Gianfranco Fini fa l’americano

Gianfranco Fini fa l’americano

Probabilmente ci sarà anche qualcuno che si chiederà che fine abbia mai fatto il nostro presidente della Camera. Da salvatore della patria a illustre sconosciuto, il passo è troppo breve persino per uno come lui. Il 14 dicembre sembra ieri. Evidentemente i tempi non erano ancora maturi. Invece di Monti-Passera-Fornero ci saremmo trovati con la trojka Fini-Bocchino-Perina. E forse, in tutta onestà, non avremmo retto.
Ma torniamo al presidente della Camera. Nessuno ne parla. L’altro giorno è finito sui giornali grazie a Mattia Feltri che, prendendolo un po’ in giro sulla sua vocazione a essere numero due (ieri di Berlusconi, oggi di Casini), almeno lo ha riportato sulle pagine della politica. E di questi tempi è tutto grasso che cola. E proprio mentre ci stavamo chiedendo che fine avesse fatto, ecco che nella notte lo abbiamo visto, fulgido, in un equilibrato servizio del Tg2 sulla sua visita negli Stati Uniti in occasione dell’Aipac (American Israel Public Affairs Committee), la più influente lobby americana trasversale filo-israeliana. Il servizio ci informa che dopo Monti, Fini è stato il primo rappresentate italiano ricevuto da Barack Obama, conferendo così al tour un rigore istituzionale su cui preferiamo non sbilanciarci. Almeno, guardando il leader di Futuro e libertà in tv ci siamo quantomeno rasserenati.

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