Riparare un guasto con uno spazzolino da denti: anche gli astronauti improvvisano

Riparare un guasto con uno spazzolino da denti: anche gli astronauti improvvisano

«Improvvisare è meraviglioso. Ma il fatto è che non si può improvvisare se non sai esattamente cosa stai facendo», diceva qualche anno fa Christopher Walken. Dalla recitazione alla vita reale, la frase dell’attore americano può essere applicata in tantissimi campi dell’esperienza umana: da ieri, tra di essi c’è anche l’astronautica. É proprio l’improvvisazione, infatti, ad avere salvato dal fallimento (e da possibili conseguenze anche gravi) la missione di Sunita Williams e Akihiko Hoshide sulla Stazione Spaziale Internazionale, piattaforma orbitante vicino alla Terra dedicata espressamente alla ricerca scientifica.

E i due astronauti, arrivati a maggio come componenti dell’Expedition 32, hanno applicato alla perfezione la frase di Walken: improvvisare sì, ma sapendo benissimo che cosa fare. Ecco il quadro, dunque: una settimana fa, tre moduli fotovoltaici dell’impianto elettrico posizionato sulla superficie esterna della stazione spaziale hanno smesso di generare energia. Come sempre, a bordo di una missione, un nuovo modulo di potenza era pronto per sostituire quello malandato. Un’operazione già di per sé non facile, resa ancora più complicata a causa di un bullone bloccato da alcune schegge metalliche. Così, dopo 8 ore e 17 minuti – la terza attività extraveicolare più lunga nella storia della Nasa – Williams e Hoshide sono dovuti rientrare a bordo, senza essere riusciti a rimpiazzare l’apparecchiatura difettosa.

In quel momento, la situazione si stava facendo difficile: la Stazione era a corto di energia da alcuni giorni, al punto che l’equipaggio aveva dovuto spegnere alcune apparecchiature elettroniche presenti, tra cui il tapis roulant utilizzato per l’allenamento quotidiano ed le meno indispensabili tra le attrezzature scientifiche. L’unica fonte di alimentazione funzionante rimanevano i pannelli solari, ma dell’energia immagazzinata fino a quel momento restava a disposizione soltanto il 75%. Con i tempi sempre più ristretti, dunque, l’americana ed il giapponese si sono trovati costretti a improvvisare, ad affidarsi alle proprie intuizioni. Ecco quindi l’idea: perché non rimuovere le schegge metalliche che “ostruiscono” il bullone con uno spazzolino da denti? Dopo aver fissato lo strumento ad una piccola impugnatura metallica, i due sono usciti nuovamente all’esterno.

Grazie al (ben poco avveniristico) strumento di fortuna, stavolta, gli astronauti sono riusciti a liberare il bullone bloccato, svitando il modulo difettoso e sostituendolo con quello nuovo. «Vedo un sacco di metallo staccarsi», ha annunciato entusiasta Hoshide, cui ha risposto, da Houston, il coordinatore Jack Fisher: «Ragazzi, sembra proprio che ce l’abbiate fatta!». Pochi minuti dopo, la ISS era alimentata nuovamente dal pieno di energia. Incredibile: una stazione spaziale da 100 miliardi di dollari salvata da uno spazzolino da tre dollari. Per di più, nessuno ha dovuto sacrificare la propria igiene orale per la causa: lo spazzolino utilizzato per la riparazione, ha specificato la Nasa, era tra quelli di scorta.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter