C’era pure Costantino Passerino all’ultimo di Meeting di Comunione e Liberazione di questa estate a Rimini. Arrestato venerdì insieme con Antonello Simone e altre quattro persone per associazione a delinquere e il sospetto di riciclaggio, l’ex direttore generale della Fondazione Maugeri aveva partecipato il 26 agosto a un incontro sui modelli organizzativi degli ospedali lombardi: al suo fianco Carlo Lucchina direttore generale della sanità al Pirellone. Basta questo dettaglio per capire come l’ultimo filone d’inchiesta della procura di Milano sui fondi neri del settore sanitario in Lombarda rischia di fare male soprattutto al cuore di Comunione e Liberazione.
Nello specifico alla Compagnia delle Opere, braccio economico e operativo di Cl, il movimento fondato da Don Luigi Giussani che vede nel governatore lombardo Roberto Formigoni e nel vicepresidente alla Camera Maurizio Lupi i suoi punti di riferimento in politica. Anche per questo motivo traballano i vertici lombardi della Cdo, dal presidente in Lombardia Antonio Intiglietta fino a Massimo Ferlini, numero uno della sede di Milano: i due avrebbero già presentato le dimissioni. I due sono molto amici e vantano un passato nella sinistra. Il primo in Lotta Continua avrebbe addirittura una lettera di dimissioni già pronta per dimettersi da tutte le cariche rilevanti nella galassi della Cdo; il secondo, ex del Pci, difficilmente potrà chiamarsi fuori.
Del resto, lo scandalo della Fondazione Maugeri è pari secondo i magistrati «a 8 volte» quello dell’Ospedale San Raffaele. Gli inquirenti sospettano che a partire dal 2000 fino al 2011, sia stata sottratta e trasferita all’estero «un importo ancor più allarmante» dei 56 milioni ipotizzati e «vicino ai 70 milioni di euro». Un pozzo senza fondo che investe in pieno uno dei settori più redditizi in Lombardia, quello della sanità con la sua rete di imprese che ci lavorano, spesso iscritte proprio alla Compagnia delle Opere. E il meccanismo non avrebbe riguardato solo la Fondazione di Pavia, ma molte altre imprese in quel settore.
A sostenerlo è la gola profonda Giancarlo Grenci, l’uomo di fiducia di Pierangelo Daccò, il procacciatore d’affari arrestato assieme a Simone già coinvolto nello scandalo San Raffaele. Grenci, fiduciario svizzero di Daccò, ha descritto il ruolo di Simone quale beneficiario assieme allo stesso Daccò delle somme, per l’accusa, sottratte alla Fondazione tramite i pagamenti di contratti per consulenze «fantasma» stipulati direttamente, o tramite società interposte, con Daccò. «Ovviamente – ha proseguito Grenci – quando mi riferisco a Fondazione Maugeri intendo tutte società che, nell’interesse di Maugeri, hanno versato denaro a Daccò. Preciso anche che, oltre ai trasferimenti immediatamente riferibili a Simone o sue società vi sono a mio avviso anche altre società rispetto alle quali Simone aveva degli interessi cioè era un socio di fatto».
Tutto ruota sempre intorno a Daccò, già rinchiuso nel carcere di Opera per il crack del San Raffaele e – secondo i pm – punto di incontro degli interessi del presidente Umberto Maugeri e di Passerino: nel corso degli ultimi 10 anni, con l’aiuto di collaboratori e consulenti «di loro fiducia», in particolare Gianfranco Mozzali e Claudio Massimo (anche loro in carcere) «hanno instaurato una sistematica collaborazione con Daccò .
Con il presunto drenaggio di denaro dalle casse della Fondazione Maugeri, insomma, sostiene l’accusa, sarebbero stati costituiti «immensi ‘fondi nerì, tuttora a disposizione» degli indagati, e «destinati sia ad ulteriori attività illecite sia ad operazioni economiche, immobiliari e finanziarie». Lo ipotizzano i pm di Milano in un passaggio degli atti dell’indagine. Dalle carte risulta che Simone, «consapevole della provenienza delittuosa delle somme trasferite dalle società di Daccò», oltre ad aver confermato le ricostruzione di Grenci (nell’interrogatorio dello scorso 3 febbraio e nelle dichiarazioni spontanee di qualche giorno prima), avrebbe compiuto, quindi, «operazioni di riciclaggio su somme provenienti dalla Fondazione Maugeri per circa 10 milioni di euro».
«Le cose che stanno emergendo riguardano integralmente aziende private e rapporti tra privati. Non un euro è stato distratto da fondi della Regione né dello Stato», dice Formigoni al Tg3 in merito all’inchiesta. E interpellato sui numerosi episodi che coinvolgerebbero la Lombardia, Formigoni ha detto: «Sia la Maugeri che il San Raffaele sono realtà con succursali in tutta Italia, istituti d’eccellenza, perché bisogna dirlo. Quindi semmai è qualcosa che riguarda l’Italia. Certo guardo con preoccupazione a questi fenomeni, inaccettabili da qualunque parte si guardi; ma ho la coscienza pulita sul fatto che Regione non poteva fare di più. Sono i prefetti che controllano i bilanci delle fondazioni, non la Regione né lo Stato». Intanto oggi due assessori sono cambiati, ma il governatore non molla.
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La replica della direzione della Compagnia delle Opere
“Compagnia delle Opere di Milano e Federazione Lombarda CDO comunicano che non vi è nulla di vero nella ricostruzione fatta da Linkiesta nell’articolo pubblicato il 16 aprile che collega l’Associazione alle indagini in corso.
Nessuno ha intenzione di dimettersi.
L’unica carica in scadenza da statuto è quella del Presidente di CDO Milano, per la quale il percorso di avvicendamento è già avviato da mesi.
L’attuale presidente di CDO Milano, Massimo Ferlini, in carica dal 2000, rimarrà comunque membro dell’Esecutivo Nazionale di Compagnia delle Opere e non ha alcuna intenzione di far venire meno il proprio impegno nell’Associazione.”