Elezioni a novembre? È la Costituzione che rema contro

Elezioni a novembre? È la Costituzione che rema contro

Si torna a parlare di voto d’autunno. Sembrava un abbaglio estivo. Un’ipotesi nata, vagliata dal Quirinale, ma subito scartata. E invece la strada della crisi pilotata per portare gli italiani alle urne entro novembre è improvvisamente tornata d’attualità. Merito, o colpa, della trattativa sulla nuova legge elettorale. In questi giorni l’accordo sulla riforma del Porcellum – unica vera condizione posta da Giorgio Napolitano per sciogliere le Camere – sembra essere a un passo. I rappresentanti di Pdl, Pd e Udc avrebbero trovato un’intesa. Entro la fine di agosto il testo del disegno di legge potrebbe essere già pronto.

Eppure i tempi per uno scioglimento anticipato della Camere sono stretti. Forse troppo. Per andare al voto in autunno partiti, governo e Quirinale dovrebbero procedere a passi spediti. Un passaggio formale dopo l’altro. Rispettando un calendario che non ammette ritardi né incidenti di percorso.

Si parte il 29 agosto. È questa la data in cui il Comitato ristretto della commissione Affari costituzionali del Senato si riunirà dopo le vacanze estive. Se davvero gli sherpa Maurizio Migliavacca, Denis Verdini e Lorenzo Cesa avranno trovato un accordo sulla riforma del Porcellum, il vertice dovrà licenziare il testo frutto dell’intesa. Trasmesso alla commissione competente, poi all’Aula di Palazzo Madama, il disegno di legge dovrà essere approvato al massimo in due settimane. In tempo per essere inviato alla Camera entro il 15 settembre.

Particolare non da poco: il 12 settembre la Corte costituzionale tedesca si pronuncerà sul fondo salva Stati. È chiaro che un’eventuale bocciatura, per quanto ritenuta improbabile, avrebbe come prima conseguenza un nuovo attacco della speculazione finanziaria sul nostro Paese. Rendendo probabilmente necessari alcuni interventi economici d’urgenza del governo. Intanto i tempi per l’approvazione della legge elettorale saranno blindati anche a Montecitorio. Sono a disposizione altre due settimane per licenziare il testo (che dovrà passare il vaglio di commissioni e Aula). Soprattutto in questo passaggio sarà fondamentale la condivisione della riforma da parte dei principali partiti. Basta una correzione, anche minima, e il testo dovrà tornare al Senato. Rendendo vana ogni corsa al voto anticipato.

In caso contrario, entro la fine del mese la riforma elettorale potrà diventare legge. A questo punto il presidente Napolitano avrebbe pochi giorni per sciogliere le Camere. Il decreto del Colle dovrà arrivare al massimo entro la prima settimana di ottobre. Anche se è difficile dire se il tempo a disposizione del Parlamento sarà sufficiente per approvare i provvedimenti più importanti e non rinviabili (prima tra tutte le legge di Stabilità). La legge prevede un lasso di tempo minimo per lo svolgimento della campagna elettorale. Non si potranno tenere le elezioni prima di 45 giorni (e non oltre 70, come chiarisce la Costituzione). Ecco così che la prima data utile per il voto autunnale – è bene ricordare che sarebbe la prima volta nella storia Repubblicana – sarebbe domenica 25 novembre. Giorno che molti considerano anche come ultima finestra possibile per andare alle urne prima di Natale. Superato anche di poco quel fine settimana, le elezioni dovranno essere convocate inevitabilmente nel 2013.

Con quali tempi? L’attuale legislatura scade il 29 aprile. Ma il presidente della Repubblica dovrà sciogliere le Camere molto prima. Il mandato di Giorgio Napolitano, infatti, termina il 15 maggio. E le votazioni per nominare il suo successore dovranno iniziare in Parlamento non oltre la metà di aprile. Ecco perché i nuovi parlamentari dovranno essere eletti al massimo per la fine di marzo. Calcolando il tempo minimo previsto per la campagna elettorale (45-70 giorni) lo scioglimento di Camera e Senato dovrebbe arrivare tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. 

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