Per il ministro Elsa Fornero potrebbero essere gli ultimi giorni al governo. Gli ultimi cinque, per la precisione. Quelli che mancano al voto sulla mozione di sfiducia individuale presentata alla Camera da Lega Nord e Italia dei Valori. Martedì inizierà la discussione generale, mercoledì Montecitorio si esprimerà sulla responsabile del Welfare. Eppure, numeri alla mano, è molto difficile che il documento possa trovare il consenso della maggioranza dell’Aula. E questo nonostante la diffidenza – talvolta insofferenza – che gran parte del mondo politico italiano sembra vivere nei confronti dell’esponente di governo.
Invidia nei confronti di un ministro che sta rivoluzionando la scena politica? Forse. Fatto sta che due settimane fa, quando il deputato leghista Massimiliano Fedriga ha provato a raccogliere le sottoscrizioni a sostegno della mozione di sfiducia, il risultato è stato raggiunto in pochi minuti. Il tempo di una passeggiata in Transatlantico e le 63 firme previste dal regolamento facevano bella mostra su un paio di fogli. Deputati del Carroccio, dell’Italia dei Valori e persino qualche pidiellino. «Ma quasi tutti quelli che ho avvicinato – racconta Fedriga – erano pronti a firmare. Se non l’hanno fatto è stato solo perché gli è stato vietato dai vertici dei loro partiti».
Erano i giorni della polemica sugli esodati. Dello scontro tra il ministro Fornero e l’Inps sul numero reale dei lavoratori finiti senza stipendio e senza pensione. Ennesimo pretesto per tanti parlamentari per alzare la voce contro il governo. Esponenti del Pdl, in linea con le recenti uscite anti-Monti del Cavaliere. E sorprendentemente, in quell’occasione, anche del Pd. Tanto che una decina di deputati del Partito democratico aveva persino scritto una lettera a Mario Monti per chiedere «un immediato e fermo intervento nei confronti degli atteggiamenti non più tollerabili (e non certo da oggi) del ministro Elsa Fornero».
Ieri a Montecitorio è stata approvata, non senza difficoltà, la riforma del mercato del Lavoro. Votata velocemente, in tempo per il Consiglio europeo. Un provvedimento destinato a creare ancora qualche polemica, dato che a breve il governo dovrà correggere il testo seguendo le indicazioni di Pd e Pdl (un passaggio in cui si rischia un serio scontro anche all’interno dell’esecutivo, dato che il ministro Passera avrebbe rifiutato la disponibilità di accogliere le correzioni nel “suo” decreto sviluppo). Dopo tanti mugugni, la conferma dello scontento parlamentare nei confronti della riforma si è avuta in serata, al momento dell’approvazione finale. Quando quasi la metà dei pidiellini – 87 su 209 – ha disertato il voto.
Come se non bastasse, il ministro Fornero è finita al centro delle polemiche per l’intervista al Wall Street Journal. A creare il caso l’affermazione sul mancato diritto al posto di lavoro. Attacchi, smentite, correzioni. «Ecco perché mercoledì siamo sicuri di poter raccogliere diversi voti a sostegno della nostra mozione» raccontano dalla Lega. Meno convinti tanti parlamentari del Pdl. Certo, il rischio di numerose defezioni in Aula è concreto. Probabilmente i deputati berlusconiani che non hanno votato le ultime fiducie al governo Monti nemmeno si presenteranno. Ma quasi tutti assicurano che il ministro Fornero non rischia il posto.
«La dichiarazione di ieri sul diritto al lavoro è stata meravigliosa – racconta il Pdl Giorgio Stracquadanio – secondo me con quell’intervista la Fornero si è conquistata anche qualcuno tra noi». Molti non hanno ancora deciso come votare: «Ci sto pensando» ammette al telefono il vicecapogruppo ex An Maurizio Bianconi. Ma le quotazioni del ministro sembrano crescere. «È vero – racconta il pidiellino Carlo Ciccioli – ci sono diverse criticità per i contenuti proposti dal ministro. Ma personalmente sto sviluppando una simpatia personale per il personaggio. E non sono l’unico nel mio partito. Quanto meno è una che ci mette sempre la faccia, con coraggio».
In vista di mercoledì il ministro può contare su altre due rassicurazioni. La prima è legata alla storia repubblicana. In quasi quindici votazioni – non prevista dalla Costituzione, la mozione di sfiducia individuale ha preso piede negli ultimi vent’anni – è stato sfiduciato solo un esponente di governo. Il Guardasigilli Filippo Mancuso, nel 1995. Non solo. Elsa Fornero non avrà neppure il pensiero dei franchi tiratori. In questa occasione il voto segreto non è previsto. Per dichiarare la propria fiducia – o meno – al ministro, i deputati dovranno sfilare sotto il banco della Presidenza. Dichiarando a voce alta la propria decisione.
Saranno decisive le indicazioni dei partiti. Gli uffici del gruppo Pdl alla Camera hanno già iniziato a contattare i deputati, si chiede la presenza di tutti in vista del voto di mercoledì. Segno che non sono in preparazione sgambetti all’esecutivo. E aesso, inoltre, dopo l’accordo di Bruxelles anche i più scontenti di Elsa dovranno adeguarsi. «Certo che sfiduciare uno dei principali ministri del governo – sorride il primo firmatario della mozione Fedriga – sarebbe un bel segnale da dare a Palazzo Chigi». Ma è difficile che un partito – specie il Pdl – possa prendersi la responsabilità di una crisi di governo. Un berlusconiano spiega: «Se il Professore porta a casa qualcosa, e la porterà, tutte le polemiche saranno rinviate».