TAMPA (FLORIDA) – Occhi spiritati e foularino a stelle e strisce, Sandra Stuart borbotta: «Va bene tutto, pure Mitt Romney. Basta non beccarsi altri quattro anni di Barack Obama. Quello spero torni in Africa». Jim Pelosi, venditore di T-shirt con la caricatura del presidente Obama che sperpera denaro pubblico, rincara la dose: «Non ho mai capito una cosa. Perché voleva cambiare l’America? Siamo il Paese migliore del mondo, cosa c’e’ da cambiare?» Nikki White, maglietta rossa con scritto “lavoratrice capitalista” cucita addosso, annuisce entusiasta: «Obama ha infinocchiato tutti con la sua bella storia personale. In realtà, in vita sua non ha mai guadagnato un dollaro che non fosse pubblico. Rispediamolo a Chicago!»
Stuart, Pelosi e White sono tre attivisti un pò attempati di una pattuglia di oltre duecento seguaci del movimento Tea Party, la frangia più populista del partito repubblicano. Incuranti dell’allarme piogge dell’uragano Isaac ieri si sono radunati alla Tampa Bay Church per cominciare, a modo loro, con qualche hot-dog immerso nel ketchup e una collaudata serie di slogan anti-Obama, la grande festa repubblicana della convention.
Eppure, la convention vera e propria, quella che si tiene nello scintillante e molto high-tech Tampa Bay Times Forum, peggio di così non sarebbe potuta cominciare. L’apprensione per l’uragano Isaac ha fatto saltare la prima giornata della kermesse e ora Isaac punta minaccioso verso la Louisiana, l’Alabama e il Mississippi, scippando al candidato repubblicano Romney la scena mediatica di cui ha disperatamente bisogno per la sua operazione di maquillage politico. Perché se non avrà problemi ad assicurarsi la preferenza di imbestialiti “teapartier” come la signora Stuart, il Pelosi e la signora White (disposti a votare quasi chiunque non si chiami Obama) deve conquistare quella dei centristi indecisi.
Per Romney la parola d’ordine è scrollarsi di dosso l’etichetta di miliardario che non ha il contatto con la realtà, di uomo d’affari di ghiaccio (con la passione per i licenziamenti in tronco), di “mister camaleonte” pronto a sostenere tutto e il contrario di tutto. La sua strategia è presentarsi agli elettori centristi dal palco della convention al fianco della moglie Ann come un saggio (e perfino simpatico) padre di famiglia, come un onesto businessman capace di traghettare gli Stati Uniti fuori dalle secche di una ripresa economica tanto timida da non sembrare neppure una ripresa.
Negli anni Romney ha cambiato idea su quasi tutto. Si era candidato al senato e al governo del Massachusetts promettendo di non limitare l’accesso all’aborto, ma oggi si dichiara fortemente contro. Da governatore del Massachusetts ha prima aderito a un programma di riduzione delle emissioni di carbonio, poi fatto dietrofront nell’ultima parte del mandato, e adesso ritiene che il tema del surriscaldamento climatico sia troppo imprevedibile per essere combattuto, specie in questo delicato momento economico. Sempre da governatore ha messo a punto una riforma sanitaria divenuta poi il canovaccio per quella nazionale presentata da Obama. Che però Romney ha definito una porcata a più riprese, e di cui intende sbarazzarsi appena insediato alla Casa Bianca. Con il discorso di giovedì sera con il quale accetterà ufficialmente la candidatura del partito repubblicano, dovrà definire chiaramente il suo piano per l’economia e la sua posizione su temi sociali sensibili come l’aborto.
Oltre al tentativo di lifting mediatico di Romney, l’altro elemento di interesse di questa convention è vedere la performance di Paul Ryan, il quarantaduenne ultraliberista, assoldato da Romney come candidato alla vicepresidenza per galvanizzare la base del partito. Uomo chiave tra i repubblicani quando si parla di riduzione del debito, Ryan vuole privatizzare la previdenza e introdurre voucher per comprare l’assicurazione sanitaria. Uno degli aspetti più controversi del suo piano economico è privatizzare “Medicare”, il piano di assicurazione medica per gli over 65. Quelle di Ryan sono idee forti, piacciono alla destra del partito, ma non allettano particolarmente gli indipendenti. Specialmente in stati chiave per la vittoria finale come la Florida, dove c’e’ una forte componente di pensionati.
Per ora il capace e brioso Ryan sembra aver attirato più attenzione mediatica che punti a favore di Romney nei sondaggi degli stati incerti. L’ex governatore del Massachusetts dovrà chiarire fino a che punto il piano di tagli draconiani del suo vice è anche il suo.
Tutte le immagini sono state realizzate da: Damiano Beltrami