L’Italia si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. Per onorare la memoria di uno dei maggiori artisti della storia nazionale, il Parlamento ha deciso di non badare a spese. Tra attività di ricerca, Festival e finanziamento di un corposo comitato, i contribuenti spenderanno da 31 a 45 milioni di euro. Una cifra che rischia di superare persino i 33,5 milioni – 18,5 garantiti dalla Presidenza del Consiglio, 13 dal ministero dei Beni culturali e 2 dalle fondazioni bancarie – stanziati per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Del resto Giuliano Amato, presidente del comitato dei garanti per le celebrazioni dell’Unità, lo scorso primo dicembre diceva laconicamente che i soldi stanziati «non sono tantissimi». Il compositore di Busseto, insomma, tira più dell’unità nazionale? A conti fatti sembra proprio così. Anche perché stavolta tra i principali sponsor delle celebrazioni c’è la Lega Nord. Lo stesso partito che pure, di fronte ai festeggiamenti del prossimo 17 marzo, aveva denunciato il rischio di ricadute negative sull’economia del Paese.
All’appuntamento mancano ancora due anni. Ma in questi giorni la commissione Cultura della Camera sta raccogliendo in un testo unico le diverse proposte di legge in materia. Cinque documenti. Tre dei quali portano la firma di almeno un parlamentare del Carroccio. C’è chi si occupa di creare un comitato per organizzare l’evento, chi propone di destinare fondi alle amministrazioni locali, chi preferisce finanziare la Fondazione Teatro Regio di Parma. Al momento – ma la discussione è ancora in corso – la Commissione sembra aver confermato tre voci di spesa: Attività di ricerca e riqualificazione di beni immobiliari legati alla figura di Giuseppe Verdi, a cui saranno destinati 12 milioni di euro. Creazione di un Festival gestito dalla Fondazione Teatro Regio, altri 12 milioni. E poi c’è la creazione di un apposito comitato, per l’organizzazione delle celebrazioni. L’aspetto più dibattuto è proprio questo. Un organismo composto da diciotto personalità, in rappresentanza delle diverse realtà locali e di varie Fondazioni, per il cui funzionamento è stata calcolata una cifra – ancora da stabilire – che potrà variare da 7 a 21 milioni di euro.
«La somma totale è decisamente alta – racconta Pierfelice Zazzera, il responsabile dell’Italia dei Valori in commissione – Specie in un momento economico come questo, in cui la politica non riesce a trovare fondi per precari e ricercatori e chiede continui sforzi ai cittadini».
La stessa conclusione a cui deve essere giunto anche il Governo. Nell’ultima versione del Milleproroghe, l’Esecutivo ha cancellato tutte le richieste di spesa legate al bicentenario di Verdi. Di tanti emendamenti, ne è sopravvissuto solo uno. Un fondo di tre milioni per la Fondazione orchestra e coro sinfonico Giuseppe Verdi di Milano.
Dopo la bocciatura del Governo, i parlamentari provano a far rientrare i finanziamenti dalla porta secondaria. In prima fila ci sono i leghisti. Anche perché il celebre compositore – vuoi per i suoi natali padani, vuoi perché autore di quel Va’ Pensiero che a via Bellerio considerano alla stregua di un inno nazionale – è diventato da tempo, suo malgrado, la guida spirituale del Carroccio. Tra i verdiani più attivi c’è Fabio Rainieri. Allevatore parmigiano e parlamentare di Umberto Bossi. Lui di proposte di legge per coprire d’oro la memoria dell’artista emiliano ne ha firmate addirittura due. «Si tratta di una spesa importante – ammette – Ma l’evento la giustifica ampiamente».
Un maniaco dell’opera? Non esattamente. «Non sono un patito – racconta Rainieri – ne ho vista qualcuna, ma non posso considerarmi un esperto». Perché tanto interesse allora? Decisivo il legame, vero o presunto, tra il compositore e il movimento di Umberto Bossi. «La vicinanza è evidente – spiega Rainieri – Il Va’ Pensiero è il nostro inno. Molto meglio di quello di Mameli. E poi non dimentichiamo che Busseto è stato il primo comune dell’Emilia Romagna ad avere un sindaco leghista». Vincoli evidentemente indiscutibili. Sufficienti a dirottare sul feudo elettorale del parlamentare decine di milioni di euro.
Il dibattito in commissione Cultura è aperto. È la sacrosanta celebrazione di un protagonista della storia del Paese o l’ennesimo sperpero di denaro pubblico? L’unico partito che sembra opporsi all’entità del finanziamento è l’Italia dei Valori. Con un distinguo. Tra i firmatari di una delle proposte di legge depositate in commissione – per la cronaca quella più “onerosa”, con la previsione di un budget prossimo ai 50 milioni di euro – c’è anche il dipietrista Francesco Barbato. Contattato al telefono, il parlamentare cade dalle nuvole. «Onestamente non ricordo di averla firmata… Siete proprio sicuri che ci sia anche il mio nome?». Davanti all’evidenza si arrende. «Investire in cultura non è mai un errore – spiega – E poi Verdi è uno dei miei compositori preferiti. L’impeto della sua musica rispecchia un po’ anche il mio carattere».