Ferrara: “Game over”. Ma Berlusconi smentisce

Ferrara: “Game over”. Ma Berlusconi smentisce

Tutto ricomincia da dov’era cominciato, tanti anni fa. In famiglia, in azienda. Con Fedele Confalonieri e i figli imprenditori, Marina e Pier Silvio, accanto. E con Giuliano Ferrara a comunicare per lui. Proprio come in quel 1994 in cui tutto cominciò. Berlusconi partì da Milano, alla conquista di Roma, e adesso che tutti lo spingono a cedere il passo è a Milano che torna. Perchè – riferiscono le fonti alla Reuters – “non è ancora convinto di questa scelta”. E perchè azienda, impresa e politica non sono mai state divise ma, al più, due lati della stessa medaglia.

Nella Roma che gli è ostile, ormai, le trattative si fanno senza di lui. I suoi fedelissimi cercano gli ultimi assalti ai parlamentari indecisi o uscenti, per tentare di conquistare i voti che servono – disperatamente – al voto di domani. Ma il clima  è di sfiducia quasi totale. Lo spiega bene uno come Gianni Letta, che in quella Roma esisteva da ben prima che Silvio scendesse in campo. “Anche se cambia il governo manterremo gli impegni con l’Europa”. Un nuovo governo potrebbe avere proprio lui tra i protagonista: magari al vertice, magari al fianco di Schifani. Chissà. Ma le trattative sono iniziate. 

All’ora in cui scriviamo la base per trattare sarebbe questa: un nuovo governo, maggioranza più larga e senza la Lega Nord. “Un governo che nascerebbe non solo senza, ma quasi contro la Lega” raccontano da Roma. Per potere mantenere gli impegni presi in Europa ma anche, forse soprattutto, per procedere in modo unitario – dividendosi oneri, onori e facendo ricadere le colpe su tutti, cioè su nessuno – verso una riforma veloce delle pensioni e magari anche una patrimoniale. Poi, nemici come prima e – chissà con che geometrie – tutti al voto.

Sono, queste, le prime ipotesi convulse che naturalmente, anche dal Colle di Giorgio Napolitano, vengono seguite con partecipe attenzione. Ipotesi tutte da costruire, naturalmente: perchè meno è larga la maggioranza che sosterrebbe un nuovo governo pronto a fare scelte impopolari, e più che quelle stesse scelte risulterebbero dannose, in chiave elettorale. Insomma, la paura è che un esecutivo così duri “il tempo di una notte”.

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