills. Il nostro approccio di humanities at work è un rafforzamento della capacità di affrontare gli stati di crisi, di aumentare la competitività dell’azienda in un contesto così mutevole come quello attuale. La capacità di adattarsi e di farlo con efficacia e creatività si può insegnare, i grandi maestri di Feltrinelli Education lo fanno proprio mettendo a disposizione la propria esperienza dei vari contesti di lavoro».
Il XXI secolo è caratterizzato da diversi cambiamenti sociali ed economici. Come intervenire nelle imprese e con quali programmi formativi pensate di agevolare il cambiamento di paradigma?
«I cambiamenti che la società e l’economia hanno vissuto in questi ultimi decenni e che hanno avuto un’accelerazione in epoca Covid hanno messo chiaramente in luce l’importanza degli strumenti digitali e la loro pervasività, ma hanno anche valorizzato, e distinto dalle componenti tecniche, le componenti umane. La vera competitività si gioca su un piano di coesistenza tra conoscenze tecniche, digitali e soft skills. Noi ci ripromettiamo di lavorare nella capacità di unire questi piani e di rendere centrale la componente umana e creativa, non in contrasto con le componenti tecniche e digitali, ma in un rapporto di coesistenza e funzionalità».
Francesco Fravolini