Il libro
Dezinformacija significa molto più che fake news per i russi. Questa parola, immediatamente comprensibile e dalla forte risonanza anche in italiano, indica quel sistema globale e coerente basato su menzogne, mascheramenti e inganni, che ha avuto la sua applicazione più capillare in Unione Sovietica. Ma questo metodo è determinante ancora oggi per il Cremlino: Vladimir Putin lo ha messo al centro della sua strategia per l’invasione dell’Ucraina. Partendo dalla storia e arrivando all’attualità, il saggio svela i segreti della propaganda russa nel mondo.
La mia lettura
Bugie di guerra è un saggio scritto a sei mani che ripercorre la lunga “tradizione” della cosiddetta “Dezinformacija”, la disinformazione come strategia politica.
Luigi Sergio Germani racconta in un excursus molto efficace “La strategia del Cremlino dall’epoca sovietica alla Russia di Putin”, lo fa partendo da lontano, ricordandoci che di fatto sia a Oriente sia a Occidente la disinformazione, la manipolazione della realtà, è sempre stata uno strumento ampiamente adoperato:
«tutta la guerra si basa sull’inganno» diceva Sun Tzu
che in l’Arte della Guerra suggeriva di non arrivare neppure a combattere, piuttosto di agire in modo da manipolare psicologicamente il proprio nemico denigrandone il Paese, mettendo in ridicolo le sue tradizioni, creando confusione e smarrimento fino a minare ogni certezza.
Ma molti di voi ricorderanno anche la «nobile menzogna» di platoniana memoria e l’arte dell’inganno di Machiavelli come chiave per una lunga permanenza al potere.
Mia madre spesso mi ha ripetuto: «sapere è potere» (senza pensare che a dirlo fu Francis Bacon) ed è emblematica questa affermazione perché significa che se viene meno il sapere si finisce per indebolirsi.
Boris Pasternak, in Doktor Živago, scrisse che «la collettivizzazione fu una misura errata e fallimentare ed era impossibile ammettere l’errore. Per occultare il fallimento le persone dovevano essere curate dall’abitudine di pensare e giudicare in modo indipendente, e obbligate a vedere ciò che non esisteva e ad affermare l’opposto di ciò che i loro occhi percepivano».
Germani sottolinea che in Russia la Dezinformacija viene istituzionalizzata dal regime comunista negli anni Trenta del Novecento. Accanto ad essa sono state introdotte le cosiddette «misure attive» che da sempre prevedono il finanziamento di partiti comunisti occidentali ma anche organi di stampa, case editrici e il nostro Paese ha usufruito per decenni del denaro russo in cambio di una informazione ammansita riguardo a ciò che avveniva in Russia.
Germani è molto diretto, non lascia spazi a filtri anche perché riferisce fatti che a questo punto sono parte della nostra storia recente.
«Ecco alcuni esempi di disinformazione elaborata dagli specialisti sovietici di «misure attive» e diffusa in tutto il mondo:
– Il virus Hiv/Aids è stato creato dal Pentagono nell’ambito di un progetto di ricerca sulle armi biologiche svolto nella base militare di Fort Detrick, nel Maryland.
– La bomba al neutrone creata dagli Stati Uniti ha abbassato la soglia per l’uso delle armi nucleari, rendendo più probabile una guerra nucleare tra Usa e Unione Sovietica, soprattutto in Europa.
– La Cia ha assassinato John F. Kennedy, Martin Luther King, Olaf Palme e Indira Ghandi.
– Il Pentagono ha prodotto un’arma «etnica» che uccide solo le persone di colore ed è innocua per i bianchi.
– Bambini sudamericani vengono cresciuti e in- grassati per fornire organi umani destinati al mercato americano.
– La Cia e i servizi segreti italiani hanno appoggiato le Brigate Rosse e le formazioni terroristiche di estrema destra in Italia nell’ambito della «strategia della tensione». »
La Russia non è mai riuscita a uscire da questo ingranaggio di menzogna ideologizzata, ci provò Michail Gorbačëv nel 1986 ma la sua operazione di trasparenza fu una sorta di boomerang che si ritorse contro il partito e il suo Paese accelerando la crisi che condusse poi alla disgregazione dell’Urss portando alla fine della Guerra fredda.
Con Boris Eltsin, leader della nuova Russia post-comunista, assistiamo ad un altro tentativo di trasformare le cose salvo scontrarsi con la realtà e scoprire che per conservare privilegi e potere il vecchio metodo di una verità altra rimane il più efficace.
Fu a quel punto che per ripristinare l’ordine, nella seconda metà degli anni Novanta entrò in scena Vladimir Putin, esponente dei servizi segreti e con il giusto standing per mettere ordine nel caos che quell’assaggio di libertà aveva creato, a quel punto la sua discesa in campo gli assicurò l’ascesa al potere che dura ancora oggi.
Le «rivoluzioni colorate» in Georgia (2003), in Ucraina (2004) e nel Kirghizistan (2005) furono percepite e rappresentate come fomentate da Stati Uniti ed Europa Occidentale, la risposta a ciò sarà la nascita di Russia Today, un canale all news in diverse lingue.
Subito dopo, l’Ucraina nel 2006; la Lituania e l’Estonia nel 2007; la Georgia nel 2008; il Kirghizistan nel 2009 subirono attacchi cibernetici per mano dei cosiddetti «hacker patriottici», è stata la rinascita della dezinformacija che ha avuto un ruolo importante in tragici eventi come l’«operazione di peace enforcement» in Georgia.
«Adam B. Ellick e Adam Westbrook, due giornalisti americani che si sono avvalsi delle testimonianze di ex agenti del Kgb e di ex membri dell’Active Measures Working Group
I giornalisti hanno individuato 7 regole chiave che devono essere rispettate con scrupolo affinché una campagna di disinformazione abbia possibilità di successo. Accertato che lo scopo della disinformazione è destabilizzare, ecco i passaggi:
1) Individuare le fratture (Find the cracks);
2) Creare una bugia enorme (Create a Bold Lie);
3) Impacchettare la fake news con delle notizie vere (A Kernel of Truth);
4) Saper nascondere la mano (Conceal your hand);
5) Trovare un utile idiota (Find an useful idiot);
6) Negare ogni cosa nel caso sia stata identificata la fonte di provenienza dell’operazione (Deny! Deny! Deny!);
7) Giocare sui tempi lunghi (Play the Long Game). »
Bugie di guerra è un libro che ci sbatte in faccia cose a volte difficili da sopportare, impossibile non provare un senso di panico e impotenza davanti a certe verità, impossibile non dubitare di ogni cosa che leggiamo, che guardiamo in TV, difendersi dalla dezinformacija è difficile se non addirittura impossibile in questa epoca di iper-connessione e fake news camuffate da verità.
Molto ben argomentato, gli autori sono riusciti a raccontare temi complessi con grandi capacità divulgative, Bugie di Guerra può essere una buona base di partenza anche per i giovanissimi per i quali alcuni avvenimenti sono già storia passata ma che hanno consolidato certe terribili distorsioni i cui effetti possono essere estremamente deleteri.
Bugie di guerra di Francesco Bigazzi – Dario Fertilio – Sergio Germani
Paesi Edizioni
Pp 224 € 15,00