Il Sanremo formato Twitter cerca di calare l’asso De Niro

Il Sanremo formato Twitter cerca di calare l’asso De Niro

Quarta puntata del Festival di Sanremo, ennesima serata divisa fra le gaffe di Gianni Morandi e le inadeguatezze di Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis. Pochi i momenti di reale coinvolgimento, molti gli episodi di noia, due le sorprese: le esclusioni di Tricarico e Max Pezzali. Ingiustificate? Forse sì, ma solo in pochi hanno il coraggio di pubblicarlo sul social network da 140 caratteri. Meglio Roberto Benigni? Forse no. 

Fra le prime a cantare c’è Anna Tatangelo che, dopo Karl Lagerfeld sembra voler assomigliare a Grace Jones, canta (bene peraltro) quello che sembra sempre più l’inno delle femministe anni Dieci. I La Crus si confermano semplicemente magistrali. Non vinceranno, ma saranno ricordati per essere i più eleganti degli ultimi cinque anni di Sanremo. Discorso analogo per Raphael Gualazzi, sublime jazzman con un glorioso futuro davanti che ha vinto la classifica dei Giovani. Mai premiazione fu più adeguata, sebbene su Twitter non gli abbiano perdonato una risibile stecca.

Belen ed Elisabetta, dopo quattro sere di screzi, hanno finalmente trovato la pace. Beh, non proprio del tutto, ma tant’è. «Ormai la Canalis dovrebbe ritirarsi a vita privata, altrimenti rischia di sfigurare troppo nei confronti dell’argentina», twitta qualcuno. Lasciate nei camerini le piccole, ma significative, voci in merito, le due sembrano sempre più amiche. C’è da scommettere dal prossimo lunedì saranno inseparabili. 

Lillo & Greg che, insieme a Max Pezzali, fanno il verso a Frank Sinatra sono stati semplicemente magnifici. Ma la cosa più incredibile è stato vedere Max in smoking, dopo Sanremo iniziato in camicia di flanella stile boscaiolo del Montana. Forse è stata la scena più commovente del Festival, nonostante sia poi stato escluso. «Max, non curarti della critica, non ti hanno capito», twittano svariati utenti. Morandi cerca di limitare i danni, ma non ci sono speranze per il cantautore. Sarà per il prossimo anno.

In grande spolvero la Rai, che è riuscita ad accaparrarsi sia Robert De Niro sia Monica Bellucci. Un po’ di critiche sono arrivate per via della palese marchetta che il grandissimo attore americano (apparso piuttosto in declino rispetto alle ultime uscite pubbliche) e la signora di Città di Castello hanno fatto passare per intervento di rilievo. Infatti il momento è dedicato solamente all’uscita dell’ultimo film dell’attrice (?) umbra, ma ormai naturalizzata Vincent Cassel. «Ma è a Sanremo solo per promuovere il prossimo film?», si chiede qualcuno. «Altro che Steve Jobs, chi sta male è De Niro», twittano dal web. Oltre al duo De Niro – Bellucci, i Take That. Non si saprà forse mai chi ha ricevuto più critiche.

Momento epico, specie per la canzone italiana, quando Francesco Renga ha accompagnato Emma e i Modà. Dopo tre giorni di feroci critiche, il duetto improvvisato per il Festival ha raggiunto limiti di sufficienza solo grazie al compagno di Ambra Angiolini.

Una menzione particolare la merita la regia del Festival, ancora innominata. Sono quattro giorni che i microfoni dei conduttori non vengono chiusi quando necessario, lasciandoli in balìa delle papere. Ma fossero solo questi i problemi, il Sanremo 2011 sarebbe un successo. Invece no, dato che le inquadrature sono perennemente alla ricerca dell’autore.

Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu vengono relegati alla briglia sciolta nelle 00:20, troppo tardi per essere vero. Capaci dell’unico momento d’evasione della serata, i due comici genovesi hanno trovato il pieno supporto degli utenti di Twitter. Certo è che al duo non ha giovato il clima politically correct che ha pervaso la Riviera dei Fiori. Ma veniamo al dunque: Luca e Paolo iniziano parlando di un uomo vecchio che fa festini con le ragazze, sfruttando una carica pubblica. Chiaro il riferimento al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Peccato: avevano cominciato bene, ma sono stati triturati da Viale Mazzini. 

Un piccolo appunto sullo stile, che né per Belen né per Canalis è stato impeccabile. Impacciate, poco coordinate e con uno charme assente, sono sembrate piuttosto inadeguate. Certo è che nemmeno Morandi ha fatto molto per dare il buon esempio. È che bisogna rispettare le istituzioni stilistico-eleganti in mamma Rai, anche se poi nemmeno lui, il giovane di Monghidoro, le rispetta e non si cura dell’etichetta dello smoking, mettendosi ripetutamente le mani in tasca. Ma lui non ha sbagliato, dice la rete, fra uno «stiamo uniti» e una gaffe, in questo Sanremo «gli è andata contro un po’ di sfiga…». La stessa che abbia avuto noi nell’ascoltarlo. Amen.

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