D’ora in poi chiamerò l’ad della Fiat, Sergio Marchionne, «Il Piangina», termine con il quale noi milanesi etichettiamo quel tipo noioso che piagnucola spesso, che di scusa ne ha sempre una, che oppone il tratto lamentoso agli insuccessi della sua (modesta) esistenza.
Ma cos’ha fatto (detto) di così grave il nostro Piangina per meritarsi cotanto soprannome? Beh, non ci crederete ma l’uomo che in Italia ha rivoluzionato un certo modo di pensare, spingendo l’italiano medio a disprezzare il fannullone che è in sé e a considerare come ineluttabili le logiche liberali del mercato, ebbene oggi lo stesso uomo, lo stesso maglioncino blu con i pallini (in questo periodo la stessa polo nera), si è riconvertito a un’idea malsana di protezionismo. In una parola, ha chiesto all’Europa e tutti i colleghi produttori di auto di fare «cartello», alla faccia – appunto – del libero mercato e di quei creduloni dei cittadini-clienti.
Naturalmente, il Piangina ha affidato il suo strazio non-mercatista a una gazzetta straniera, così che la lacrimazione avesse ulteriore, scenografico, peso, e dalle colonne autorevoli dell’Herald Tribune ci è arrivata, fresca, fresca, questa considerazione: «La politica dei prezzi Volkswagen è un bagno di sangue». Il Piangina deve aver dato un occhio anche ai conti dell’azienda di Wolsburg, che raccontano, nell’ultimo trimestre, di utili che sono cresciuti del 36%, arrivando alla ragguardevole cifra di 8,8 miliardi. Insomma, pur nella congiuntura dell’eurozona, conti pazzeschi che sono frutto dei successi in Cina e Usa.
A dar manforte al Piangina, è arrivato anche il solito studio di Confindustria, dove un proto genietto ha tirato fuori la menata (a Marchionne molto cara) dei nuovi modelli, che non sarebbero immaginabili, né proponibili, in tempo di crisi. Anche sotto questo cielo, la Volkswagen detta una linea diametralmente opposta, con 40 novità annue spalmate su tutti i marchi. In Fiat, parlare di nuovi modelli è un autentico sfregio nel tabernacolo delle idee. La strategia aziendale è che del (vecchio) maiale non si butta niente, per cui (ri)fatta la 500, adesso la si moltiplica senza pietà (ce n’è una che sembra sputata la Mini), Lo sguardo è sempre al passato, mai un boccata di modernità, mai uno slancio nel futuro. Si rifà anche la Flavia. Rob de matt.
Il Piangina si lamenta per i tassi bassi dei finanziamenti Vw ai clienti, ma anziché lamentarsi potrebbe magari tirare due banali considerazioni sul rapporto-cogestione dei tedeschi con il sindacato, l’IgMetall (il più forte del mondo) e pensare se le sue mosse italiane, da questo punto di vista, sono sempre state intelligenti e produttive. Ma questa è un’altra storia. Restiamo al punto centrale.
Il punto centrale è che la concorrenza è tutto del mercato: ne è l’anima, il motore, l’immagine che il “gioco” tra marchi sia pulito e regolare, è – sostanzialmente – l’unica, vera, garanzia per il cittadino, ne è la sua protezione democratica, l’idea che più opzioni ci sono, più energie potranno liberarsi, che si moltiplicherà la ricerca, che salirà la speranza di un mondo dell’auto più eco-compatibile. Ma poi, al fondo, se Vw vuole vendere le sue macchina a prezzi stracciati, saranno anche fatti suoi o no? (Con il che ho chiuso per sempre con l’ipotesi – peraltro sempre vicina all’inesistente – di poter mai comprare una Fiat).
Ecco, penso che con quest’ultima, gigantesca, pirlata, Sergio Marchionne sia maturo per lasciare serenamente (e definitivamente) l’Italia.