Nascono e muoiono nuove maggioranze alla Camera. Tutte, rigorosamente, attorno ai discussi provvedimenti sulla giustizia. Solo due giorni fa il Popolo della libertà era riuscito a modificare la riforma del falso in bilancio con l’aiuto del Terzo polo (e il sostegno del governo, favorevole all’emendamento pidiellino grazie a una presunta svista del sottosegretario Salvatore Mazzamuto). Oggi il Pd si impone nella trattativa sul disegno di legge anticorruzione, grazie all’accordo con Idv, Futuro e Libertà e all’astensione dell’Udc. Intanto la maggioranza che sostiene il governo Monti torna a incrinarsi. Con il vertice tra Pd, Pdl, Terzo polo e il ministro della Giustizia Paola Severino che viene cancellato all’ultimo momento.
È il bilancio di una tesa giornata di confronto parlamentare andata in scena nella sala del Mappamondo di Montecitorio, dove si sono riunite le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Una trattativa sul ddl anticorruzione voluto dal Guardasigilli Severino – appena sbarcata in Italia dagli Stati Uniti – difficile, come previsto. Iniziata con l’ennesimo tentativo di ostruzionismo da parte dei deputati berlusconiani e conclusa con l’approvazione di un sub emendamento Pd che aumenta le pene per i reati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Una modifica sostanziale, che rischia di «togliere razionalità al sistema», come spiega con qualche preoccupazione il ministro Severino.
Il governo Monti non sembra a rischio. Ma la maggioranza che lo sostiene subisce un altro colpo. Poco fa il Guardasigilli ha provato a smontare le polemiche. Nessuno smottamento del fronte che appoggia l’esecutivo, ha assicurato. Solo normale dialettica politica. «La giustizia è una palestra di cose difficili, ma vedo la volontà di non arrivare a una spaccatura».
Sarà. Intanto l’atteso confronto tra maggioranza e governo salta. Complici le polemiche che hanno accompagnato la giornata parlamentare. Nel primo pomeriggio i deputati berlusconiani ripropongono la strategia di martedì scorso: tanti interventi fiume con l’obiettivo di rallentare i lavori (così denuncia il centrosinistra). Due giorni fa, in un’ora e mezza di seduta, la commissione era riuscita a votare un solo sub-emendamento.
Il 28 maggio il provvedimento anticorruzione arriverà in Aula. Insieme alla proposta di legge sul falso in bilancio. L’obiettivo dei pidiellini sembrerebbe essere quello di portare all’esame della Camera il testo nella sua versione originaria. Così come era stato pensato dall’ex titolare della Giustizia Angelino Alfano – senza i reati di traffico di influenze e corruzione tra privati, ma anche con minori tempi di prescrizione per il reato di corruzione – prima delle modifiche volute dal ministro Severino.
Per evitare questo scenario, nel pomeriggio i deputati di Idv e Udc decidono di ritirare tutte le proprie proposte di modifica. Mentre la Lega Nord propone addirittura, ipotesi prevista dal regolamento, di chiudere il dibattito e passare subito al voto. Alla fine si decide per la sospensione dei lavori. Una pausa proposta dal pidiellino Enrico Costa finalizzata a un vertice informale tra tutti i partiti. Necessario per «esaminare la situazione» e trovare un accordo sul proseguimento dei lavori.
Alla riapertura della seduta la maggioranza va in pezzi. L’emendamento del Pd che modifica il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio – portando le pene minime da tre a sette anni e le massime da quattro a otto – passa con i voti di Idv e Fli e l’astensione di Udc e Lega. Un documento che lo stesso ministro Severino aveva chiesto di accantonare per evitare scontri e polemiche tra partiti. Le reciproche accuse tra Pd e Pdl fanno saltare il vertice di maggioranza in programma. Sull’alleanza Pd, Pdl, Terzo polo resta un interrogativo. Almeno fino a martedì prossimo, quando le commissioni Giustizia e Affari Costituzionali torneranno a riunirsi.