«Ho pagato 20 dollari per ottenere 50mila follower su Twitter e 30 dollari per avere 6mila like sulla mia pagina Facebook»: con queste parole rilasciate a Corriere.it, a maggio, fu Marco Camisani Calzolari, imprenditore e professore di Comunicazione aziendale e Linguaggi Digitali allo Iulm, a scatenare scandalo nella rete. Noi de Linkiesta avevamo affrontato il tema dei “finti clic” già in precedenza, a febbraio, analizzando la questione sotto la lente di ingrandimento di Youtube, dove è usanza comune acquistare views e commenti fasulli per far salire i propri video nelle classifiche di popolarità e potersi quindi fregiare poi di avere un seguito web importante. Una vera e propria truffa, condotta secondo l’equazione «maggiore celebrità, maggiori guadagni».
Il tema, come potete intuire, è davvero ampio e spinoso: ci sono molte pagine web, da quelle dei singoli personaggi a quelle delle aziende, che ricorrono a tecniche di questo tipo per accrescere la propria fanbase. Una delle piattaforme più colpite da questo fenomeno è sicuramente Twitter, dove è difficile discernere i follower veri da quelli finti e le pagine realmente “popolari” da quelle seguite soltanto da profili fake. A cadere nella tentazione della web-celebrità comprata a suon di assegni è stato anche Obama: si è scoperto che il 70% dei suoi quasi 19 milioni di “seguaci” è fasullo. Stesso discorso per lo sfidante, il repubblicano Mitt Romney, così come per Lady Gaga, che twitta pensieri e riflessioni a una platea composta per due terzi da computer inanimati.
A questo problema il social network dei cinguettii ha risposto con il Twitter Index, o più semplicemente “Twindex”, una sorta di sondaggio aggiornato in tempo reale e regolato da algoritmi simili a quelli delle borse, che mescola un’analisi del numero di follower all’analisi dei tweet concernenti un determinato argomento. Il primo esperimento in questo senso è stato lanciato proprio in occasione delle presidenziali americane: all’indirizzo elections.twitter.com potete verificare, minuto dopo minuto, la popolarità dei due candidati in corsa per la Casa Bianca. I numeri sono il frutto di un’analisi effettuata in tempo reale dei circa 400 milioni di “cinguettii” diffusi ogni giorno dai circa 140 milioni di utenti di Twitter.
Il Twindex, nelle intenzioni dei suoi ideatori, dovrebbe rimpiazzare nel futuro prossimo il numero di follower come “indicatore” più attendibile della popolarità di un profilo. Della serie: puoi avere un milione di follower, ma se il tuo indice è basso, non conti comunque nulla. Nel tempo necessario affinché Twindex superi la fase di lancio e diventi accessibile su larga scala, però, ci ha pensato una compagnia americana, Status People, ad escogitare un sistema che rivela, istantaneamente, la reale popolarità di un profilo, smascherando al contempo gli account Twitter che utilizzano parole chiave di tipo spam o scam e che “seguono” altri utenti con l’unico intento di essere seguiti a loro volta.
Come? Attraverso un semplicissimo software, accessibile online, che divide i tuoi follower e quelli dei tuoi “amici” in fakers (in buona sostanza, gli utenti fasulli), inattivi (chi, pur avendo un profilo reale, non vi accede mai) e good (ovvero quelli che risultano essere utenti veri e attivi, quotidianamente o quasi). Quali sono i parametri che determinano se un profilo è fake oppure no? Lo ha spiegato il direttore della compagnia, Rob Waller, al Guardian: «Un account fake è creato apposta per seguire altre persone e per inviare spam. Normalmente, questi account non hanno follower, ma seguono un gran numero di persone. Sono facili da individuare. Ora siamo già a buon punto, in futuro cercheremo di perfezionare ancora gli strumenti di ricerca».