Venghino signori, venghino alla fiera del “pensiero (rossobruno) laterale”, come va di moda ora chiamarlo negli studi de La7.
Siamo tutti abituati alla propaganda filo-Putin, no-vax, anti-UE e più in generale “no-razionalità” delle trasmissioni della rete di Urbano Cairo. Ieri sera, tuttavia, a Piazza Pulita si è raggiunto un nuovo record. Solidarnosc per Guido Crosetto, uno dei pochi ospiti dotati di buon senso che ha preso e se n’è (ri-)andato. Sta diventando un’abitudine, signor Crosetto, vediamo di non farlo diventare un hobby. Ma io stesso, a un certo punto, colto da un lieve reflusso gastroesofageo, ho girato su talk meno offensivi. Ho dovuto vedere alcune scene oggi in streaming per poter scrivere questa critica: che si fa per i lettori.
Un pacifismo integrale peloso e a senso unico
Formigli, il padrone di casa, ha stigmatizzato la protesta di Crosetto dicendo che a lui piace presentare, tu guarda, “il pensiero laterale”. Il punto è che ieri in trasmissione questo “pensiero laterale” – nella fattispecie filo-putiniano e anti-ucraino, ammantato di quel pacifismo integrale peloso che vale solo quando chi muove la guerra non è l’America o Israele – era rappresentato dalla bellezza di almeno quattro opinionisti, che Formigli chiama in veste di tuttologi, dal momento che sono in un paio di casi le stesse facce che si vedevano anche per le trasmissioni sul Covid. Lo sentite anche voi il ritornello della Passerella d’addio di Nino Rota in sottofondo?
Quattro opinionisti da Passerella d’addio: Montanari, il tuttologo
E allora via alle danze. Apre con una bella piroetta il (peri)patetico rettore dell’Università per stranieri di Siena, il critico dell’arte Tomaso Montanari, che non rappresenta nessun partito e nessuno al di là di se stesso, eppure campeggia negli studi de La7 più di tanti leader di partito (anche messi insieme; ma certo, noblesse oblige, molto meno di Travaglio e soci, che ospitano Lilli Gruber quasi tutte le sere a Otto e mezzo).
Diego Fusaro, il bello
Spruzza fuori dalla sua scatola di carillon, con la copertina del suo ultimo libro esposta casualmente di piatto nella mensola giusto dietro al suo chiomato e imbalsamato capino, lo studioso di filosofia Diego Fusaro: quello che legge Gramsci e Marx da destra. Fusaro è soprattutto bello, come diceva Cossiga di Casini.
Donatella Di Cesare: “la pace è più importante della libertà”
Scende giù per via Toledo la professoressa di Filosofia teoretica della Sapienza, Donatella Di Cesare, autrice della perla più bella della sera: “la pace è più importante della libertà”. Una perla che ci fa dubitare di aver letto (e capito) non solo Kant, ma anche l’intero pensiero liberale e gran parte di quello morale e politico classico, da Socrate, Platone, Aristotele in giù, passando per Spinoza e Hannah Arendt. Di Cesare, deduciamo, sarebbe stata buona buona sotto Hitler o Stalin, pur di non muover loro guerra. Sì, perché se “la pace è più importante della libertà”, egregia professoressa, lei avrebbe assistito alla Shoah senza alzare il mignolino smaltato e ingioiellato, pur di non ribellarsi.
Alessandro Orsini: la protervia di dire agli ucraini in guerra: “Arrendetevi”
Infine, come quarto nano dell’allegro carosello, spunta all’improvviso il direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss Guido Carli, professor Alessandro Orsini.
Ora, se dovessi soffermarmi su ogni teorema inverecondo che gli ospiti di Formigli hanno illustrato, questo pezzo non finirebbe più. Vado per economia e scelgo di prendermela solo col professor Orsini. Perché di lui ho letto alcuni libri e quando qualcuno che stimavi dice cose che offendono la morale, la dignità e il senso comune, l’offesa sa più di sale. Orsini, bel bello, ha teorizzato che gli ucraini si debbano semplicemente arrendere a Putin. Ammettere la sconfitta. Consegnargli Zelensky (non ci ha detto nulla di ciò che gli sarebbe poi successo, ma in fondo sticazzi) e arrendersi. Questo perché l’Ucraina, a suo dire, “è fondamentalmente persa”.
La cosa più oscena è che il professore dal culo al caldo nello studio tv si è permesso di sbattere in faccia il concetto in un dibattito all’allibito giornalista ucraino Maistruk. Il quale ribatteva, invero in modo assai educato forse perché collegato dall’Ucraina, che gli ucraini come lui non avevano la minima intenzione di arrendersi senza combattere (e vorrei pure vedere).
Orsini parla a nome dei bambini ucraini?
Allora l’esimio prof. Orsini gli ha detto una cosa ancora più intrinsecamente oscena e pusillanime (e badate che era difficile): “Ma lei parla a nome di chi? Anche dei bambini ucraini che non vogliono morire?” Maistruk, senza battere ciglio: “Perché, lei, invece, parla a nome dei bambini ucraini? Io parlo a nome mio, di mio figlio di 5 anni che vorrebbe tornare a vivere a Kyiv, degli altri ucraini che sono qui a combattere e non intendono affatto arrendersi senza combattere l’invasore”.
Un ipotetico professor Littlebears, nel 1939
Io non so. Immaginatevi se nella seconda settimana del settembre 1939, mentre i tank del patto Ribbentropp-Molotov finivano di trucidare gli ultimi polacchi a cavallo, ci fosse stato un programma radiofonico dove un molto esimio professor Littlebears britannico avesse detto a un resistente polacco collegato a distanza che ormai “la Polonia era fondamentalmente persa”, e che occorreva “arrendersi a Hitler”. Come lo rappresenteremmo, oggi, sui nostri libri di Storia, quel professor Littlebears? Un collaborazionista. Un codardo. Un uomo ricco solo di un’immane, disumana protervia, che si permette di dare a un popolo di resistenti, mentre sta combattendo in difesa di casa propria, il consiglio di “arrendersi” e consegnarsi al dittatore invasore.
Sarà retorico, ma viene davvero da chiedersi: se questi sono i professori delle nostre università, sarà mica un caso che i migliori studenti e studiosi italiani vanno a far carriera accademica all’estero? E spesso proprio in quell’America o quel Canada che per alcuni sono il vero impero del male?