Monti rovina i piani di Bersani e Berlusconi

Monti rovina i piani di Bersani e Berlusconi

Proprio mentre Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani sembravano poter trovare un accordo sulla legge elettorale, dagli Stati Uniti il presidente del Consiglio Mario Monti annuncia la sua disponibilità a un secondo mandato e rischia di far saltare l’intesa. La notizia arriva da New York nel pomeriggio. Intervenendo al Council of Foreign Relations il Professore ammette che «se ci fosse una circostanza particolare, se dovesse essere richiesto, considererei l’ipotesi di dare una mano». Nessuna candidatura, ovviamente. Ma dopo le elezioni, se non ci fosse una maggioranza politica in grado di guidare il Paese, Monti assicura per la prima volta che potrebbe tornare a Palazzo Chigi.

Per Berlusconi e Bersani è una novità non da poco. Negli ultimi giorni il Cavaliere avrebbe cambiato idea sulla riforma della legge elettorale. Secondo i bene informati l’ex premier sarebbe tornato a caldeggiare l’idea originaria di un simil-Porcellum (se non addirittura la conferma dell’attuale sistema di voto). Una legge per agevolare l’aggregazione di due grandi coalizioni. Un centrosinistra a guida Pd e un centrodestra che il Cavaliere ancora sogna di dare in mano a Montezemolo. Ecco perché negli ultimi giorni a Palazzo Grazioli si sta ragionando sull’ipotesi – già bocciata mesi fa dai sondaggi della Ghisleri – di spacchettare il Pdl in tante liste. Una proprio a guida Berlusconi, una formata dai colonnelli pidiellini e gestita direttamente da Alfano. Più qualche altra piccola lista d’area (dai Dc alla Destra). Una grande alleanza di centrodestra. Un rassemblement dei moderati da consegnare a Montezemolo (e se ieri ItaliaFutura ha smentito l’interessamento, in queste ore molti spingono il presidente Ferrari ad accettare l’incarico).

Da parte sua Bersani non ha mai fatto mistero di gradire una legge elettorale che premi le coalizioni, non i partiti. Un modo per mettere al sicuro l’alleanza con Sel e puntare senza troppi problemi – se non quelli interni legati alla sfida con Renzi – al governo. Per il leader democrat resta valida la necessità di modificare il Porcellum. Ma potrebbe bastare l’introduzione dei collegi, per creare un rapporto più stretto tra eletti ed elettori e archiviare l’immagine di un Parlamento di nominati.

Ora cambia tutto. Il presidente del Consiglio scende in campo. Dice di essere pronto a proseguire la sua azione di governo. Anche perché l’esperienza del suo esecutivo è tutt’altro che fallimentare. «Si può considerare il mio strano governo come un esperimento – le parole di Monti a New York – Un governo tecnico che cerca di mettere insieme diversi partiti per cercare di tenere sotto controllo la situazione finanziaria. È presto per dire che non ce l’ha fatta».

Ecco il punto. Monti non si candiderà. La sua conferma a Palazzo Chigi potrà essere riproposta solo in un quadro politico simile a quello attuale. Una grande maggioranza trasversale che, in nome delle necessità del Paese, appoggi un altro governo tecnico. Magari stavolta con la partecipazione attiva dei partiti che lo sostengono in Parlamento. Torna così d’attualità un sistema elettorale proporzionale con un premio di maggioranza minimo – attorno al 10 per cento – da assegnare al primo partito. È questa l’unica premessa per spianare la strada al Monti-bis. Un’eventualità adesso concreta, di cui Berlusconi e Bersani non potranno non tenere conto (proprio il Cavaliere è atteso alle 18 a Roma alla presentazione dell’ultimo libro di Renato Brunetta).

Chi festeggia è l’Udc di Pier Ferdinando Casini. La nuova intesa Pd-Pdl sulla legge elettorale avrebbe finito con il marginalizzare il progetto del leader centrista. Costretto ad allearsi con una delle due coalizioni per non correre il rischio di diventare irrilevante. Ora le prospettive di Casini cambiano. Un nuovo governo Monti è da sempre il suo obiettivo. Tanto da aver sostenuto pubblicamente un secondo mandato del Professore anche quando lo stesso Monti assicurava di non essere disposto a rimanere al governo. Una vittoria per l’ex presidente della Camera, non c’è dubbio. Non a caso in via dei Due Macelli stanno organizzando in fretta e furia una conferenza stampa per le 18.

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