Nel New England del XVII secolo le donne adultere erano obbligate a cucire sugli abiti, all’altezza del petto, una lettera scarlatta. Una punizione infamante e al tempo stesso un segno di riconoscimento. A Montecitorio, nel XXI secolo, per individuare i deputati della Lega Nord fedeli a Roberto Maroni basta guardare un po’ più in basso. Sotto i polsini della giacca, dove spesso spunta un braccialetto. Non è scarlatto, come nel celebre romanzo di Hawthorne, ma bianco.
Sul dorso c’è una piccola scritta in caratteri neri: «Barbari sognanti». Una parola d’ordine per i fedelissimi dell’ex ministro dell’Interno. A usare per primo quel termine era stato proprio Maroni, nel giugno scorso. Intervenuto sul sacro prato di Pontida, così si era rivolto al popolo padano. Da quel giorno la frase è diventata una bandiera. Meglio, un marchio di fabbrica. Ostentato tra i parlamentari – e non solo – per distinguersi dal Cerchio Magico del capogruppo Marco Reguzzoni.
A difendere la paternità di quel nome è lo stesso Roberto Maroni, in un’intervista a Panorama oggi in edicola. Svelandone l’etimologia. «Sono un barbaro sognante – le sue parole al settimanale – È una metafora presa in prestito dallo scrittore irredentista triestino Scipio Slataper. Morì nella battaglia del Podgora, durante la prima guerra mondiale. Ma prima riuscì a scrivere un breve e spirituale romanzo, il mio Carso».
Dalla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa natalizia, le piccole lettere scarlatte maroniane si aggirano per Montecitorio. Per individuarle basta fare una passeggiata in Transatlantico. I braccialetti bianchi saltano subito all’occhio. C’è chi lo ostenta, chi lo nasconde sotto la manica della camicia. In molti, per evitare problemi, preferiscono non indossarlo. Il triestino Massimiliano Fedriga ne sfoggia addirittura due. Assieme a quello di ordinanza maroniana ne ha un altro, di colore verde. «Nessuna appartenenza particolare – risponde con un sorriso a chi gli chiede spiegazioni – sono solo due simboli della Lega Nord».
Anche Pierguido Vanalli, il deputato padano sindaco di Pontida, preferisce smentire la storia. Braccialetto bianco sulla mano sinistra, dà la sua versione davanti alla buvette: «Ma no, è solo un regalo di Natale», spiega. Chissà perché, però, ce l’hanno solo i deputati considerati vicini a Maroni. «Secondo me è un puro caso» liquida la questione Vanalli. Il deputato romagnolo Gianluca Pini è meno diplomatico. Davanti alla richiesta di mostrare il polso, il deputato (uno dei fedelissimi dell’ex titolare del Viminale) risponde con orgoglio: «Sì, il braccialetto dei barbari sognanti ce l’ho anche io. Ce li ha regalati a tutti Paolo Grimoldi (deputato milanese e leader dei giovani padani, ndr).». Insomma, sta diventando un segno di riconoscimento per i maroniani? «No, sta diventando un segno di onestà», spiega Pini. Altra coincidenza: proprio di «Lega degli onesti» aveva parlato la settimana scorsa Roberto Maroni, dopo le polemiche sul mancato arresto del Pdl Nicola Cosentino.
Indossa il braccialetto Emanuela Munerato, la leghista operaia che durante il voto di fiducia sulla manovra si era coraggiosamente presentata in Aula in tenuta da lavoro. Avvistati con il segno di riconoscimento maroniano anche giovani parlamentari Nicola Molteni e Davide Cavallotto. E mentre nel partito lo scontro interno sembra evolvere in favore dell’ex ministro dell’Interno, con tanto di oncoronazione di Bossi, i deputati leghisti continua a essere in conflitto.
In Parlamento l’ennesimo screzio tra “maroniani” e “reguzzoniani” risale a poche ore fa. Stavolta il pretesto è la mozione di sfiducia individuale al ministro Corrado Passera, presentata dal gruppo martedì. Le firme raccolte dal capogruppo – necessarie per presentare il documento – non sarebbero state raccolte correttamente. A denunciare la vicenda sono alcuni deputati vicini all’ex ministro dell’Interno. Giovanni Fava, ad esempio, che intervenendo in una nota trasmissione tv ammette di non essere a conoscenza del contenuto della mozione, nonostante la sua firma risulti tra quelle dei proponenti. Nel pomeriggio di ieri tocca a Gianluca Pini: «La mia firma non c’è, io non l’ho messa. Nessuno mi ha informato. Questa vicenda forse conferma che occorre procedere al rinnovo del capogruppo». In serata lo scontro. La risposta del Cerchio magico è affidata al deputato Marco Desiderati, che non esita definire «ridicola» la reazione dei maroniani.