A proposito di Roma, la sua città adottiva, Federico Fellini una volta scrisse: “A che penso quando sento la parola Roma? Me lo sono spesso domandato. E più o meno lo so. Penso ad un faccione rossastro che assomiglia a Sordi, Fabrizi, la Magnani. Un’espressione resa pesante e pensierosa da esigenze gastro-sessuali. Penso ad un terreno bruno, melmoso; ad un cielo ampio, fasciato, da fondale dell’opera, con colori viola, nero, argento; colori funerei”. Sotto questo cielo funereo capitolino muoiono circa 25mila persone l’anno, una media di 40 al giorno. Molte persone scelgono di farsi cremare, un trend in crescita, che per ora si attesta al 23% annuo. Nel 2009 a scegliere la cremazione sono stati in 7000, nel 2010 il numero è salito a 8600, tra laici e cattolici.
In Italia non è possibile assistere alla cremazione, motivo per cui spesso accadono episodi spiacevoli, vere e proprie truffe del caro estinto. Le cronache recenti raccontano di cremazioni mai eseguite e di ceneri che dopo accurati controlli si è scoperto essere di altre persone. Ultimo caso le cremazioni false del cimitero di Mirteto in provincia di Massa e Carrara, con servizi delle Iene e di Manda RaiTre condotto da Edoardo Camurri.
Una soluzione potrebbe essere il brevetto presentato l’altro ieri a Roma nel protocollo d’intesa firmato fra la Taffo Funeral Services e la Confartigianato Imprese Roma. Le ceneri possono essere tracciabili e a Roma potrebbe nascere a breve una Funeral Home come quella della serie tv Six Feet Under. Linkiesta ne ha parlato con Luciano Taffo presidente della Taffo Funeral Services.
Perché definisce il suo brevetto antitruffa?
Perché la prima domanda che mi fanno i clienti a proposito della cremazione è questa: siamo sicuri che le ceneri dopo tutti questi scandali siano quelle di mio marito? Di truffe ce ne sono state tante. L’ultimo episodio l’hanno mostrato le Iene. Al cimitero di Mirteto bruciavano insieme quattro salme mischiando le ceneri, lo facevano per risparmiare sui costi del forno. In passato un’agenzia di pompe funebri di Fiumicino ha lasciato le salme in deposito nel forno del cimitero di Prima Porta, l’unico cimitero della capitale con il forno per le cremazioni. L’agenzia ha riportato al cimitero di Fiumicino le urne con della sabbia dentro. Le salme erano rimaste nel deposito del forno.
E lei come pensa di risolvere il problema?
Dando serenità ai clienti con una targa identificativa in acciaio provvista di codice alfanumerico che viene inserita nella bara alla presenza dei parenti. Sopravvive alle temperature del forno salvo l’annerimento. Poi può essere conservata oppure attaccata all’urna funeraria. Nel passato accadeva spesso che il defunto avesse dentro al corpo delle placche inserite dopo operazioni chirurgiche. Ebbene dopo la cremazione non si trovavano più: o venivano buttate via, oppure le ceneri non erano quelle del defunto. Consideriamo anche la distrazione del personale in servizio. Comunque la targhetta serve a sopire i dubbi che le dicevo prima ma la certezza matematica non c’è. Infatti non ci fanno assistere alle operazioni. A Roma ci sono anche venti cremazioni al giorno, con le salme che stanno in deposito fino a due settimane. Tutto questo è assurdo, non trova? Io vorrei che l’autenticità delle ceneri passasse anche attraverso la ripresa dell’inserimento della bara nel forno. È una novità che abbiamo proposto l’altro ieri.
Chi gestisce le operazioni a Roma?
È l’Ama che gestisce il forno, dandolo in subappalto a una ditta, ma solo a Prima Porta c’è il forno crematorio. Noi a volte usiamo anche quello di Ascoli o di Viterbo o di Siena, ma sono convenzioni a pagamento.
Che business ruota intorno ai funerali e alle cremazioni?
Partiamo dalla base, ma vedrà che il business non riguarda solo il semplice servizio funebre. Le tariffe comunali vanno dai 1500 euro ai 2500 euro. Lo standard del privato è intorno ai 3500 euro. Poi ci sono le altre spese. Per la concessione trentennale di un loculo, l’Ama incassa fino a 3mila euro. Poi c’è l’assurda tassa del posto in più. Per esempio una tomba al Verano è per dodici salme. Se si vuole inserire la tredicesima si paga fino a duemila euro. Per evitare il sovraffollamento dei cimiteri c’è il loculo cinerario, a Prima Porta si aggira sui 400/500 euro. Ma se le ceneri le voglio mettere dentro la tomba mi costa quanto mettere una salma.
