Non è ancora nato, ma l’asse tra progressisti e moderati immaginato da Pier Luigi Bersani già scricchiola. Un’alleanza di governo da Nichi Vendola a Pier Ferdinando Casini? Forse si farà, ma certo il progetto parte in salita. Nel giorno in cui nasce l’alleanza di centrosinistra, è il leader di Sinistra Ecologia e Libertà a chiarire le posizioni in campo. Prima il faccia a faccia con il segretario Pd per confrontarsi sulla carta d’intenti presentata ieri da Bersani. Poi Vendola incontra la stampa per lanciare il proprio progetto, un documento dal titolo “È tempo di cambiare”. Un dettagliato elenco di valori e proposte che, a conti fatti, rischia di allontanare l’Udc.
Nessun veto. Nessun ultimatum. La politica dei pregiudizi, spiega più volte Vendola, non gli appartiene. Ma certo l’agenda di governo del centrosinistra dovrà partire da alcuni «punti irrinunciabili». Si parla di welfare, superamento delle politiche liberiste, ecologia, lavoro. Soprattutto di diritti civili – a partire da quelli delle coppie omosessuali e di fatto – di lotta al precariato e di cancellazione della legge Biagi. Temi su cui sarà difficile, se non impossibile, trovare un’intesa con i centristi dell’Udc. Anche perché «se il centrosinistra non è in grado di proporre un salto radicale dal punto di vista delle coppie gay – spiega Vendola in conferenza stampa – non ha ragione di esistere». Cosa significa salto radicale? «Per quel che mi riguarda i matrimoni» specifica più tardi il leader di Sel.
Del resto la stessa carta di intenti di Sinistra ecologia e libertà evidenzia alcuni argomenti poco in linea con l’impostazione dell’Udc. Si legge: «Siamo sempre per il rispetto della libertà di scelta per il fine vita, per la regolamentazione della fecondazione assistita, per la rigorosa applicazione della legge 194. Siamo per i matrimoni omosessuali e per la piena cittadinanza delle unioni civili». E ancora: «Siamo per una politica antiproibizionista a cominciare dalla abrogazione della legge Fini-Giovanardi per un nuovo approccio responsabile e socialmente inclusivo». La posizione di Sel è meritoriamente esplicita. Casini accetterà?
«La bussola mi pare chiara, l’orizzonte individuato» spiega Vendola. Ovviamente l’operazione è plurale e condivisa. Il dialogo è aperto, possono partecipare tutti. Partiti, movimenti, società civile. Ma dai punti fermi del progetto non si prescinde. Ecco perché anche in assenza di veti, l’accordo con l’Udc sembra lontano. «È molto difficile per me sentirmi alleato con Rocco Buttiglione e penso sia improbabile per Rocco Buttiglione sentirsi mio alleato. Non per questo dirò mai “Mai con Buttiglione, mai con Casini”». Non stupisce che nel lungo colloquio di questa mattina a Largo del Nazareno, «con Bersani non abbiamo mai pronunciato la parola Casini», sorride durante la conferenza stampa Nichi Vendola.
Nasce il nuovo centrosinistra. Il “Polo della speranza”, come lo ha ribattezzato Vendola (anche se nel pomeriggio il leader di Sel disconosce lo slogan che aveva attirato l’attenzione dei giornalisti: «La mia non era assolutamente l’evocazione di una formula per l’alleanza»). Un progetto di cui il governatore pugliese è orgoglioso protagonista. Il presidente della Regione Puglia non nasconde la soddisfazione per essere stato considerato da Bersani il primo interlocutore, il primo leader politico invitato a discutere della carta d’intenti del Partito democratico. E nel progetto Vendola rivendica a pieno titolo un ruolo da protagonista. Prima sconfessando le indiscrezioni su un possibile scioglimento del suo partito in una lista unica con il Pd. Poi annunciando la sua candidatura alle primarie. Candidatura propositiva, quasi in stile olimpico: «Ho grande stima di Bersani, è un grande leader. Spero che tra di noi vada in scena una bella contesa». Certo, la sua presenza rischia di regalare qualche preferenza in più a Matteo Renzi. «Ma di lui non sono molto preoccupato» liquida la questione il leader di Sel.
E poi c’è la questione Di Pietro. Contrariamente a quanto riportato da diversi organi di stampa, Vendola non chiude affatto le porte all’Italia dei Valori. Critica l’atteggiamento dell’ex pm, lo invita a tornare sui suoi passi. Ma nell’immagine di centrosinistra che il leader di Sel ha in mente, un posto per Di Pietro c’è ancora. Anche perché la sua eventuale assenza «sarebbe una perdita dolorosa per me» riconosce a un certo punto. Nessuno sconto. Neppure Vendola ha gradito i continui attacchi al Quirinale. «L’abbrivio propagandistico del mio amico Antonio Di Pietro non aiuta. Non si può solo distruggere, bisogna costruire». E ancora: «Di fronte a un’apertura tematica come quella di Bersani, perché non sgombrare il campo da insistenti elementi polemici di rottura? Non chiedo a Di Pietro un atto di resa, ma un atto di lotta politica all’altezza del momento che vive l’Italia». Eppure l’impressione è che, almeno su questo terreno, difficilmente Vendola riuscirà a convincere il Pd.