La nuova metropolitana di Roma è un incubo

La nuova metropolitana di Roma è un incubo

Tre settimane fa, il giorno dell’inaugurazione, si era rischiato quasi lo scontro istituzionale. Al taglio del nastro della nuova linea della metropolitana di Roma ci volevano essere tutti. Gli amministratori di oggi e quelli di ieri. In competizione per attribuirsi la paternità dell’opera. Niente da fare. A ricevere gloria e onore è stato solo il sindaco Gianni Alemanno, che accompagnato dall’assessore cittadino alla mobilità Antonello Aurigemma ha personalmente inaugurato la prima corsa della nuova metro. Linea B1. Stoico e sorridente, alle 5.30 di mattina si è fatto fotografare durante la celebrazione. Il più arrabbiato di tutti? L’ex primo cittadino Walter Veltroni. «La nuova metro parte perché l’abbiamo progettata, costruita e finanziata noi. Alemanno taglia solo il nastro». Venti giorni e una quindicina di guasti più tardi, Veltroni dovrebbe inviare un biglietto di ringraziamento al suo successore.

A tre settimane di distanza la nuova linea metropolitana di Roma si è già fermata diverse volte. Circa quindici, come ha contato un utente più imbestialito degli altri. Problemi tecnici, di gestione, di personale. Ce n’è per tutti i gusti. I passeggeri sono stati lasciati a terra la prima volta il 14 giugno, poche ore dopo l’inaugurazione. La lunga via crucis dei pendolari romani è proseguita fino a ieri, con l’ultimo, tragicomico stop. Un’altra sospensione del servizio, raccontano, dovuta alle ferie di un macchinista. Abbastanza per giustificare la convocazione di due diverse commissioni d’inchiesta (una dell’Atac, l’altra del Campidoglio).

«Chissà, forse il sindaco ha avuto troppa fretta di tagliare il nastro» ironizzava qualche giorno fa il capogruppo Udc in Campidoglio Alessandro Onorato. Sembra quasi una battuta di cattivo gusto, considerato che ci sono voluti sette anni per costruire tre stazioni. Già, perché l’infrastruttura che avrebbe dovuto rivoluzionare la mobilità cittadina dell’intero quadrante nord-est della Capitale, di fatto non è nulla di maestoso. Tre fermate, appunto. 3,9 chilometri per collegare piazza Bologna con Conca d’oro, zona Montesacro. Una linea quasi ridicola, se rapportata alle reti metropolitane delle altre capitali europee: dai 215 chilometri di Parigi ai 460 di Londra. Ma una novità di rilievo, rispetto ai miseri 41 chilometri di rete della Città Eterna. I costi, no. Quelli sono da grande città: per la linea B1 finora sono stati spesi 513 milioni di euro. Investimento che salirà ad oltre 700 milioni, quando sarà completata anche la nuova stazione Jonio.

Una linea nata sfortunata, dicono in molti. Già il giorno dell’inaugurazione qualcuno si è reso conto dei primi problemi. I treni, che dovevano passare ogni sette minuti – un’eternità per una metropolitana – arrivavano in realtà a distanza di una decina di minuti l’uno dall’altro. Abbastanza per preoccupare i pendolari privati dei soliti mezzi di trasporto: all’indomani dell’inaugurazione della B1, infatti, il Comune si è affrettato a cancellare o modificare diverse linee di autobus. Per non parlare del traffico. Dato che i parcheggi di Conca d’oro, il capolinea, non sono ancora pronti. Trecento posti circa, che saranno ultimati solo nei prossimi mesi. Qualcuno è rimasto colpito dalla condizione delle stazioni (dopo un giorno a Conca d’oro già cadeva l’intonaco dal soffitto, come racconta il Corriere di Roma del 15 giugno). Qualcun altro dalle scale mobili, costruite senza pensiline. Come se a Roma non piovesse mai.

Nessun problema. A farsi carico dei tanti interrogativi si era prestata la stessa Agenzia per la Mobilità della Capitale. «Inviateci segnalazioni, proposte, richieste», l’appello agli utenti. Probabilmente a tre settimane di distanza non si aspettavano nemmeno loro di ricevere tante telefonate. Di cittadini esausti e infuriati, per la maggior parte.

