Carlo Masseroli, l’Assessore del Pdl che ha voluto e ottenuto il nuovo Piano di Governo del Territorio, non si tiene: «Chiedete, chiedete a Boeri se è davvero, ma davvero sicuro che il Pgt si può modificare in quattro e quattr’otto, in tre mesi come dice lui». In effetti, l’architetto del Pd che ha preso quasi 13 mila preferenze, di recente, interrogato su cosa farebbe del piano, qualche giorno fa rispondeva al Corriere della Sera: «C’è una legge regionale del 2005 – la numero 12, una legge molto avanzata, approvata dal centrodestra – che fissa gli strumenti di pianificazione e prevede la revisione del documento di piano del Pgt. Senza che questa revisione ne comporti lo stravolgimento o il blocco. Nel giro di tre mesi rivedremo il documento, riscriveremo gli indirizzi strategici e ricalibreremo il piano dei servizi e delle regole, come previsto dalla legge». È proprio questo il punto che fa arrabbiare Masseroli perché – spiega – «il comma 13 dell’articolo 13 impone per tutte le varianti lo stesso iter», lungo e macchinoso, che riguarda il Pgt. Il testo, in effetti, dice proprio così e le varie scadenze previste dalla legge assommano mesi a mesi: e il totale fa assai più di tre.
Masseroli, che è un tipo schietto già di suo, in questi giorni che sanno di “ultimi giorni” non le manda proprio a dire: e sa che da parte dei costruttori, delle imprese, delle cooperative, qualche mal di pancia, qualche dubbio o interrogativo sul futuro del settore in città c’è. Proprio in quel mondo spera di trovare il consenso che serve a una rimonta oggettivamente complicata.
L’amministrazione comunale – qualunque sarà il suo colore politico – dovrà infatti gestire due capitoli determinanti per il futuro della città. Expo e piano di governo territoriale. L’aria che tira, tra gli operatori del settore, è il timore che molti progetti edilizi, qualora dovesse vincere il centro-sinistra, potrebbero saltare. Timori sorti dopo la lunga battaglia in consiglio comunale tra maggioranza e opposizione, per l’approvazione del piano (sette mesi di rinvii, emendamenti, attacchi e variazioni).
Il pgt, in verità, è stato approvato da maggioranza e pezzi ampi di opposizione, ma non depositato in Regione, e quindi non pubblicato sul Burl, il Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. Tecnicamente, dunque, non esiste. In caso di “vacatio”, farebbe fede il vecchio piano regolatore, come ci spiega Enrico Fedrighini, ex consigliere dei Verdi, non riconfermato in questa tornata elettorale: «Le pratiche, in sostanza, sarebbero rinviate al vecchio ufficio edilizia privata del comune e discusse singolarmente, progetto per progetto. Io credo che un riesame generale comporterà almeno un anno e mezzo. In ogni caso, per gli interventi più importanti, come le riqualificazioni degli scali ferroviari si procede con una stipula tra enti amministrativi diversi come Regione, Comune e, in questo caso, Ferrovie dello stato». Il centrosinistra milanese dichiara pubblicamente di non amare la creatura dell’assessore ciellino Masseroli. In realtà – lontano dai microfoni – molti ammettono che, se avessero dovuto scrivere un piano urbanistico, non sarebbe stato poi così distante da quello votato in consiglio.
E proprio nel mezzo delle paure degli operatori e della incerta linea della compagine di Pisapia sta la domanda clou: chi farà l’assessore all’urbanistica? Molti temono un profilo “massimalista” come quello dell’architetto e docente del Politecnico Giuseppe Boatti. Uomo molto vicino a Pisapia, il suo nome è quello indicato da alcuni rumors come probabile. Da sempre critico verso il pgt, non sono in pochi a temere che bloccherebbe gran parte delle partite immobiliari del futuro e smentirebbe il piano stesso. Raggiunto al telefono da Linkiesta, Boatti dichiara prima di «non saperne nulla, della nomina», poi che su questo «non ha niente da dire». Mentre, entrando nel merito del pgt, rimanda a un documento in cui spiega tutto e dice che non vuole «aggiungere niente». Il nome di Boatti non piace nemmeno nel blocco economico-politico di interessi non certo ostile al centrosinistra. «Ma non è l’unico», raccontano all’unisono nel giro dei costruttori: «Non vorremmo trovarci nemmeno un Gabriele Rabaiotti o un Luca Beltrami Gadola». I profili “temuti”, ancora una volta, sono, con accenti diversi, assai critici nei confronti del Pgt di Masseroli.
Claudio De Albertis, storicamente più vicino al centrodestra – presidente di Assimpredil – Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili – oggi fa pubblicare una lettera, sotto forma di appello firmato da diverse associazioni di categoria, sui principali quotidiani, per chiedere a entrambi i candidati Moratti e Pisapia che «Il pgt entri in vigore immediatamente e non subisca modificazioni che alterino i presupposti e gli obiettivi». De Albertis, sui tre mesi annunciati da Boeri, risponde: «L’architetto ha risposto da uomo intelligente qual è, e noi siamo spaventati da un ipotetico forte rallentamento dei progetti in un momento così cupo per l’economia nazionale. Il pgt è stato da noi vissuto partecipato e ne abbiamo condiviso premesse e obiettivi. Abbiamo di fronte, ora, un grosso interrogativo. Siamo molto preoccupati. A nostro avviso, se si applicassero delle modifiche, si profilerebbe all’orizzonte uno stallo di due anni: troppo. Non possiamo permettercelo. Questa è una partita importantissima: all’amministrazione competerebbe un ruolo sempre più pesante per verificare la contiguità tra progetti e regole fissate dal piano».
L’amministrazione, già. Ancora una volta si torna alla casella di partenza: chi sarà Mister Urbanistica, e con che programma, se dovesse vincere Giuliano Pisapia? Se lo chiedono tutti, anche quelli che l’appello di De Albertis non l’hanno firmato.