Quando si pensa ai filosofi di solito si immaginano uomini barbuti e pensosi, che preferiscono stare lontani dal centro dell’azione. Hans Jonas è una persona, prima che un filosofo, che quasi sicuramente preferiva meditare e riflettere, ma che quando fu il momento di agire non si tirò indietro.
Tedesco di origini ebraiche, naturalizzato americano, Jonas è un allievo di Heidegger. Nato nel 1903 a Mönchengladbach, scappa dalla Germania all’avvento nel nazismo ed emigra prima in Inghilterra e poi in Palestina. Combatte come volontario durante la seconda guerra mondiale, partecipando alla liberazione dell’Italia e ai combattimenti finali in Germania. Prende parta anche alla guerra di indipendenza israeliana del 1948, e in Israele inizia la sua carriera di docente alla “Hebrew University” di Gerusalemme. Più tardi si trasferisce a New York, dove vive fino alla morte nel 1993.
L’opera “Il principio di responsabilità”, la più nota, è del 1979. Qui l’autore si interroga sull’evoluzione tecnologica che, per la prima volta nella storia, dà all’uomo il potere di distruggere l’intera umanità e forse l’intero pianeta. La consapevolezza di questo potere deve portare a una maggiore responsabilità (l’Uomo Ragno non ha inventato nulla), e Jonas arriva ad enunciare un nuovo imperativo categorico per il nostro presente: «agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza della vita umana sulla terra».