Più Giulio Tremonti che Roberto Maroni. Se il premier Silvio Berlusconi dovesse abdicare domani, il centrodestra farebbe bene a puntare sul ministro dell’Economia. Anche perché, secondo un’indagine di Audipolitica (svolta nella prima settimana di febbraio, su un campione di 810 persone con un margine di errore del 3,5%) sulla popolarità e il consenso dei leader politici in Italia, nessuno sarebbe in grado di raccogliere più voti di Tremonti.
Rispetto a Maroni, il titolare di via XX settembre ha un vantaggio. Può conquistare il favore dei leghisti – in pochi ignorano il suo legame con Umberto Bossi – senza per questo attirare l’antipatia degli elettori meridionali. È un esponente del Pdl, certo, ma soprattutto è il grande sponsor della Banca del Sud, e di recente si è fatto vedere viaggiare su un treno che correva verso la Calabria in compagnia di Angeletti e Bonanni, sindacalisti assai popolari da Roma in giù.
Stando ai dati del sondaggio, gli elettori apprezzano Tremonti per la concretezza e la credibilità. Il lavoro fatto in questi anni al ministero delle Finanze paga. E anche il non entrare mai sulla scena nei momenti più scabrosi e delicati per il premier. Non è un caso che alla domanda su chi possa assicurare maggior prosperità al Paese, il professore di Sondrio ottiene il doppio delle preferenze rispetto a Maroni. Infine un dato. Che non cambia la sostanza del confronto, ma aiuta in termini di popolarità. Rispetto a Maroni, Tremonti raccoglie più simpatie anche tra gli elettori di centrosinistra.
È lui il prossimo candidato premier? In realtà la partita è tutt’altro che chiusa. Il distacco tra i due pretendenti al trono del Cavaliere è ancora minimo. Ad oggi, Giulio può contare sull’appoggio del 61,1 per cento degli elettori di centrodestra. Poco più giù Maroni, con il 58,7. Quasi identico, invece, il numero di chi, pur votando Lega e Pdl, non li vede di buon occhio. Il 13 per cento per entrambi.
Roberto Maroni può ancora coltivare sogni di gloria, insomma. E magari aspirare alla presidenza del Consiglio. Per superare la concorrenza e colmare il gap con Tremonti, deve puntare con forza su alcuni aspetti della sua personalità politica. Le sue qualità più apprezzate dagli elettori. Sono tre le voci del sondaggio in cui supera ampiamente il collega dell’Economia: capacità di innovazione, integrità e valori di riferimento. Non farebbe male emanciparsi un po’ dall’ingombrante figura di Bossi. Oggi l’eventuale candidatura di Maroni rischierebbe di pagare molto, in termini di voti, la carenza di personalità del ministro leghista.
La cornice dello scontro post berlusconiano non può che essere il Nord Italia. È qui che entrambi i duellanti raccolgono il massimo del loro consenso. Anche in Padania, però, la spunta Tremonti. Il 48,8% degli elettori che apprezzano il ministro dell’Economia (la somma di chi lo considera favorevolmente o molto favorevolmente) viene dalle regioni del Nord. Percentuale che scende al 41,1% per Maroni. Il tallone di Achille è il Sud. Per tutti e due. Qui Tremonti arriva al 27%. Maroni scende al 22,7%.
Ma il dato che fa più riflettere, è quello relativo all’età degli elettori. A leggere i risultati del sondaggio Audipolitica, Tremonti e Maroni piacciono soprattutto agli anziani. Agli ultrasessantenni, per la precisione. Mano a mano che scende l’età dei votanti, il gradimento svanisce. Nella fascia tra 18 e 29 anni, l’apprezzamento per i due è minimo. Anche stavolta il ministro dell’Economia va un po’ meglio. Tra chi lo considera favorevolmente, il 23,6% appartiene a questa fascia d’età. Nel caso di Maroni, solo il 16,9%.
Ci sono poi gli elementi non sondabili, i rapporti coi blocchi di potere e la credibilità internazionale. Da questo punto di vista, se il vantaggio di Tremonti è evidente, il suo rivale non sta mancando di accreditarsi. I più maliziosi hanno letto proprio in questo senso un pranzo che avrebbe visto a tavola insieme Maroni e Mario Draghi (la notizia l’ha riportata Lettera43). L’incontro è avvenuto proprio oggi.