Cene clandestine e intrighi di palazzo, la fuga dal Pdl

Cene clandestine e intrighi di palazzo, la fuga dal Pdl

Frondisti, malpancisti, traditori. E ancora: indisponibili, ribelli, dissidenti. Nei giorni più neri del governo, alle prese con una crisi economica senza precedenti, il vaso di Pandora dello scontento berlusconiano è stato scoperchiato. Mentre l’Italia prova a convincere l’Europa sulla bontà delle misure recentemente adottate, è partita la grande fuga dal Pdl. I parlamentari più preoccupati affollano i migliori alberghi della Capitale. Vanno in scena incontri riservati. Si organizzano con frequenza allarmante pranzi e cene più o meno clandestini.

Tanti prendono le distanze dal Cavaliere. Tra gli esponenti della maggioranza c’è chi chiede un passo indietro al premier. Chi vorrebbe farlo ma non ha il coraggio. Chi gli propone di allearsi con l’Udc e chi di dimissionare i ministri più infedeli. Chi ordisce trame e chi prepara trappole. Il tutto in una situazione drammaticamente caotica. Le fila degli scontenti aumentano a dismisura, poi si assottigliano. Di ora in ora cambia la fisionomia dei gruppi pronti a staccare la spina. Non ci sono più certezze: i fedelissimi si smarcano. I frondisti della prima ora giurano fedeltà al Cavaliere. Frenetiche, proseguono anche in queste ore le manovre di chi prova a cavalcare la paura di tanti (ex) berlusconiani.

Tra i più attivi – come denunciato ieri sera da un ministro a Linkiesta – c’è il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. E proprio pochi minuti fa l’impegno dell’ex presidente della Camera ha trovato soddisfazione. Due deputati hanno deciso di lasciare il Pdl per trasferirsi nel Terzo polo. Sono Alessio Bonciani e Ida D’Ippolito Vitale. Due defezioni che potrebbero risultare decisive già il prossimo martedì, quando a Montecitorio tornerà il Rendiconto generale dello Stato.

La lettera sottoscritta ieri sera da sei deputati all’hotel Hassler di Roma rappresenta perfettamente il disordine di questa fase politica. Mentre a Palazzo Chigi è in corso il Consiglio dei ministri più teso della legislatura, si presentano all’appuntamento carbonaro in dodici. Il tema dell’incontro è il cambio di passo del governo. La necessità di allargare la maggioranza. Ma come si inizia a parlare di dimissioni del premier, qualcuno si spaventa e scappa via. Nel frattempo la notizia dell’incontro si diffonde. Il coordinatore del Pdl Denis Verdini contatta alcuni tra i presenti. Qualche mal di pancia sparisce. Alla fine firmano il documento in sei. Una pattuglia disomogenea. Fabio Gava, Giustina Destro e Roberto Antonione sono, di fatto, già fuori del partito. I primi due, vicini al movimento di Montezemolo, hanno già compiuto il grande passo non votando la fiducia al governo. Insieme a loro si schierano Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini, due fedelissimi del Cavaliere. L’ultima firma è di Giancarlo Pittelli. Qualche ora prima lo aveva contattato anche Adolfo Urso, che alla Camera sta organizzando il gruppo malpancista degli ex finiani (la componente nascerà la prossima settimana, ne fanno parte anche l’ex ministro Andrea Ronchi, Antonio Buonfiglio e Pippo Scalia) ma lui ha preferito schierarsi con “quelli della lettera”.

Alcuni deputati vicino a Claudio Scajola vengono convinti dall’ex ministro dello Sviluppo economico a ritirare la firma all’ultimo momento. Sono Paolo Russo e Andrea Orsini. Si fanno da parte anche Piero Testoni e Guglielmo Picchi. Ci sono anche tanti parlamentari che all’incontro dell’Hassler sarebbero andati volentieri. Ma temono la ribalta dei giornali. «Alle cene mi invitano, ma io non ci vado – racconta uno di loro – Sono interessato, ma ho paura di finire in quelle liste che escono ogni giorno sulla stampa». Sono i tantissimi malpancisti anonimi.

Nel frattempo gli animatori della prima fronda, quelli che erano stati accusati di alto tradimento, assicurano fedeltà al premier. Claudio Scajola per primo aveva suggerito al Cavaliere l’opportunità di un passo indietro. Per settimane i cronisti hanno raccontato le sue cene all’ombra di Palazzo Chigi, mentre studiava con un gruppo di fedelissimi lo sgambetto al governo. Oggi Scajola è diventato uno dei più leali alleati del premier. «Ma come si può pensare che io, con il rapporto politico e di amicizia personale che ho con il Berlusconi, lo faccia cadere?» Domandava due giorni fa a un confuso giornalista del Corriere

Il paradosso delle fronde è lo scontento dei Responsabili. La minaccia di far cadere la maggioranza, avanzata da chi il 14 dicembre scorso ha permesso proprio a questa maggioranza di rimanere in piedi. Capofila della pattuglia è l’ex capogruppo Luciano Sardelli (mentre alla Camera andava in scena l’ultimo voto di fiducia il Cavaliere ha provato a lungo a convincerlo, senza riuscirci). Insieme a lui ci sono Antonio Milo e Michele Pisacane. Particolarissima la vicenda di Vincenzo Scotti, il sottosegretario agli Esteri vicino a questo gruppo. Si tratta del primo (e forse unico) frondista di governo. Raccontano che ieri sia stato a lungo in contatto con Milo, per studiare la possibilità di una nuova componente parlamentare, ovviamente critica nei confronti dell’Esecutivo.

E poi c’è il Senato. A Palazzo Madama i malesseri verso il Cavaliere continuano ad organizzarsi attorno ai due frondisti Beppe Pisanu e Giuseppe Saro, detto Ferruccio. «In questi giorni stanno contattando un sacco di colleghi» racconta preoccupato un senatore berlusconiano. «Alla ripresa dei lavori parlamentari temo che ci possa essere qualche brutta sorpresa per il presidente del Consiglio». 

La fotografia è tratta dall’album di Nela Lazarevic

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