Non solo Polverini. Ecco la casta invisibile delle Regioni

Non solo Polverini. Ecco la casta invisibile delle Regioni

C’è la Regione che paga mezzo milione di euro l’anno per garantire lezioni di informatica agli ex consiglieri regionali. E quella che sborsa decine di migliaia di euro per assumere un team di esperti con il compito di guardare la televisione per una settimana. In alcuni Consigli regionali gli eletti sono forniti di telepass autostradali e parcheggi gratuiti, in altri di cellulari, iPad e bonus “frigobar”. Il tutto, sempre, accompagnato da centinaia e centinaia di auto blu.

Ecco il mondo segreto delle Regioni italiane. I costi, gli sprechi e i privilegi della «Casta invisibile». Li racconta un libro di Pierfrancesco De Robertis, presentato oggi nella sede romana dei Radicali. Un’inchiesta che svela situazioni imbarazzanti, spesso inedite. E aiuta a superare uno stereotipo fin troppo diffuso. In Italia non c’è alcuna differenza tra Nord e Sud: quando si parla di scandali il Belpaese si scopre una nazione unita. La Casta è casta, da Bolzano a Palermo. Senza eccezioni di latitudini e colori politici.

«Un problema diffuso» stando alle parole di Emma Bonino, avversaria di Renata Polverini alle ultime regionali del Lazio. «Con poche eccezioni». E la questione settentrionale? «La vicenda Formigoni in Lombardia – dice la senatrice radicale – fa piazza pulita dello stereotipo del Nord virtuoso». Nel complesso emerge uno scenario desolante. «Le Regioni – racconta l’autore – oggi rappresentano uno dei problemi veri della nostra Italia. Uno Stato nello Stato. Venti repubbliche autonome nei cui confronti l’amministrazione centrale ha poche possibilità di fare controlli»

I numeri sono impressionanti. I Consigli regionali costano alla collettività circa un miliardo di euro (un miliardo e novantacinque milioni stando ai bilanci consuntivi del 2010). Neppure la tanto discussa Camera dei deputati arriva a tanto: nello stesso periodo la spesa di Montecitorio non ha superato il miliardo. Si va dai 175 milioni della Sicilia agli 11 del Molise. Dove finiscono tutti questi soldi? «La fantasia dei politici – si legge – quando si tratta di sperpero di denari pubblici non ha limiti». L’autore prende in esame il caso del Lazio. Nel 2010 la Regione di Renata Polverini ha investito quasi un milione e mezzo di euro per le spese di rappresentanza del presidente del Consiglio, 8,5 milioni per i gruppi consiliari, 3,4 milioni per il personale addetto al Consiglio. E ancora consulenze, convegni e indagini conoscitive per otto milioni di euro. La stessa cifra che ogni anno, da quattro anni, viene messa a bilancio per il «mantenimento e adeguamento della sede del Consiglio e parco auto».

Alcuni bilanci, ammette De Robertis, sono particolarmente divertenti. È il caso della Regione Sicilia (il cui costo equivale a quello di Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Liguria e Marche. Messe insieme). Si scopre così che all’Ars 80mila euro vengono investiti per «la celebrazione dell’anniversario della prima seduta dell’assemblea siciliana». 750mila l’anno finiscono invece per coprire i costi di «attività istituzionali, relazioni esterne, cerimoniale e rappresentanza». A cui contribuiscono – sotto la medesima voce «rappresentanza istituzionale e cerimoniale» – altri 342mila euro l’anno del presidente. Difficile spiegare, poi, i 480mila euro stanziati ogni anno per il «corrispettivo alla Fondazione Federico II per la diffusione dell’attività istituzionale e la promozione dei beni monumentali». Come se non ci fossero già assessori e assessorati chiamati a svolgere lo stesso compito. Manca nel bilancio 2012 – presente però fino all’anno precedente – la spesa più curiosa. Circa 500mila euro destinati a finanziare «la partecipazione dei deputati cessati dalla carica a corsi di lingua straniera, informatica, e in generale a titolo di aggiornamento culturale».

Una casta nella casta, spiega l’autore del libro. Numerosa quanto quella dei parlamentari. Anzi, persino un po’ di più. I consiglieri regionali sparsi nel Paese sono 1.113 (945 deputati e senatori). A cui vanno aggiunti 88 assessori esterni. In alcuni casi anche i benefit dei consiglieri regionali riescono a superare quelli previsti per i parlamentari. De Robertis mette a confronto la “diaria”. L’assegno mensile destinato agli eletti per far fronte alle spese di vitto e alloggio nella città dove ha sede l’assemblea. I deputati se la cavano con 3.500 euro al mese. A diversi colleghi sul territorio va molto meglio. Il Molise, si legge, «riconosce ai suoi eletti una diaria minima di ben 4.558 euro netti al mese, esentasse, oltre lo stipendio». E poi tanti vantaggi. Le Marche agevolano il lavoro dei propri consiglieri regionali mettendo a disposizione di ognuno il telepass gratuito e il permesso di parcheggiare gratuitamente nel centro di Ancona. In Campania oltre a telepass, computer e iPad qualcuno si è visto riconoscere persino il bonus frigobar.

Consiglieri regionali, ma non solo. Diversi fondi vengono destinati ai dipendenti delle assemblee. Qui torna di nuovo utile l’esempio dell’assemblea siciliana. I 250 dipendenti palermitani possono contare su uno stipendio di tutto rispetto (recentemente decurtato del 15 per cento). Si comincia a inizio carriera con una retribuzione di 5.488 euro lordi al mese, «che dopo 24 anni di servizio lievitano (sempre al lordo) a 9.527». Qualche incarico, e lo stipendio sale ancora. Un segretario generale, ad esempio, arriva a prendere 13.145 euro.

Posizione invidiabile anche per i consulenti. Esperti chiamati a offrire le proprie competenze, spesso a fronte di cospicui pagamenti. Alcune vicende sono particolari. Nel 2010 la Regione Piemonte ha finanziato con 30mila euro un progetto dell’Università di Torino per studiare nuovi format televisivi adatti ai minori. Compito del team: guardare per una settimana i canali televisivi locali e monitorare la programmazione. E poi c’è la Lombardia, che spende 70mila euro per «l’architetto Fabio Massimo Saldini, che al Pirellone dovrà occuparsi di moda e design». Altri 70mila vanno invece al delegato per la promozione delle aree montane. Diverse migliaia di euro (20 per la Lombardia, di più per l’Umbria) servono per pagare esperti in grado di monitorare il rispetto della par condicio in tv durante i periodi pre-elettorali. E se il Friuli spende 10mila euro per salvare le biblioteche nel deserto della Mauritania, in Liguria è stata affrontata la stessa spesa per «uno studio su un mezzo idoneo a meccanizzare alcune fasi produttive dell’aglio di Vessalico».

E poi ci sono loro. Le odiate autoblu. Fino a pochi mesi fa, stando ai dati pubblicati dal sito del Formez, si parlava di 2.212 vetture. Di cui 2096 alle giunte e 116 ai consigli. La Regione più virtuosa è l’Emilia Romagna, l’unica assemblea senza neppure un mezzo. Quella meno attenta il Veneto. La cui giunta può contare su 307 vetture di rappresentanza. Menzione d’onore per la Valle d’Aosta. Otto membri di Giunta e 154 autoblu (a fronte delle 96 lombarde e 76 laziali). 

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