Quando avanza per il paddock nella sua piccola statura e gli occhiali da sole, i capelli sì grigi, ma nemmeno così bianchi, non si direbbe che Bernie Ecclestone sia nato il 28 ottobre 1930 e che quindi marcia verso gli 81 anni. Quest’uomo nel bene e nel male è la Formula 1: con i motori ha sempre fatto affari, eccetto quando è salito a bordo di una monoposto, come quando nel 1958 tentò inutilmente di mettersi in mostra con la Connaught. Però la dice lunga il fatto che avesse tentato di lasciare il segno sull’asfalto nei Gran Premi di Montercarlo e d’Inghilterra, la sua madre patria. In compenso, ha rivoluzionato il mondo delle quattro ruote seduto sulla poltrona di numero 1, altro che pole position.
Secondo alcuni conti, il valore netto del suo giocattolo preferito ammonta a 1.466 miliardi di sterline, quando solo nel 1997 si ritagliò 54 milioni di pound. E quindi starà pure diventando noiosa questa Formula 1, ma produce un sacco di soldi. L’ha esportata in Cina, ovviamente. In Bahrain. A Singapore. In Corea del Sud. Ad Abu Dhabi. In mezzo al deserto, dove vietano addirittura di brindare con dello champagne vero a chi ha tagliato per primo la linea del traguardo. Mentre soltanto qualche mese, alla vigilia della stagione 2011, ha proposto che durante le gare entrassero in azione delle pompe pioggia per renderle più avvincenti a colpi di sorpassi e strategie da cambiare all’improvviso. I piloti si sono ribellati, ma se è vero che Ecclestone è riuscito a farli correre in notturna, non ci sarebbe motivo per cui meravigliarsi se l’ultima sua idea si trasformasse in realtà.
Ha vissuto premendo l’acceleratore, anche con un triplice bypass coronario installatogli nel 1999. Ha fatto affari con tutti: da JP Morgan a Lehman Brothers, ma a differenza di quest’ultima è sopravvissuto, infilandosi nel calcio con Flavio Briatore, comprando il Queen Park Rangers nel 2007: la formazione londinese ha vinto la Division One e l’anno prossimo militerà nuovamente in Premiership, dove manca da quindici anni.
Una volta l’ex moglie Slavica, con la quale ha vissuto dal 1985 al 2009, gli ha urlato contro: “Ti credi un grande uomo e sei solo un nano”. Uno smacco per chi si vantava in giro di sapere come domare una valchiria: Slavica, croata di professione modella, era alta un metro e novanta, lui 1.60. In compenso dall’unione sono nate due belle figliole, Tamara e Petra. La prima per qualche tempo ha seguito le orme del genitore, nel senso che faceva da inviata speciale tra i box per conto di Sky Sport italiana: quando si dice il caso. A fregarlo, a mettere a nudo quello che di lui si presumeva, ma che nessuno aveva davvero messo nero su bianco, è stato un giornalista, Tom Bower, che considerava amico, sempre ammesso che gente come Ecclestone o Briatore possa vantare veri amici. Bower ha pubblicato una biografia sul gran patrono ed è uscito fuori che sarebbe un ammiratore di Adolf Hitler e di Saddam Hussein.
Lo scorso novembre dei teppisti lo hanno assalito e pestato, dopo aver parcheggiato l’auto. Era assieme alla compagna Flavia Flosi. Preso e gettato a terra, lo hanno preso a calci e sono fuggiti con un bottino di 200 mila sterline. Intervistato dal Daily Express, dichiarò che se glieli avessero chiesti, lui i gioielli glieli avrebbe anche dati senza opporsi.
Nella sua carriera da impresario sportivo ha dovuto tenere a bada un collega come Max Mosley (che in quanto a masochismo e terrore la sa lunga) e la Formula One Constructors Association, della quale è diventato amministratore nel 1978 e per la quale si è battuto perché le venissero assicurati i diritti televisivi. E anche questo, forse, non era un caso. Non meraviglierebbe, anche se per ora la notizia è smentita, che abbia deciso di mettersi al fianco di un altro Squalo, quello per eccellenza, per farsi trovare in prima fila anche nella lista di quelli che contano a Sky.