Era bastato un piccolo emendamento al decreto milleproproroghe e il gioco era di nuovo fatto. Ancora una volta i partiti si erano dimostrati molto indulgenti verso le proprie colpe. E con poche parole in un comma (autori dell’emendamento Gianclaudio Bressa del Pd e Gioacchino Alfano del Pdl) avevano cancellato le supermulte per le affissioni abusive dei manifesti elettorali. Una cifra stimata attorno ai 100 milioni di euro per il solo 2011 dai Radicali, che si erano opposti (unici assieme all’Idv) e che avevano anche protestato davanti a Montecitorio. I condoni vanno avanti dal 1996 e le sanzioni non riscosse dagli enti locali in questi anni ammonterebbero a circa un miliardo e trecento milioni.
Per il 2011 i partiti si erano portati addirittura avanti, sanando le infrazioni future: fino al 29 febbraio prossimo. I responsabili avrebbero dovuto pagare appena mille euro per provincia.
Ecco l’emendamento:
All’articolo 42-bis del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009 n. 14, sono apportate le seguenti modificazioni:
al comma 1 le parole “fino alla data di entrata in vigore del presente decreto” sono sostituite dalle seguenti: “fino al 29 febbraio 2012”;
al comma 2 le parole “entro il 30 settembre 2009 sono sostituite dalle seguenti: “entro il 30 settembre 2012” e le parole “31 maggio 2010” sono sostituite dalle seguenti: “31 maggio 2012”.
E l’articolo che prevedeva la sanatoria:
Art. 42-bis. Disposizioni per la definizione di violazioni in materia di affissioni e pubblicità
Le violazioni ripetute e continuate delle norme in materia di affissioni e pubblicità commesse nel periodo compreso dal 1° gennaio 2005 fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, mediante affissioni di manifesti politici ovvero di striscioni e mezzi similari, possono essere definite in qualunque ordine e grado di giudizio, nonché in sede di riscossione delle somme eventualmente iscritte a titolo sanzionatorio, mediante il versamento, a carico del committente responsabile, di una imposta pari, per il complesso delle violazioni commesse e ripetute, a 1.000 euro per anno e per provincia.