Abbiamo pedinato un file in Internet

Abbiamo pedinato un file in Internet

Charles Seife ha formalizzato una delle idee che domina l’inconscio collettivo della cultura contemporanea: l’unica cosa che si conserva nell’universo è l’informazione. Nemmeno i buchi neri possono estinguerla. Dawkins invece è stato il primo ad esprimere questo pensiero in un saggio fondamentale del 1976: Darwin aveva torto, non sono né gli individui, né le specie a lottare per la sopravvivenza – ciò che sopravvive è solo l’informazione, e noi siamo le scatole che i geni si sono inventati per vincere in questa competizione eterna. Il gene è la porzione di informazione che rimane intatta attraverso le trasformazioni della combinatoria riproduttiva, quindi la sua stessa definizione lo consegna al destino della conservazione e alla gara per la sopravvivenza rispetto a tutti gli altri segmenti omologhi che aspirano ad essere trasmessi alle generazioni successive. È solo un’illusione che gli animali e le piante siano i protagonisti della storia evolutiva: gli individui non sono che le macchine progettate dall’informazione genetica per affermarsi e sopravvivere.

Dawkins si occupa di biologia, eppure da più di trent’anni ha insistito sulla necessità di esplorare una nuova tipologia di informazione, che si replica e lotta per la sopravvivenza con la stessa ostinazione dei geni, ma li sopravanza per velocità di crescita: la memetica, così si chiama, deve esplorare la strategia di propagazione delle idee, che segue obiettivi e tattiche del tutto autonomi rispetto alla biologia. La teoria dei memi sovrascrive un nome nuovo a concetti molto vecchi. Non ha il merito di chiarire nulla, dal momento che mescolare idee, argomenti, invenzioni, mode, sotto un unico termine rende complicato persino capire in che modo si possa distinguere un meme dall’altro. Ma ha il vantaggio di evidenziare l’autonomia dell’informazione dai suoi produttori, e da tutti coloro che vi entrano in contatto e che la manipolano con la loro interpretazione e con il loro lavoro di replicatori o di trasmettitori. Forse per questa ragione il successo della memetica negli ultimi dieci anni è stato dirompente, e l’etichetta ha cominciato a farsi largo nonostante le controversie che lo caratterizzano.

Internet ha collaborato al successo sia della concezione che vuole l’informazione autonoma dal sostrato organico che l’ha elaborata, sia dell’etichetta che la accompagna. I social network come Facebook, YouTube e Twitter sono la sede naturale della nascita e della diffusione di molti memi; alcuni dispositivi, come TweetMeme hanno incorporato nel loro battesimo il lemma che allude alla furia riproduttiva dell’informazione in Rete. Il video realizzato da Linkiesta a Pontida in cui Salvini partecipa ai cori goliardici contro alleati e avversari politici è un ottimo esempio di meme diffuso in Rete. Il file viene postato il 19 giugno su YouTube dall’utente ufficiale “videolinkiesta”. Il giorno dopo il contenuto viene rilanciato dalla home page del canale News di YouTube e dalla classifica dei video più commentati per l’area Notizie e politica italiana, con un contributo complessivo di circa 700 visualizzazioni. Fino a questo momento la paternità e l’identità del file sono ancora conclamati, e il totale delle visite si aggira intorno alle 10 mila unità. Nello stesso giorno però il video viene “scoperto” da tre testate: LetteraViola, il Fatto Quotidiano, e Non leggerlo.

Il blogger di Non leggerlo e LetteraViola non riportano la paternità de Linkiesta, ma conservano il titolo del video che resta incluso nel player incorporato da YouTube. Il loro contributo è molto significativo nella diffusione del contenuto informativo del file, dal momento che 16 mila visualizzazioni seguono alla loro pubblicazione, prima del contributo del Fatto Quotidiano. In particolare, Lettera Viola sparge la conoscenza delle gesta di Salvini attraverso il passaparola di oltre 2 mila condivisioni attraverso Facebook. Il Fatto Quotidiano pubblica il video dichiarando la provenienza da Linkiesta nella didascalia, senza aggiungere il link; il titolo del video però viene rimosso da player ed è sostituito da: «I leghisti cantano: “Silvio hai rotto i coglioni”. E Salvini se la ride». Nel momento in cui la testata propone il meme, le visualizzazioni sono già più di 18 mila, e la sua spinta di propagazione si realizza tramite le oltre 700 condivisioni su Facebook.

A 48 ore dalla pubblicazione, il 20 giugno, il video ha superato le 20 mila visualizzazioni e si è spogliato del titolo o della paternità in molte migliaia di interazioni. Quello che si è diffuso è il significato informativo del file, che infatti viene ricercato su YouTube dagli utenti che ne hanno sentito parlare, senza avere a disposizione un link, tramite la query «pontida 2011». Anche Repubblica.it trova il video e se ne appropria, pubblicandolo sul proprio player di testata. All’interno delle pagine del principale quotidiano on-line il video raccoglie altre 5 mila visualizzazioni, che però non influiscono sulla crescita dell’attenzione concessa dagli utenti su YouTube, dal momento che le due piattaforme tecnologiche non sono integrate.

