Nell’intervista di Marco Travaglio a Beppe Grillo pubblicata sul Fatto Quotidiano di oggi, vengo chiamato in causa.
Anche io non voglio parlare male di Beppe, siamo amici da tanti anni (aiutò molto le battaglie ambientaliste nella mia città, contro inceneritore e turbogas, cui ho contribuito quale esponente di Medicina Democratica) e gli sono riconoscente per il cambiamento che sta producendo nel nostro paese, tuttavia vi chiedo cortesemente di pubblicare questa mia replica ad alcune non – verità da lui dette sulla mia persona.
È vero: nel 2009, quando Progetto per Ferrara decise di farsi certificare dal Blog di Grillo come lista civica a Cinque Stelle, il MoVimento non era ancora nato. Ma questo vale per molte altre liste che ancora oggi fanno parte del movimento. Inoltre Beppe avrà sicuramente dimenticato di aver concesso l’uso del simbolo alla lista MoVimento 5 Stelle Emilia Romagna per le elezioni del 2010, alle quali io ed altri tre appartenenti a Progetto per Ferrara eravamo candidati. Glielo ricordo volentieri.
Cosa vuol dire aver la “testa a forma di partito”? Beppe afferma che faccio politica da troppo tempo. In realtà è facile constatare dal mio curriculum vitae, da sempre pubblicato sul nostro sito, che ho iniziato a fare politica alla fine del 2008, proprio fondando la lista civica poi certificata da Beppe, a parte una parentesi di pochi mesi negli anni ‘70 come consigliere di circoscrizione per il PCI. Con questi parametri di espulsione quanti rimarrebbero dentro il Movimento?
Non ho mai fatto riunioni in cui io abbia parlato di “organismi interni, cariche e strutture verticali”. Al contrario ho promosso giornate sulla Democrazia Diretta, che proprio Beppe ha contrastato, con me al telefono, mai pubblicamente. Quella Democrazia Diretta che ora lui promuove tutti i giorni sui media.
La mia non-iscrizione al MoVimento 5 Stelle è certamente la sua amnesia più grande. Basta intervistare gli eletti ed attivisti dell’Emilia Romagna. Emergerebbero decine di riunioni cui ho partecipato per la campagna elettorale regionale del 2010 (candidato del movimento 5 Stelle Giovanni Favia); centinaia di mail con lo staff di Grillo come eletto del movimento 5 Stelle; partecipazioni alle riunioni nazionali per gli eletti, convocate da Casaleggio a Milano. A due di esse mi è stato chiesto di relazionare sul ruolo del consigliere comunale, sui bilanci e sull’acqua pubblica.
Se qualcuno ha diviso il Movimento non sono stato io, bensì chi ha scritto i post della nostra espulsione. Noi di Progetto per Ferrara, come molti altri, abbiamo sempre cercato di dare attuazione al Non Statuto, con particolare attenzione alla democrazia interna. Ma Beppe non ha voluto seguirci, al contrario ci ha sempre osteggiato. Non so perché. Forse non gli interessa dare l’esempio.
Anche sul rapporto con Pizzarotti non dice la verità: con lui e non solo hanno parlato sia Beppe che Casaleggio, minacciando che si sarebbero tirati indietro dal MoVimento, qualora Federico avesse nominato me Direttore Generale a Parma.
Ora faccio io una domanda a Beppe.
Anche se fosse vero quello che dice di me, perché ha espulso tutti i ragazzi della lista Progetto per Ferrara e tutti quelli della Lista di Cento?
Beppe ha chiaramente preso un abbaglio, non so chi lo abbia consigliato. Potrebbe bastare un “ho sbagliato, mi dispiace”, sbagliare è umano, ma, mi ha confermato sempre al telefono, non lo farà mai per evitare una “figura di merda” [cit.].
Colgo l’occasione per rilanciare la disponibilità delle liste di Ferrara e Cento, da sempre offerta, ad un confronto con Grillo e Casaleggio in un’assemblea del Movimento 5 Stelle.
In ogni caso, con o senza il suo simbolo, noi continueremo a lavorare per il Movimento.
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