In assoluta minorità rispetto al pensiero dominante che considera l’atto del generale Tricarico – quello di restituire, sdegnato, la sua sudatissima e meritata «Legion d’Honneur» – come un altissimo esercizio di dignità italiana rispetto all’arroganza del presidente Sarkozy, m’impegnerò a rappresentarlo come uno dei gesti più tromboni degli ultimi anni. E per un semplice fatto, che riguarda proprio il linguaggio più strettamente militare, dove la parola rappresaglia interpreta in maniera impeccabile il dislivello tra un’azione spontanea (considerata sgradevole) e la conseguente reazione, realizzata a freddo e del tutto spropositata rispetto alla portata del fatto originario.
Cos’è successo davvero quel giorno tra la signora Merkel e il presidente francese? Che tra i due, alla parola Berlusconi, è scoccata una scintilla di sottile complicità, un aroma di sarcasmo, tradotti nel memorabile sorrisetto d’intesa che avete visto (e valutato) tutti. Sgradevole, va bene, ma emblematico di un sentimento, che riportava al centro di quello scambio così poco istituzionale la condizione umana, personale, privata, del nostro presidente del Consiglio. Un atto di guerra nei confronti dell’Italia? Ma per carità (di patria, appunto).
Noi italiani dobbiamo fare pace, soprattutto, con la nostra idea di Berlusconi e su cosa effettivamente egli rappresenti in questo momento storico: è un uomo da cui dissociarsi sempre e comunque, perché non conviene stare con il tiranno che affonda e così pare di capire in questi tempi vistosamente poco eleganti, in cui eserciti d’ingrati e sicofanti si muovono come figli traditori? E pare almeno strano, se non paradossale, che adesso, d’un colpo, gli si (ri)voglia attribuire tutto il peso istituzionale e patriottardo di un ruolo, di cui peraltro lo stesso protagonista ha fatto strame e che ha portato disdoro su tutta la nazione. E per quale oscuro motivo, solo perché due capi di governo stranieri ne sorridono ironicamente? Ma quello, semmai, è un estremo atto di comprensione umana, un misto pena/tenerezza che forse non farà Europa, ma che racconta mirabilmente una paginetta di storia.
Il nostro impegno deve essere quello di stare dentro le cose, cercare d’interpretarle e non trovare scuse banali per indignarsi a gettone. La bellezza del gesto del generale Tricarico è assolutamente artistica, ma non ha nulla di etico, né potrebbe averlo, perché è totalmente sproporzionato a ciò che è accaduto. Purissima arte perché completamente fuori da un contesto moderno, un Cattelan con le mostrine, impeccabile azione militare in tempo di pace, ma niente a che vedere con l’orgoglio nazionale o paccottiglia del genere. La mistica dei sentimenti patriii per un sorrisino d’intesa? No, grazie.
Piuttosto che correr dietro alle lucciole, noi tutti, cittadini-generali di questo povero paese, si poteva almeno inarcare un sopracciglio allorquando, mesi fa, un postino della Bce recapitò a Palazzo Chigi un avviso di sfratto firmato Draghi-Trichet, che di fatto commissariava la sovranità di una nazione. Ma allora, siamo rimasti in silenzio, civili, militari, uomini di fatica. Abbiamo preso cappello per un poco di ironia, ma in fondo è giusto così. Se (non) deve finire in gloria, che sia almeno con il sorriso sulle labbra.