Como, l’assessore Colombo muove guerra ai piccioni

Como, l’assessore Colombo muove guerra ai piccioni

Per i piccioni sarà una primavera di sangue, pare. Perché il corso promosso dalla Provincia di Como per eliminare i piccioni «ha infatti abilitato ottanta cacciatori a sterminare a colpi di doppietta i colombi che atterrano per cibarsi dentro le aziende agricole», denuncia l’Associazione italiana difesa animali e ambiente. L’assessore alla Caccia, Mario Colombo (non è uno scherzo), ha provato a rassicurare gli animi, fornendo una descrizione del piano di battaglia: «Evidentemente ci saranno abbattimenti, ma lo scopo di questo intervento è anche dissuasivo. Speriamo che gli uccelli, venendo continuamente disturbati dalla presenza umana, decidano di allontanarsi dai campi almeno fino a quando i semi saranno germogliati».

Piccioni o colombi, alla fine per molti sono lo stesso animale. Si infilano ovunque, appena vedono una piazza piombano come Stuka, i bombardieri tedeschi in picchiata della Seconda guerra mondiale. E lasciano il segno del loro passaggio. Sulle macchine o sotto i porticati, per non parlare dei campanili delle chiese: da tempo i parroci sono in guerra contro questi volatili, peggio del serpente del peccato originale, avvalendosi di tecniche moderne come le reti che trasmettono scariche elettriche per stecchirli o di consuetudini collaudate, quali le imprecazioni. Tra le leggende che popolano l’immaginario collettivo – prima fra tutte quella per cui i piccioni o i colombi stiano progettando di conquistare il mondo – c’è quella di gatti addestrati per essere spediti in trincea, vagando tra i tetti e muovendosi furbescamente nel guano che letteralmente grava sulla cupola o l’abside. Non sarà una guerra santa, ma non è nemmeno tanto profana.

Stavolta si passa direttamente alle armi, per proteggere i raccolti dato che la primavera è arrivata e si procederà alle semina. Un’usanza che riporta la memoria ai tempi degli spaventapasseri che non esistono più come le mezze stagioni: si piantavano quattro legni nel terreno, si vestivano di stracci dando loro sembianze umane e si pregava bestemmiando perché gli uccellini non facessero danni. Ma i piccioni (o i colombi) sono tosti, non si lasciano fregare così facilmente e il modo migliore per disfarsene è abbatterli con la contraerea. Sono arrivati i cecchini in città. Ottanta addetti dall’occhio calibrato e il grilletto morbido, dal momento che per eliminare un piccione occorre pazienza, sagacia e destrezza: quando questi nuovi esemplari di Messerschmitt Bf 109 o Spitfire non si muovono all’aperto (e tocca prenderli al volo), vanno sorpresi alle spalle, rasentando i muri dei fienili o dei silos o appostandosi nei pressi degli alberi senza farsi beccare. Mai tenere il fucile in bella mostra: non sono dei cretini.

I contadini non hanno bisogno dei via libera istituzionali. A mezzodì il lavoro è in pausa pranzo, danno un’occhiata fuori dalla finestra, con l’aia invasa dal silenzio e vedono le ambite prede in fila, una accanto all’altra, nei pressi della montagna di chicchi di mais destinati alla macinazione e diventar farina. I casi sono due: si imbraccia il fucile e si spara il colpo d’avvertimento in aria. Oppure si prende la mira e si punta ai due piccioni con una fava: stenderne uno direttamente e nello stesso tempo far scappare i soci. Che torneranno a gravitare in zona in pochi istanti: a quel punto, suggeriscono i cosiddetti esperti di lasciare il corpo del nemico a terra come segno di avvertimento per gli altri. Se poi c’è un gatto nei dintorni, basta dare un’occhiata a quello che rimane della carcassa per rendersi conto di quanti chicchi di mais avesse già ingoiato. Quando piove o cala la nebbia, i perfidi si nascondono sotto i tetti, nell’oscurità e non escono allo scoperto. Il modo migliore per non dare loro tregua è di pedinarli, con una carabina che spara pallini di metallo senza far rumore e agire con estrema cautela per non farsi scoprire. Una volta affinata l’arte, è come un plotone di esecuzione: fuori uno, fuori due, fuori tre e via così.

Il Wwf si è domandato perché proprio con l’arrivo della bella stagione, quando colombi e piccioni si riproducono e hanno piccoli da sfamare, la Provincia di Como abbia adottato tali provvedimenti: dopo tutto, il problema persisterà per tutta l’estate e l’autunno. Cinicamente, non c’è occasione migliore: fabbricando il nido, la femmina usa solo paglia e ramoscelli, ma questo viene utilizzato più volte e non ripulito dal guano accumulato dai pulcini: così il nido diventa un ammasso di rifiuti organici che ingoia tutto, comprese le uova non schiuse. Le scarse condizioni igieniche dell’ambiente contribuiscono ad un’elevata mortalità annua dei pulcini, fino al 90 per cento.

Per fortuna, dato che i piccioni (o colombi) sembrano in grado di riprodursi più velocemente dei conigli. Tanto vale sfruttare il momento per aumentare la percentuale di caduti. In attesa della controffensiva alata, appoggiata da quelli che tutelano l’ecosistema e rinnegano se stessi quando la mattina vedono le loro auto bombardate dal passaggio di Fortezze volanti.  

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