Per i tedeschi l’Italia è già fuori dall’Europa

Per i tedeschi l’Italia è già fuori dall’Europa

Il pezzo di Fabrizio Goria (della redazione economica de Linkiesta) sul settimanale tedesco Die Zeit ha una tesi forte: se si rinuncia a salvare l’Italia, si rinuncia all’Unione Europea. Sia chiaro: Goria con il nostro paese è spietato: elenca tutti i difetti, cita tutti i numeri, e soprattutto non cerca scusanti o giustificazioni, e tantomeno pretende l’aiuto tedesco. Si limita a suggerire che un aiuto sarebbe opportuno, a patto che il paese dimostri una seria intenzione di riformare.

Sul punto di vista proposto nell’articolo i lettori tedeschi si sono spaccati principalmente in due correnti di opinione, ma non nel senso proposto da Goria. La questione non è se salvare l’Italia o meno, ma che forma dare alla separazione dell’Italia: se il ritorno alla lira o un “Eurosud”, insieme a Spagna, Grecia, Portogallo e con l’outsider geografico dell’Irlanda.

È tipico della Germania: all’emergere di questioni simili, non prevale un senso ingenuo di carità nazionale, ma un manicheismo schiettamente evangelico – che è anche la confessione del cancelliere. Se l’Italia è incapace, non è degna di sedere al fianco della Germania. Non che sia intesa dai lettori come una punizione, ma come una soluzione pratica a problemi di fatto.

L’articolo sul sito di Die Zeit
Tutti i commenti a seguire riportati si riferiscono alla giornata di ieri, 8 agosto. Si domanda un lettore tedesco dal nick linguisticamente infelice alle 14:51 «perché non possiamo accettare le Alpi come confine meridionale?». In fondo, «ciò non deve essere male per i paesi. Al contrario». Potrebbero occuparsi insieme dei problemi comuni, definiti come le 3M: «Moneta, Mafia e Müll [spazzatura, ndr]».

In generale, il punto di insofferenza più forte è segnalato dai lettori nel fatto che a ogni crisi europea si è detto che «o si salva …, o cade l’Europa», inserendo al posto dei puntini i vari Pigs, ancora nella felice epoca in cui la “I” era riservata alla verde repubblica del Leprechaun.
È decisamente troppo severo tale “leecher” con il testo di Goria, quando scrive che «a ogni nuovo paese appare lo stesso articolo con un nome cambiato», come se i problemi italiani fossero gli stessi di Spagna o Grecia – differenziazione che viene segnalata più raramente dai lettori, come nel commento di un certo “ehwuaschd” alle 15:00. Ma la tesi che identifica l’Italia con gli altri paesi in difficoltà, sotto tutti gli aspetti, sembra prevalere.

Solo nei commenti più recenti si inizia ad affacciare qualche dubbio. Il problema principale della tesi “alpina” (quella che vuole i confini al Sud della Svizzera) è che, economicamente parlando, probabilmente non risolverebbe la situazione. La scelta vera è tra il male minore: pagare per i paesi in difficoltà e costringerli alle riforme, o separarli e pagare comunque? Nelle delicate condizioni attuali, infatti, anche una separazione non prescinderebbe dal dover prestare aiuti economici.

Perché, come esprime qualche lettore, una Germania che tornasse al marco inizierebbe a somigliare alla Svizzera: non si possono trascurare i vantaggi di un mercato unico. Aggiungiamo noi: se si creasse un “Eurosud”, o un fritto misto di monete, queste inizierebbero a succhiare tutto il risparmio tedesco e francese, come amavano fare qualche anno fa. A meno che non si impongano limiti precisi, ma passeremmo dall’economia monetaria al colonialismo economico. Sempre che non succeda comunque.

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