Più fondi, più facilitazioni e meno scartoffie per chi fa innovazione. È questo il centro del Rapporto startup Restart, Italia (clicca qui per scaricarlo) che il superministro Corrado Passera presenta oggi nella sede dell’incubatore H-Farm a Roncade, vicino a Venezia. Il fulcro di tutto il documento è l’attenzione alle startup come catalizzatore di una nuova primavera economica di tutta l’industria italiana.
Il documento, che a breve sarà online sul sito del Ministero, è diviso in cinque capitoli tematici (Lancio, Crescita, Maturità, Consapevolezza e Territori). Il suo contenuto è il frutto del lavoro di una task-force di 12 saggi dell’innovazione scelti da Passera la scorsa primavera e gli uffici del Ministero sono già al lavoro per recepirne le raccomandazioni nella prossima misura per lo sviluppo, il cosiddetto decreto Passera 2. I contenuti del rapporto startup si annunciano perciò come il fulcro della discussione delle prossime settimane su come rilanciare la crescita e l’ innovazione in Italia. Se tutto va bene il provvedimento che ne deriverà sarà legge entro l’anno e a inizio 2013 saranno varati i meccanismi attuativi che renderanno effettive le misure. Tra queste c’è il raddoppio del mercato italiano del venture capital che oggi si attesta intorno ai 70 milioni di euro secondo le stime Aifi e un aumento del 100% del parco delle startup ad alto contenuto di innovazione, oggi stimate intorno a 2.500 in Italia. «Nel rapporto e nel pacchetto di misure che da esso sta prendendo forma non c’è nulla in termini di sussidi» avverte Alessandro Fusacchia che presso il Ministero ha coordinato il lavoro della task force, «si parla piuttosto di incentivi per stimolare la competitività e favorire gli investimenti privati».
Il primo capitolo, Lancio, definisce le startup come aziende innovative di nuova costituzione (non più di 48 mesi), con un forte capitale umano in possesso di dottorati di ricerca e con un chiaro controllo. In parole povere: niente scatole cinesi create come spin-off di grandi aziende, ma un pacchetto innovazione in omaggio alle cosiddette iSrl di nuova costituzione che verranno accompagnate nei primi passi con tutor e misure ad hoc. Il Ministero ha anche allo studio una serie di indicatori per misurare la componente di innovazione tecnologica in maniera più sofisticata rispetto all’investimento in ricerca e sviluppo che si usa tradizionalmente. «È un approccio inedito in Italia» osserva Fusacchia, «e che mira anche a creare un mercato del lavoro per chi possiede un PhD».
Il secondo capitolo, Crescita, inquadra l’azione che dovrà compiere il già esistente Fondo italiano per gli investimenti, nel quadro delle migliori pratiche internazionali, con molta attenzione alla promozione degli investimenti privati. Il terzo, Maturità, è dedicato a uno dei punti più difficili del mercato italiano: l’exit degli investitori, e semplifica anche le procedure di fallimento. «La quarta parte, Consapevolezza, è la più bella» sottolinea Fusacchia «perché guarda a come la scuola e le università possono collegarsi al sistema dell’innovazione». Il titolo vuole infatti richiamare la consapevolezza di tutti sull’ importanza dell’innovazione, all’interno della pubblica amministrazione, ma anche nella società civile.
Nelle ultime pagine, Territori, si immagina una mobilitazione degli enti locali per attrarre e promuovere investimenti in nuove aziende innovative. È forse il punto più ambizioso perché si immagina di innescare un processo di competizione tra i luoghi dove già si fa innovazione e che vogliano diventare delle Silicon Valley italiane (non solo dedicate all’It) e con forti investimenti privati. «A tutto questo si accompagnano una serie di strumenti per misurare l’impatto delle misure» ricorda Fusacchia, «perché di fatto questo è un esperimento sul campo di cosa può funzionare per l’Italia e vogliamo avere una valutazione dell’efficacia della policy, non semplicemente di come sono scritti i decreti».