L’incubo comincia subito dopo la prima corsa. Guasti, interruzioni, polemiche e rimpalli di responsabilità. Neanche il tempo di tappare lo spumante e la B1 si ferma per quaranta minuti. Sono passate meno di ventiquattro ore dall’inaugurazione. Mistero sui problemi tecnici che hanno causato lo stop. Ma inizia a circolare voce che la responsabilità sia del “deviatoio” allo scambio della stazione Bologna. Un nome sinistro, che nei giorni a seguire diventerà tristemente noto ai pendolari romani.

I ritardi e le corse a singhiozzo proseguono a ritmo sfiancante. Tanto che il 20 giugno il sindaco Alemanno decide di sperimentare il servizio in prima persona. Alle otto di mattina si reca in incognito a Piazza Bologna per prendere la metro. Alla fine del viaggio è incredulo. E arrabbiato nero. «I tempi di percorrenza sono doppi rispetto a quelli previsti dal contratto di servizio con Atac – si sfoga – Ancora oggi ci sono ritardi. Non è una situazione tollerabile, me ne rendo conto». Non potendo scrivere una lettera di lamentele al sindaco, Alemanno se la prende con i responsabili del progetto. Si scopre che non tutti i macchinisti svolgono il lavoro che gli viene richiesto. Solo nella giornata della visita a sorpresa, ad esempio, il 20 per cento dei turni sono rimasti scoperti. Un complotto contro il sindaco? Non a sentire i diretti interessati. «I rallentamenti non sono dovuti a proteste ma a carichi di lavoro non più gestibili – spiegava alcuni giorni fa “il personale della linea” in alcuni volantini – Sia ai manutentori, sia ai macchinisti è stato chiesto un surplus di lavoro per garantire l’apertura della linea con lo stesso numero di mezzi».

Di servizio interrotto in servizio interrotto si arriva alla giornata di ieri. Il capitolo più imbarazzante della vicenda. Poco prima delle otto i treni della B1 si bloccano. Restano fermi fino alle nove passate. Avvertito dell’ennesimo stop Alemanno si precipita al capolinea per scoprire l’accaduto. E qui la tragedia della metropolitana romana si trasforma in commedia. Si torna a parlare di deviatoio. Il guasto che ha bloccato i treni riguarderebbe ancora una volta lo scambio della stazione di Piazza Bologna. La colpa, però, sarebbe di un dipendente dell’Atac, responsabile del servizio. Stando alle spiegazioni dell’azienda municipale avrebbe preso un periodo di ferie senza preavviso, lasciando scoperto il turno. Ma nessuno se n’è accorto (il suo turno sarebbe dovuto iniziare alle 4.30). Strano, specie considerando che l’operatore – così raccontano dalla Cgil – sarebbe in vacanza da almeno tre giorni. La vicenda diventa surreale. Per bloccare l’opera infrastrutturale che avrebbe dovuto rivoluzionare il traffico della Capitale è sufficiente l’assenza di un macchinista?

Stavolta il sindaco, sempre più impotente, sbotta. «Mi era stato garantito che non c’erano problemi tecnici e invece, con una puntualità inaccettabile, stamattina la metropolitana si è bloccata – l’irritazione è quella di un pendolare qualsiasi – Quanto mi era stato promesso non è stato mantenuto. Io non faccio collaudi, non costruisco metropolitane, c’è chi è pagato per questo, c’è chi ha preso degli impegni che non è stato in grado di rispettare». Il Campidoglio istituisce immediatamente una commissione d’inchiesta per accertare le responsabilità dei ritardi, dei guasti e dei disservizi della metropolitana. Grazie alle indagini di tre consulenti esterni – impegnati a titolo gratuito – tra quindici giorni sarà finalmente possibile fare chiarezza sui disagi. Magra consolazione per i cittadini, lasciati alla mercè della metro B1 per altre due settimane. 

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