A meno di tre settimane dall’apertura del suo profilo Twitter, Kim Dotcom, il neozelandese fondatore di Megavideo e di Megaupload, ha già raggiunto 60mila followers. É da qui che il 36enne – il cui vero nome è Kim Schmitz – sta combattendo una dura battaglia contro le accuse di violazione della privacy che hanno portato i servizi segreti americani, in collaborazione con la polizia neozelandese, ad arrestarlo nello scorso gennaio.
Dotcom al momento è libero su cauzione, ma sulla sua testa pende una “taglia” da 175 milioni di dollari, la cifra che gli Stati Uniti vorrebbero fargli pagare per aver gestito una piattaforma contenente milioni di file protetti da copyright, soprattutto musico e film. Dal canto suo, Dotcom nega tutte le accuse, sostenendo la sua più completa innocenza. Come sostenuto in una recente intervista, le responsabilità penali riguardanti i file protetti sarebbero completamente a carico degli utenti, e non del sito ospitante.
Lo sviluppatore tedesco-finlandese, che descrive se stesso come “fondatore di Megaupload e combattente per la libertà”, dà sfogo alla sua frustrazione nei 140 caratteri: “Hanno preso l’uomo sbagliato”, si legge. “Hanno dichiarato guerra a Megaupload, ma ora è tempo di fargliela pagare. Uniamoci tutti e facciamogli vedere”, aggiunge in un altro tweet. Dotcom sta lavorando al ritorno della sua creazione, come ha annunciato due giorni fa: “La SOPA (legge anti-pirateria americana) è morta. MEGA tornerà. Più grande. Migliore. Più veloce. Gratuito e protetto da ogni aggressione. Evoluzione!”. Nello specifico, il suo progetto si chiama Megabox, una creatura ancora misteriosa che “libererà artisti e musicisti”.
Molti anche i messaggi di sostegno da parte dei followers. “Sei il mio idolo!”, “La mia ammirazione per te non è soltanto razionale”, scrive @brianedwardsmed. “Il tuo lavoro ha reso felici molte persone”, aggiunge @pictwee_com. E a chi gli chiede: “Pensi che il copyright sia morto e che sia arrivato il tempo di un’informazione libera?”, lui risponde, inaspettatamente: “Copyright e libertà possono coesistere”.