Il Pd pugliese può tirare un sospiro di sollievo. Alle primarie di coalizione di Taranto – dove tra pochi mesi si voterà per il rinnovo dell’amministrazione cittadina – il partito salverà la faccia. Nessun nuovo caso Genova (o Cagliari, Milano, Napoli…). Stavolta il candidato democrat non sarà sconfitto dall’avversario di Sel. La strategia dei vertici del Partito democratico è semplice ed efficace: le primarie non si faranno. Il Pd sosterrà direttamente l’esponente di Sel, il sindaco uscente Ippazio Stefàno. Con buona pace di tanti militanti tarantini che nei giorni scorsi avevano chiesto di organizzare la competizione elettorale.
Certo, Stefàno è un sindaco benvoluto da tutti. Il sindaco che negli ultimi cinque anni ha tirato fuori la città dal dissesto finanziario. Medico pediatra «è uno che ha curato i bambini di mezza Taranto» raccontano. Soprattutto, ha bene amministrato la città, chiamando in giunta anche alcuni esponenti del Pd. Abbastanza perché il principale partito italiano – almeno stando agli ultimi sondaggi – rinunci a proporre un suo uomo? In realtà per i dirigenti democrat Stefàno è anche un avversario che fa paura. Cinque anni fa, in un inedito ballottaggio tutto interno al centrosinistra, si impose sul candidato sostenuto da Ds e Margherita Gianni Florido. Sfiorando l’80 per cento dei consensi. «E anche stavolta – spiegano da Sel – avrebbe stravinto».
Eppure a Taranto c’è chi continua a chiedere le primarie. Circa sei mesi fa alcuni militanti del Pd hanno dato vita a un comitato. Raccogliendo diverse migliaia di firme. Passano le settimane e si trova anche il candidato da opporre a Stefàno. È Michelle Pelillo, assessore regionale al Bilancio. Il Pd tarantino appoggia la scelta delle primarie di coalizione e fissa anche la data delle elezioni: il 4 marzo. In concomitanza con le primarie di Palermo e L’Aquila.
Ma il sindaco vendoliano non ci sta. Stefàno si rifiuta di correre alle primarie. «Perché mi volete mettere di nuovo in discussione?» chiede ai vertici di Sel. «Effettivamente su questo argomento si è un po’ irrigidito» ammettono anche i suoi compagni di partito. In difesa del primo cittadino interviene anche Nichi Vendola. «Le primarie a Taranto non servono – spiega qualche tempo fa il governatore pugliese – si deve ricandidare il nostro uomo». Nel Pd qualcuno si stupisce. Ma non era Vendola a chiedere le primarie sempre e comunque? Un dirigente di Sel spiega: «La nostra posizione è sempre stata chiara. Lavoriamo per organizzare le primarie ovunque. Ma dove c’è un sindaco uscente di centrosinistra puntiamo su di lui». Eppure a Genova non è andata così. Tanto che il candidato vendoliano Doria ha soffiato il posto alla prima cittadina Marta Vincenzi. «Mi spiace – continua il dirigente di Vendola – ma in Liguria l’autogol l’ha fatto il Pd. Noi eravamo pronti a sostenere la Vincenzi. Sono stati loro a candidare un avversario interno (la senatrice Roberta Pinotti, ndr). Solo allora abbiamo deciso di partecipare anche noi alle primarie».
Dopo un lungo braccio di ferro tra i vertici del Pd pugliese, l’ultima parola sulla vicenda tarantina viene presa a Roma. Stando alle indiscrezioni che girano, sempre più insistenti, sembra che il Partito democratico sosterrà il candidato di Sel, rinunciando alle primarie. Troppo alto il rischio di rompere l’alleanza con Vendola. A Taranto, ma non solo. Qualche dirigente imbarazzato ammette: «È quasi certo, alla fine le primarie non si faranno». Il primo a prendere atto della decisione e a fare un passo indietro è Michele Pelillo. Dopo un recente confronto con Vendola, qualcuno aveva ipotizzato che la sua rinuncia a correre per la poltrona di sindaco sarebbe stata ricompensata con un posto da vicepresidente della Regione. Un’ipotesi tutta da dimostrare, che da Sel smentiscono con convinzione. «Non c’è stata nessuna ricompensa – chiarisce un dirigente – quella del Pd è stata solo una scelta di buonsenso».