Perplessi, un po’ sorpresi. Qualcuno è convinto, qualcun altro meno. Nessuno mette in dubbio il lavoro di Alessandra Ghisleri, ma ai sondaggisti italiani qualche pensiero sulla ricerca di Euromedia Research è venuto. È davvero possibile che la sola candidatura a Palazzo Chigi di Silvio Berlusconi possa riportare il Pdl al 30 per cento dei consensi? Davanti alla rivelazione statistica che ha convinto il Cavaliere a scendere in campo per la sesta volta, gli esperti di flussi elettorali si dividono.
Al contrario, le tremila pagine di ricerca consegnate nei giorni scorsi a Palazzo Grazioli non sembrano avere incertezze. Senza Berlusconi in campo il Popolo della libertà naviga attorno al 10 per cento. Si arriva al 17-21 con il Cavaliere padre nobile e presidente del Pdl. Ma il vero boom è con l’ex premier ancora in corsa per la premiership. In questo caso il Pdl balzerebbe al 28 per cento.
La sola presenza di Berlusconi può riportare al Pdl gran parte dell’elettorato perduto? «In linea teorica tutto è possibile – racconta il presidente dell’Ispo Renato Mannheimer – Ma prima di confermare un’ipotesi di questo tipo devo verificarla di persona. I sondaggi non li ho fatti io. Ne farò a breve per verificare queste indicazioni. Per ora non possiamo che fidarci, d’altronde si tratta di un istituto di ricerca eccellente». Tutti gli interpellati confermano effettivamente grande affidamento in Alessandra Ghisleri. «È al di sopra di ogni sospetto – riconosce Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di ricerca – Sono dieci anni che seguo le sue informazioni, ha sempre ottimi numeri». Piepoli è anche il più convinto dai risultati dello studio di Euromedia Research. «È un sondaggio attendibile. L’idea che lo scarto di voti tra la presenza e l’assenza di Berlusconi sfiori il 10 per cento è convincente». In realtà lo studio della Ghisleri evidenzia una differenza di venti punti: dall’8 al 28 per cento. «I numeri che ho io sono diversi – spiega Piepoli – Oggi il partito è attorno al 18 per cento. Ma con Berlusconi può salire fino al trenta. Questo scenario è senz’altro attendibile».
«Non conosco il sondaggio, né le domande poste – racconta Antonio Noto, direttore di Ipr marketing – Eppure mi sembra di aver capito che lo studio della Ghisleri fotografi il potenziale elettorale, non le intenzioni di voto. Insomma, si è calcolato il bacino elettorale massimo del candidato premier Silvio Berlusconi. Ma di solito i partiti raggiungono molti meno voti rispetto al proprio potenziale». La differenza non è da poco. «Effettivamente nella ricerca si parla di bacino potenziale, non di voti reali – spiega Fabrizio Masia, direttore Emg – Potenzialmente il Pdl di Berlusconi potrebbe raggiungere il 30 per cento dei voti. E questo non è un dato inverosimile. Ma che questo dato si concretizzi in voti effettivi è tutto da verificare». Impossibile, al momento, calcolare lo scarto medio tra bacino potenziale e consensi reali. «Faccio un esempio – continua Masia – Ci sono alcuni movimenti storicamente molto graditi, simpatici. Penso ai partiti ambientalisti e a quelli animalisti. In Italia, dove ci sono sette milioni di gatti e altrettanti di cani, hanno un potenziale superiore al 7 per cento. Ma alle elezioni difficilmente raggiungono questi voti».
Il dubbio resta. Silvio Berlusconi è ancora in grado di convincere un elettore su tre? Nicola Piepoli non ha dubbi: «Perché no? Dato il suo protagonismo e visto quello che è già successo in passato mi sembra uno scenario attendibile. Non dimentichiamo che il mercato italiano non è di sinistra. Non lo è mai stato, nemmeno quando la sinistra ha vinto le elezioni. Siamo un popolo conservatore». Non tutti la pensano così. Per qualche esperto la candidatura di Silvio Berlusconi non rappresenta affatto un valore aggiunto. È il caso di Luigi Crespi, ex sondaggista del Cavaliere, oggi spin doctor del sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Fare un sondaggio per scoprire che Silvio Berlusconi prende più voti di Angelino Alfano vuol dire spendere male i soldi. Per avere la risposta bastava entrare in bar qualsiasi». Eppure «negli ultimi mesi il Pdl ha perso voti perché la gente è rimasta delusa da Berlusconi, non da Alfano. Non capisco perché dopo la parentesi di Mario Monti quei delusi dovrebbero tornare a desiderare l’ex presidente del Consiglio».
Una tesi che convince Antonio Noto. «Berlusconi è ancora il Pdl. Da questo punto di vista la sua candidatura non rappresenta certo una novità». Il direttore di Ipr marketing prosegue: «Il Popolo della libertà di oggi non è affatto sganciato da Silvio Berlusconi. Nell’immaginario collettivo la leadership del partito è ancora sua. Se negli ultimi otto mesi il Pdl è sceso fino al 18 per cento è solo perché è calata la fiducia degli elettori in Silvio Berlusconi. Nel 2008 il Pdl conquistò il 37 per cento delle preferenze. Oggi è tra il 17 e il 20 per cento. All’appello manca circa il 20 per cento dei voti. Sono gli elettori indecisi, anzi disillusi dal Cavaliere. Hanno lasciato il Pdl, ma ancora non si identificano in altri partiti. Sono tutti sul mercato. Ma non è detto che Berlusconi riesca a convincerli».
Masia è più possibilista: «Ho l’impressione che Silvio Berlusconi abbia ancora appeal nell’elettorato di centrodestra. Parliamo dell’elettore medio del Pdl: imprenditori, esercenti, commercianti, casalinghe, pensionati. Su queste categorie il Cavaliere può ancora esercitare il suo fascino e il suo carisma». Un “tesoretto” che l’ex premier può sfruttare a suo favore. «Sicuramente contano i fatti, i programmi – prosegue Masia – Ma il consenso passa molto anche dalla fascinazione, dal rapporto empatico che si stabilisce con un personaggio. E su una certa parte dell’elettorato Silvio Berlusconi continua ad esercitare attrazione». A dirla tutta, non ci sono neppure troppe alternative. «Tra le forze politiche moderate chi può contare su una figura così carismatica? – continua Masia – C’è qualcuno più forte di Berlusconi? Non credo. Altrimenti lo stesso Cavaliere gli avrebbe passato il testimone».
Più della candidatura, però, conterà il programma. Antonio Noto non ha dubbi: «Qualsiasi candidato può far crescere i voti di un partito. Ma quello che fa la differenza è il contenuto. Bisogna vedere quale sarà il nuovo posizionamento di Silvio Berlusconi. Il sondaggio di Euromedia Research così ci dice poco. Bisogna capire gli argomenti, i temi, il programma». Le variabili per testare l’effettivo peso elettorale del Cavaliere sono tante. «Bisognerà considerare le alleanze, i programmi. Anche la legge elettorale» spiega Masia. Insomma, il Cavaliere potrà anche riconquistare il 30 per cento degli elettori. «Certo – conclude Noto – Tutto è possibile. Ma l’annuncio della sua candidatura non sarà sufficiente».