L’apparizione del video su Repubblica.it non ha guadagnato condivisioni su Facebook e su Twitter, ma ha prodotto un ritorno del file al punto di partenza. L’utente CrashBangbooom il 20 giugno scarica il video di Repubblica e lo posta di nuovo su YouTube con il titolo Pontida 2011: Salvini e i cori contro Alemanno e Pisapia. Qualunque riferimento di paternità e di identità rispetto alla produzione de Linkiesta è andato perduto, ma il contenuto dell’informazione ha trovato una nuova rete per diffondersi. Il meme del disprezzo goliardico di Salvini nei confronti degli avversari – ma soprattutto degli alleati – ha raggiunto in tre giorni oltre 45 mila contatti nella versione postata da Linkiesta, grazie alle repliche di LetteraViola, NonLeggerlo e Il Fatto Quotidiano; altri 5 mila provengono da Repubblica.it, mentre più di 2 mila provengono dal clone inconsapevole di CrashBangbooom. Questo a sua volta viene rilanciato da TuttoGratis, da PianetaTech, e da JulieNews, con una propagazione di un altro centinaio di condivisioni su Facebook.

Il numero di volte che il contenuto del video è stato visualizzato in modo certificato si aggira intorno alle 54 mila: i soggetti coinvolti sono un creatore, almeno 8 replicatori e 3 reti sociali. Questo esempio permette anche di esaminare, pur in modo parziale, uno dei problemi sollevati in passato dai lettori rispetto alle analisi eseguite sulla partecipazione della rete alle campagne elettorali delle amministrative e dei referendum di maggio e giugno.

La prima rete coinvolta è quella più direttamente collegata al creatore del contenuto: i lettori de Linkiesta, quelli di LetteraViola, de Il Fatto Quotidiano e di Non Leggerlo hanno totalizzato circa 2900 condivisioni su Facebook e oltre 45 mila visualizzazioni. La seconda rete sociale è quella di Repubblica, che ha superato 5 mila visualizzazioni senza condivisione su Facebook. La terza rete infine è quella dell’utente CrashBangbooom, con gli interventi di TuttoGratis, PianetaTech e JulieNews: le visualizzazioni hanno superato le 2 mila unità, le condivisioni su Facebook sono state 112. La prima e la terza rete sono quelle più “identificabili” dal punto di vista sociometrico.

Per la prima i punti di innesco che hanno scatenato la diffusione del passaparola sono alcune testate di riferimento del Popolo Viola e del segmento dell’elettorato di opposizione più attivo nel contestare la maggioranza di governo. L’iniziativa di divulgazione di questi soggetti di grande influenza è stata ripresa da vari segmenti di altri nodi “attivi” della rete per un totale di quasi 3 mila utenti Facebook. Il rapporto sociometrico tra questi attori impegnati nella divulgazione e il risultato finale di oltre 45 mila visualizzazioni del file è circa del 15%.

La terza rete è caratterizzata da soggetti e testate abbastanza tipiche di un pubblico nerd, che ha interesse per la vita digitale e vive con confidenza il mondo internet. In questo caso il rapporto sale a circa il 17%. In entrambi i casi la percentuale di soggetti attivi nella diffusione del contenuto è nella fascia centrale della media web: di regola ci si aspetta una percentuale tra il 10 e il 20%. In ogni caso, nei fenomeni di circolazione dell’informazione sulla rete, vale la legge di Pareto sulla distribuzione dell’iniziativa: il 10-15% degli utenti compie l’80-90% delle azioni di condivisione, commento, caricamento di video e immagini, ecc.
La rete di Repubblica.it è una delle più generaliste del web italiano, a causa della storia della testata on-line e dei numeri di massa che vengono totalizzati ogni mese: a maggio, per esempio, secondo Google Repubblica.it è stata letta in Italia da 6 milioni di utenti unici, in 69 milioni di visite con 450 milioni di pagine viste.

L’influenza esercitata dalle cerchie ristrette di soggetti prodighi di iniziativa su internet è molto superiore a quella estesa sui media tradizionali. Da un lato la proposta dei contenuti avviene tramite una rete “densa”: l’invito a guardare il video, nel nostro esempio, sopraggiunge agli utenti da amici più o meno stretti, con un’efficacia che è del tutto assente nella propaganda pubblicitaria broadcast dei media tradizionali. Chi viene raggiunto dall’invito entra in contatto con il meme con la dovuta attenzione; la percezione del contenuto è mediata da un insieme di attese che ne mediano l’interpretazione, senza la distrazione e la necessità di introdurre effetti-choc caratteristici della comunicazione tradizionale.

In seconda battuta i memi che sono proposti dagli attori più influenti nella rete sociale del web si caricano anche di un valore di rilevanza che viene misurato e stimato con punteggi elevati dai motori di ricerca, Google in prima battuta. Di conseguenza, i contenuti premiati dai soggetti più attivi sono anche quelli che i dispositivi di ricerca tendono a collocare nei primi posti dei listati di risposta. Come accade nella legge di Pareto, chi è ricco tende a diventare sempre più ricco.

Ad ogni passaggio il meme perde identità e paternità, conservando però la struttura di contenuto originale e sommando le connotazioni ideologiche che vengono ereditate dai soggetti che ne hanno replicato la proposta sulle reti sociali. L’informazione si spoglia delle sue proprietà autorali e si riproduce attraverso gli spazi sociali, incarnando l’espressione comune di chi le permette di replicarsi e di prevalere sugli altri stimoli nella competizione per conquistare l’attenzione e il tempo degli utenti, per annidarsi nella loro visione del mondo, nelle loro credenze, nelle loro decisioni di comportamento, nella produzione di nuovi enunciati e di nuove idee. Come gli animali e le piante sono i veicoli dell’informazione genetica, Linkiesta, Il Fatto Quotidiano, Repubblica, LetteraViola, e persino il solerte CrashBangbooom, non sono che i veicoli dell’informazione memetica.

*Epistemologo e fondatore di Pqod
 

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