A forza di tirare, la corda si è spezzata. È accaduto alla seconda edizione del tiro alla fune organizzato dalla Lega fra le due sponde del fiume Ticino, tra Sesto Calende, Lombardia (provincia di Varese) e Castelletto Ticino, Piemonte (provincia di Novara). Tra i circa trenta contusi, sul lato di Sesto Calende, una bambina di circa dieci anni, che ha battuto la testa sull’acciottolato, e il segretario nazionale lombardo della Lega Giancarlo Giorgetti.
Non sono segnalati feriti gravi ma Giorgetti è stato portato in ospedale a Gallarate per alcune medicazioni. La maggior parte dei partecipanti al tiro alla fune senza guanti ha subìto abrasioni alle mani. Illeso invece il governatore del Piemonte Roberto Cota che, insieme a Mario Borghezio, tirava la fune dal lato di Castelletto Ticino.
Alla kermesse stavano prendendo parte alcune centinaia di militanti, in attesa del comizio di Umberto Bossi. Ma dopo l’incidente il Senatùr ha preferito non tenere un discorso dal palco. La festa, infatti, era ormai rovinata e, al suo arrivo, quasi tutti avevano lasciato la piccola piazza De Cristoforis, nel centro del paese.
Dopo una lunga sosta al bar, il segretario della Lega Nord ha però parlato con i giornalisti, scherzando anche sull’incidente: «È un monito a Berlusconi. Non si può tirare troppo la corda!». E ha poi affrontato vari temi di politica nazionale, dalle intercettazioni («la Lega non c’entra con queste porcherie. Votare una legge che le limiti? Prima vogliamo leggere bene il testo»), alla spazzatura a Napoli. Ma si è soffermato soprattutto sulle divisioni interne alla Lega. «Non mi sembrano una gran cosa», ha detto, «Ma Maroni ha sbagliato a mettere la sua firma sul documento dei leghisti che volevano sostituire Reguzzoni come capogruppo alla Camera. Ognuno deve rispettare le sue competenze. Queste sono decisioni del segretario, cioè mie. Comunque, ci siamo già chiariti: gli ho fatto alcune domande davanti a tutti e mi ha dato risposte abbastanza positive».