E il Pdl attacca Monti: «Da lui stupide provocazioni»

E il Pdl attacca Monti: «Da lui stupide provocazioni»

Dopo i parlamentari tedeschi, gli italiani. Quelli del Pdl, almeno. Non c’è pace per il presidente del Consiglio Mario Monti, finito al centro delle critiche prima per l’intervista rilasciata allo Spiegel, poi per quella rilasciata nei giorni scorsi al Wall Street Journal, ma pubblicata solo in queste ore.

Uno, in particolare, il passaggio che ha mandato su tutte le furie i parlamentari del Popolo della libertà. “Credo che se il precedente governo fosse ancora in carica – le parole di Monti – lo spread italiano sarebbe a 1.200 o qualcosa del genere”. Un attacco neppure troppo velato all’ex inquilino di Palazzo Chigi, ancora alla guida del centrodestra.

La prima reazione è quella del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. Le agenzie di stampa non fanno in tempo a pubblicare i primi estratti dell’intervista di Monti che Cicchitto alza la voce contro “una provocazione tanto inutile quanto stupida”. Poco dopo è la volta del capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. “Mentre il Parlamento vota fiducie a raffica sarebbe bene che il comportamento di Monti fosse più equilibrato e rispettoso. Ci si potrebbe anche stufare prima o
poi”.

La minaccia è concreta. Mentre il Pdl accusa il governo, a Montecitorio prosegue l’esame degli ordini del giorno sul decreto della spending review. La Camera dei deputati ha appena approvato la fiducia al governo. E sono propri i numeri a destare qualche sospetto. Dai banchi del Popolo della libertà iniziano a mancare diversi voti. Su 209 deputati, i parlamentari berlusconiani che votano la fiducia al governo sono solo 125. I contrari sono 14, gli astenuti 16. A questi si aggiungono 8 deputati in missione e ben 46 assenti (tra cui lo stesso Silvio Berlusconi).

Nel frattempo dall’esecutivo arrivano le prime smentite. “Non c’è alcun intento polemico nei confronti del precedente esecutivo – spiegano da Palazzo Chigi – La stima fornita da Monti di uno spread a 1200 punti deriva da una proiezione dei possibili effetti della speculazione nei confronti del nostro Paese in assenza di un segnale di discontinuità. Da aprile a novembre 2011, lo spread passò da 150 punti a 550. Per questo motivo, ricordano le stesse fonti, si ricorse al Governo tecnico”.

Le scuse non bastano. “Quella di Monti mi sembra una brutta caduta di stile” racconta l’ex ministro Antonio Martino mentre lascia Montecitorio. “Peraltro mi sembrano accuse impossibili da dimostrare”. L’ex titolare dell’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi prende la parola in Aula per denunciare l’accaduto. “Le dichiarazioni di Monti sullo spread a 1200 con Berlusconi in carica, se non smentite, pongono al Pdl un problema politico che nemmeno il generale agosto può accantonare”.

Detto, fatto. Su un ordine del giorno alla spending review in tema di sicurezza il Pdl decide di mandare un avvertimento ancora più chiaro all’esecutivo. Votando contro e facendo andare sotto il governo. E’ il tesoriere Pietro Laffranco a giustificare l’iniziativa: “Lo abbiamo fatto apposta per protesta contro le parole di Monti su Berlusconi. Ha detto una sacrosanta sciocchezza e noi abbiamo voluto lanciare un segnale”.

Intanto proseguono le reazioni indignate. Il presidente dei Cristiano Riformisti Antonio Mazzocchi, dice che “il presidente Monti è in evidente crisi da caldo estivo”. Nel Pdl l’irritazione è tanta. Sono settimane che il segretario Angelino Alfano spiega che i collegamenti tra il Cavaliere e l’aumento dello spread hanno rappresentato solo una scusa per chiudere l’ultima esperienza del governo di Berlusconi. E ora Monti sconfessa uno dei principali argomenti da portare nella prossima campagna elettorale.

L’ex ministro Altero Matteoli, uno dei più critici nei confronti dell’esecutivo tecnico, attacca Palazzo Chigi. “Monti, che ha già saltato il ruolo del Parlamento esautorandolo con 33 fiducie in sette mesi – spiega – oggi pronuncia su un giornale estero parole scorrette e non dimostrabili nei confronti del precedente governo e di Berlusconi che, peraltro, è il leader del primo partito che queste fiducie gli ha votato per senso di responsabilità. A tutto c’è un limite e Monti, mi pare, l’abbia oltrepassato”.

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