Cannes – Il pericolo ora si chiama Italia. A Cannes le facce dei funzionari del Fondo monetario internazionale (Fmi) sono scure, preoccupate. Sanno che dovranno passare diverse notti insonni se entro domani non arriveranno risposte concrete da Roma. L’idea è quella di un prestito bilaterale, l’unica formula disponibile per Roma in questo momento, dato che l’Europa non ha abbastanza capacità finanziarie per sostenere l’Italia. I rumour parlano di una cifra compresa fra i 55 e i 75 miliardi di euro, uniti a un piano di austerity e una serie di verifiche trimestrali, ma tutto è in divenire, come lasciano intendere i tecnici. Uno di loro ci confessa che le prime ipotesi di un intervento del Fmi sono di metà luglio, quando lo spread fra Btp e Bund continuava a ritoccare i massimi. Con il differenziale di rendimento fra titoli di Stato italiani e tedeschi che ha sfiorato i 460 punti base nella giornata di ieri e con un rendimento dei Btp decennali oltre il 6%, il rischio è che sia troppo tardi.
«O un programma ben articolato, anche a costo di prendere decisioni impopolari, o lo scenario greco è possibile anche per Roma», dice un funzionario dell’istituzione di Washington. Intanto, la Banca centrale europea (Bce) sta continuando a sostenere il debito pubblico di Roma tramite l’acquisto di Btp. L’obiettivo, per ora, è solo uno: mettere in sicurezza l’Italia. Le parole del capo economista dell’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione internazionale (Ocse), Pier Carlo Padoan, continuano a risuonare nella testa di tutti i presenti. «L’Italia non è troppo grande per fallire», ha detto due giorni fa. Il rischio è che si debba sperimentare dal vivo che questo assunto è corretto. L’intervento della Bce tramite il Securities markets programme (Smp), cioè il programma di acquisto di titoli di Stato, ha avuto un effetto positivo durato quindici giorni. Dopo, i rendimenti dei Btp italiani hanno ricominciato la loro ascesa. A Cannes l’opinione comune è che il presidente della Bce, Mario Draghi, continuerà a usare il Smp fino a quando non sarà pronta la rete di sicurezza del Fondo monetario internazionale. Anche oggi l’Eurotower è intervenuta sul mercato secondario per acquistare Btp italiani, cercando di raffreddare gli animi degli investitori, più nervosi che mai dopo una delle peggiori performance dei titoli del Tesoro degli ultimi mesi.
Molto dipenderà dai vertici che si terranno oggi a Roma. Da un lato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha convocato il Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria, che nel primo pomeriggio passerà al vaglio le possibili misure a favore delle banche italiane. Dall’altro, in serata ci sarà il Consiglio dei ministri straordinario che avrà il compito di adottare le misure capaci di tirar fuori l’Italia dal baratro in cui è piombata. A Cannes tutti guardano a Roma con preoccupazione, specie considerando la scarsa credibilità che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha in questo momento. Sulla Croisette un banchiere di un primario istituto di credito tedesco non ha peli sulla lingua: «Berlusconi è già caduto, l’unico che non se n’è reso conto è proprio lui». Il nome per il dopo Berlusconi che circola più insistentemente nella cittadina della Costa azzurra è quello di Mario Monti. A Cannes infatti spopola la “Bocconi connection”, così viene chiamato il particolare assetto che vedrebbe Monti come numero uno di governo tecnico in Italia, supportato da Draghi – non bocconiano, ma con solidi legami a Milano – in Banca centrale europea. Per ora sono solo indiscrezioni, ma la comunità internazionale sembra considerare verosimile un simile scenario.
Nelle sale del Palais des Festivals di Cannes non si parla però solamente di Italia. A tenere banco è anche la decisione del premier greco George Papandreou di indire un referendum, probabilmente entro fine anno, sulla partecipazione della Grecia nell’eurozona. Un funzionario dell’Eliseo si dice infuriato: «Non hanno idea di cosa stanno facendo». Facile capire il motivo. Le banche transalpine sono le più esposte ai titoli ellenici, circa 65,279 miliardi di dollari, secondo i dati della Banca dei regolamenti internazionali (Bri). Anche per questa ragione il presidente francese Sarkozy alle 17 ha incontrato il presidente cinese Hu Jintao. Sul piatto, spiegano fonti diplomatiche d’oltralpe, c’era il possibile intervento di Pechino nel fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf), la cui dotazione dovrà essere aumentata in base agli accordi del Consiglio europeo del 26 ottobre scorso. Non è un caso che domani Sarkozy vedrà il presidente americano Barack Obama e il primo ministro indiano Manmohan Singh. L’Europa è sull’orlo dell’abisso e ci vuole il supporto di tutti per evitare il peggio.