Nel Grande Lewbowski il coprotagonista si ribellava al costo dell’urna cineraria per poi disperdere al vento le ceneri contenute dentro un barattolo comprato al supermarket. In Italia quali sono le norme in materia?
C’è l’affidamento a casa, lo spargimento in natura o in mare, o la tumulazione nei loculi o nei cinerari. Nel Lazio, grazie all’assessore Mario Di Carlo, scomparso di recente, si è ottenuta cinque anni fa una legge che permette di muoversi così. Ma altrove è difficile, in Italia su questo argomento non c’è un regolamento nazionale. Le linee guida risalgono a 50 anni fa.
Quante sono le agenzie di pompe funebri a Roma?
Le agenzie, tra regolari e non sono, 350. Ma la gestione è tutta in outsourcing; si delega tutto, persino i fiori, le bare, etc. Noi siamo invece un’impresa, forse l’unica su Roma. Facciamo tutto da noi, dipendenti nostri, materiali nostri, siamo anche marmisti e abbiamo nostri depositi. Tra l’Aquila e Roma abbiamo sempre a disposizione tremila bare.
Come si fa per aprire un’agenzia di pompe funebri?
Mi vergogno a dirlo, ma niente. Basta stipulare un contratto d’affitto. Si fa la cosiddetta domanda di vicinato, presentando un foglio al comune per la richiesta di apertura. Poi basta il silenzio assenso. Non bisogna avere alcun requisito. Ci sono molti impostori a Roma. Quest’anno l’Ama ha chiamato una signora dicendo “la salma è ancora nel deposito” mentre lei, poverina, portava i fiori da almeno un anno. C’è una denuncia penale, hanno fatto dei controlli, dentro il loculo non c’era nulla.
Perciò lei ha in programma di costruire una Funeral Home?
Sì, certo. Uno spazio fornito di ogni comfort, completo di baby parking, mense, sale consacrate aperte a tutti i culti religiosi, che viene incontro alla gestione, non solo del funerale, ma anche delle esigenze umane, come mangiare, pregare, essere accolti, quel bisogno di condividere e di elaborare il dolore che si presenta al momento di un lutto.
Ci spieghi meglio.
Le racconto un episodio di oggi. Un decesso di un mio conoscente, stamane al Policlinico di Roma. È un grande ospedale, ma senza camera mortuaria. Le salme vengono portate all’Istituto di medicina legale dove però arrivano cadaveri di tutti i tipi, anche quelli scortati dai poliziotti, provenienti dal carcere, quelli reduci da incidenti stradali. Insomma l’umanità più varia. All’ospedale San Filippo Neri stanno peggio. Neanche in Africa esiste una camera mortuaria come lì. Sporcizia, disordine, muri fatiscenti con i tubi a vista, qualcosa di assurdo. Spesso evitiamo di portare in visita all’ospedale i bambini, lo facciamo tutti, ma quando muore un nonno l’ultimo saluto tocca darlo. E allora servono stanze riservate, per i morti e per gli ospiti. Dove la riservatezza e la pulizia siano fondamentali. Perché dobbiamo passare negli stessi corridoi dove vengono trasportate le salme? Non esiste un posto sterile come fosse una sala operatoria. Inoltre, se una persona a Roma muore di venerdì deve rimanere a casa fino a lunedì mattina. Nella capitale di domenica non si fanno i funerali.
A Milano una Funeral Home c’è già.
Sì, perché la regione ha legiferato anni fa in tal senso. E Formigoni si è fatto grande pubblicità intorno alla cosa. Vorrei che la Polverini facesse altrettanto. Vorrei che una legge mi dicesse: “se una persona muore a casa può essere portata in un luogo apposito, pulito e discreto”. Saremo anche caput mundi ma come Roma stiamo ancora indietro.
Forse è un tasto intoccabile, forse incide la scaramanzia, ma noi imprenditori dobbiamo riuscire a fornire professionalità e sicurezza. Vogliamo parlare degli episodi dei furti tra un passaggio e l’altro di consegne? Della mancanza di certificati sanitari nel personale occasionale? Ci sono dei centri servizi che pur di lavorare delegano le diverse fasi anche a chi è senza competenze, e questo non è accettabile perché si tratta di figure che entrano nelle case delle persone in un momento delicato. Spesso le agenzie vengono scelte in fretta, consultando le pagine gialle o cogliendo un consiglio. Per questo bisogna fare in modo che siano affidabili. Bisogna controllare, creare un disciplinare, dettare una linea guida.